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Assegno Unico Figlio 2023: dubbi e risposte

L’Assegno Unico Figlio è un sussidio introdotto qualche anno fa per fornire un sostegno alle famiglie con figli a carico. Questo sussidio unifica gli assegni familiari, e sostituisce il Bonus Bebè, il Bonus Nido e il Bonus Asilo Nido.
Ma ancora oggi permane qualche dubbio sull’Assegno Unico Figlio. Le famiglie italiane, soprattutto all’inizio dell’anno, si chiedono se debbano rifare la domanda ogni anno. Questo dubbio probabilmente è dovuto a due fattori principali. Il primo risiede nel fatto che l’Inps nel mese di marzo ha pagato gli arretrati dell’Assegno Unico di gennaio, e quindi pochi giorni fa diverse famiglie si sono viste accreditare una piccola parte di denaro (da 8 euro circa in su). Questo a molti ha fatto pensare che si fosse esaurito il bonus, e che quindi fosse necessario rifare la domanda. In realtà l’Inps ha semplicemente erogato gli arretrati che non ha pagato a gennaio 2023.

La domanda si rinnova automaticamente

Il secondo motivo riguarda una mail inviata dall’Inps. L’altro fattore che potrebbe aver scatenato alcuni dubbi è appunto l’email inviata in questi giorni dall’Inps dal titolo ‘INPS Servizi Proattivi‘, che altro non è se non la possibilità di ricevere notifiche dall’Istituto di previdenza per futuri bonus e agevolazioni. In ogni caso, è davvero necessario rifare la domanda nel 2023? La risposta è no: se si ha inoltrato la domanda per l’Assegno Unico nel 2022 non è necessario rifarla nel 2023, poiché si rinnova automaticamente. Ma per chi non avesse ancora fatto richiesta, la domanda per l’Assegno Unico Figlio può essere effettuata tramite il sito web dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale. 

A chi spetta il contributo?

Per effettuare la domanda è necessario accedere all’area riservata del sito, selezionare l’opzione ‘Assegno Unico Figlio’ e compilare il modulo online. È possibile presentare la domanda anche tramite l’Inps Contact Center, al numero verde 803.164, o tramite il patronato. L’Assegno Unico Figlio spetta a tutte le famiglie con figli a carico di età compresa tra 0 e 21 anni. Il sussidio viene erogato in base al reddito familiare e alla composizione del nucleo familiare. In particolare, l’assegno viene erogato alle famiglie in base al reddito ISEE. Ma se non si presenta l’ISEE si avrà diritto automaticamente all’importo minimo dell’assegno, ovvero pari 50 euro al mese per figlio.

ISEE: bisogna inviarlo nuovamente?

A partire dal 2023, sono previste alcune novità per l’Assegno Unico Figlio. In particolare, il sussidio verrà aumentato e saranno erogati gli arretrati per il periodo dal 1° gennaio 2021 al 31 dicembre 2022.
L’aumento dell’Assegno Unico Figlio è stato inserito nella Legge di Bilancio 2022, ed è destinato a fornire un ulteriore sostegno alle famiglie italiane. Coloro che hanno già fatto la domanda per l’Assegno Unico Figlio nel 2022 non devono fare altro se non inviare l’ISEE nuovo, ma solo se quest’ultimo è cambiato rispetto allo scorso anno. Inoltre, per i nuclei familiari che non hanno presentato l’ISEE nel 2022, l’INPS effettuerà il calcolo dell’ISEE ordinario per il 2023.

Smart working: in quattro città ha ridotto le emissioni

In Italia circolano 666 auto ogni 1000 abitanti, un dato che ci pone al secondo posto in Europa per il più alto tasso di motorizzazione dopo il Lussemburgo. Ma a quanto emerge dallo studio ENEA sull’impatto ambientale dello smart working nelle città di Roma, Torino, Bologna e Trento dal 2015 al 2018, il lavoro a distanza riduce l’emissione di sostanze inquinanti. E consente risparmi in termini di tempo, distanza percorsa e carburante. Più in particolare, permetterebbe di evitare 6 kg di emissioni di CO2 e risparmiare 85 megajoule (MJ) di carburante pro capite.

Un importante strumento di cambiamento

Ma l’analisi evidenzia anche una riduzione giornaliera di ossidi di azoto (dai 14,8g di Trento ai 7,9g di Torino), monossido di carbonio (da 38,9 g di Roma a 18,7g di Trento), PM10 (da 1,6g di Roma a 0,9g di Torino), e PM2,5 (da 1,1g di Roma e Trento a 0,6g di Torino).
“Il lavoro agile, e tutte le altre forme di lavoro a distanza, hanno dimostrato di poter essere un importante strumento di cambiamento, in grado non solo di migliorare la qualità di vita professionale e personale, ma anche di ridurre il traffico e l’inquinamento cittadino e di rivitalizzare intere aree periferiche, aggiunge Roberta Roberto, ricercatrice ENEA del Dipartimento Tecnologie energetiche e fonti rinnovabili e co-autrice dell’indagine –

In media si percorrono 35 km al giorno

Dai dati raccolti emerge che in media il campione percorre 35 km al giorno per una durata di 1 ora e 20 minuti. Roma si conferma la città più critica, con un tempo di percorrenza medio di 2 ore. Infatti, nella capitale gli spostamenti giornalieri per motivi di lavoro e studio sono circa 420mila, mentre ogni persona trascorre nel traffico 82 ore all’anno. Inoltre, per gli spostamenti extra-lavorativi nei giorni di smart working il 24,8% del campione dichiara di aver optato per modalità più sostenibili (mezzi pubblici, a piedi o bicicletta), l’8,7% ha modificato le proprie scelte in favore del mezzo privato, mentre il 66,5% non ha cambiato le proprie opzioni di mobilità.

I mezzi a motore sono ancora i preferiti

Circa la metà del campione dichiara di viaggiare esclusivamente con mezzi di trasporto privati a motore (47% in auto e 2% su due ruote), mentre il 17% viaggia esclusivamente con i mezzi pubblici e il 16% con un mix di trasporto pubblico e privato. Negli spostamenti casa-lavoro, Trento risulta la città con il maggior ricorso a mezzi privati a combustione interna (62,9%), seguita da Roma (54,4%), Bologna (44,9%) e Torino (38,2%).
“Abbiamo scelto queste quattro città per due motivi: il primo riguarda le loro peculiarità legate al territorio e al profilo storico – sottolinea Bruna Felici, ricercatrice ENEA dell’Unità Studi, Analisi e Valutazioni – il secondo, e anche il più pratico, risiede nell’alto numero di risposte al questionario che abbiamo ricevuto dai dipendenti pubblici di queste quattro città, che in media lavorano da casa 2 giorni a settimana”. 

Gli adolescenti italiani dopo la pandemia

Gli adolescenti italiani si sentono supportati da amici e compagni di classe, si fidano degli insegnanti, ma sono spesso stressati dagli impegni scolastici. Un adolescente su due avverte un impatto positivo della pandemia sui rapporti familiari e due su cinque sul rendimento scolastico, seppure salute mentale e la propria vita in generale ne abbiano risentito negativamente. Sono alcune evidenze emerse dalla VI rilevazione 2022 del Sistema di Sorveglianza HBSC Italia (Health Behaviour in School-Aged Children – Comportamenti collegati alla salute dei ragazzi in età scolare), coordinato dall’ISS insieme alle università di Torino, Padova e Siena, con il supporto del Ministero della Salute, la collaborazione del Ministero dell’Istruzione e del Merito, Regioni e Aziende Sanitarie Locali.

Meno attività fisica più social media

Secondo lo studio, abitudini alimentari e stili di vita possono migliorare. Il consumo quotidiano della prima colazione diminuisce al crescere dell’età, specie tra le ragazze, e meno di un giovane su 10 svolge attività fisica tutti i giorni. Quasi tutti si relazionano tra loro attraverso i social media, un fenomeno in crescita, ma non esente da criticità. Il 17% delle ragazze (che arrivano al 20% tra le 15enni, quindi una su cinque) e il 10% dei ragazzi ne fanno un uso problematico, con conseguenze negative sul loro benessere fisico e psicologico.

Aumenta l’uso di alcol e la propensione al gioco d’azzardo

Permangono comportamenti a rischio, quali l’assunzione di alcol, in aumento tra le ragazze (una su cinque tra le 15enni si è ubriacata almeno due volte nella vita), l’abitudine al fumo di sigaretta, che vede ancora prevalere le ragazze (29% vs 20% dei ragazzi di 15 anni), e la propensione al gioco d’azzardo, che invece è un fenomeno prettamente maschile: il 47,2% dei ragazzi e il 21,5% delle ragazze 15enni hanno scommesso o giocato del denaro almeno una volta nella vita. 

Scuola, bullismo e cyberbullismo

La maggioranza degli adolescenti non ama la scuola. Solo il 13% dei ragazzi, con proporzioni leggermente maggiori per le ragazze e per i più piccoli, dichiara di apprezzare la scuola. Percentuale che scende drammaticamente al 6% tra i 15enni. Di contro, circa la metà degli 11enni si sente molto stressato dagli impegni scolastici, per crescere al 60% e al 78% rispettivamente nei ragazzi e nelle ragazze di 15 anni. Nei comportamenti relazionali più critici, invece, il bullismo sembra mantenere le sue peculiarità senza importanti variazioni. La sua occorrenza si colloca intorno al 15% complessivamente e decresce con l’aumentare dell’età, con proporzioni del 19% tra gli undicenni, il 16% nei tredicenni e poco più del 9% tra i 15enni. Analoghe proporzioni si osservano per il cyberbullismo, più frequente nelle ragazze (17% contro 13%) e nelle età più giovani: 19% a 11 anni, 16% a tredici e 10% a 15 anni.

Logistica Healthcare: nel 2022 cresce del +7,9%

Nel 2022 in Italia cresce del +7,9% il numero delle spedizioni del settore Healthcare, +8,1% i colli spediti, e +10,8% il peso complessivamente movimentato. La spesa logistica complessiva degli ospedali italiani nel 2022 ammonta a 650 milioni di euro, e in 10 anni l’outsourcing della logistica ospedaliera è triplicato, passando dal 4% del 2012 al 12% dello scorso anno. È quanto emerge dall’indagine sulla Logistica nel settore Healthcare, realizzata dell’Osservatorio Contract Logistics ‘Gino Marchet della School of Management del Politecnico di Milano, in collaborazione con Consorzio Dafne. 

Aumentano i volumi diretti alle farmacie, ma è il canale ospedaliero il più servito

Nel 2022 si registra poi anche una crescita dei volumi diretti alle farmacie, che assorbono il 30% dei colli totali, in crescita del 6%. Ma il canale maggiormente servito si conferma essere quello ospedaliero (47%). La Lombardia si conferma il punto di origine per due terzi dei flussi. Le prime cinque regioni per assorbimento restano Lombardia, Lazio, Campania, Toscana e Veneto.
Sul fronte delle temperature, si arresta la crescita dei volumi gestiti a temperature più stringenti, dal 3% del 2021 all’1% del 2022 per le merci sottozero, 14% per i volumi dai 2 agli 8 gradi (-1%), mentre crescono quelli sotto i 25°, passati dal 78% del 2021 all’81% del 2022.

Outsourcing: la spesa triplica in 10 anni  

Negli ultimi 10 anni cresce sensibilmente anche la quota di spesa legata all’acquisto in outsourcing di servizi e attività di Logistica ospedaliera. Nel 2022 la spesa complessiva per la logistica delle 1045 strutture ospedaliere censite, pubbliche e private, è stimata pari a 650 milioni di euro. La quota assegnata in outsourcing è stimata attorno al 12%, mentre nel 2012 ammontava al 4%.  Dal 2009 al 2022 sono stati mappati 219 contratti stipulati con strutture sanitarie pubbliche per l’acquisto in outsourcing di servizi e attività di Logistica ospedaliera, per un valore complessivo di 585 milioni di euro.

“L’uscita dalla pandemia non ha comportato una diminuzione dei flussi “

“Il settore della Logistica si conferma centrale nell’ambito dell’Healthcare – afferma Damiano Frosi, Direttore dell’Osservatorio Contract Logistics -. L’uscita dalla pandemia non ha comportato una diminuzione dei flussi, anzi. Nel 2022 sono aumentati numero delle spedizioni, numero dei colli e peso dei volumi movimentati. Con un forte aumento delle farmacie, come terminale delle consegne. Queste dinamiche hanno portato le aziende del settore a riflettere maggiormente sulla sostenibilità, in particolare in riferimento all’impatto ambientale della Logistica”.

Metaverso: ancora non c’è, ma esistono già 141 mondi virtuali

Il Metaverso è un ecosistema immersivo, composto da mondi virtuali interconnessi tra loro in cui le persone possono socializzare, lavorare, effettuare transazioni, giocare e creare, accedendo tramite strumenti di realtà estesa. Ma se sono già 141 i mondi virtuali esistenti, popolati dagli avatar di centinaia di milioni di persone, con regole, funzionalità e modelli di business differenti, il vero Metaverso ancora non esiste, perché non è ancora possibile l’interconnessione tra i diversi mondi virtuali. In ogni caso, i mondi virtuali per costituire il Metaverso devono avere 8 caratteristiche: persistente, accessibile da tutti, immersivo, modulabile, interoperabile, transazionale, consentire il possesso di asset e la rappresentazione tramite avatar. Lo rivela il nuovo Osservatorio Realtà Aumentata e Metaverso della School of Management del Politecnico di Milano.

Solo il 44% è già Metaverse Ready

Dei 141 mondi virtuali esistenti solo il 44% (62 piattaforme) è già Metaverse Ready. Ovvero, liberamente accessibile da chiunque, persistente, economicamente attivo, dotato di grafica 3D, con componenti di interoperabilità che permetterebbero di utilizzare gli asset digitali in maniera cross-platform. Il 33% dei mondi è Open World, spazi virtuali aperti che raccolgono progetti appartenenti a ogni area di interesse, prestandosi a un utilizzo da parte delle imprese o a finalità sociali, ma senza elementi in grado di supportare l’interoperabilità. Il 19% è Focused World, mondi virtuali settoriali i cui progetti sono focalizzati su una particolare area di interesse, e ci sono poi i Showrooming World (4%), vetrine virtuali destinati solo all’esposizione, senza la possibilità di creazione da parte dell’utente e senza la presenza di un’economia interna. 

I progetti delle aziende

Le aziende stanno testando l’ingresso in mondi virtuali. Sono stati censiti 308 progetti realizzati da 220 aziende. La maggioranza riguarda i settori Retail (30%), Entertainment (30%) e IT (17%), ma si trova anche un 9% di progetti Finance and Insurtech e il 5% Food&Beverage. La maggior parte propone servizi per intrattenere la Community dei brand e attirare nuovi target, per aumentare la visibilità o fornire ai consumatori un nuovo touchpoint per l’acquisto di prodotti. Si affacciano anche progetti di Back-End, veri e propri uffici o attività HR, come colloqui e formazione.

In futuro potrà supportare processi industriali 

In futuro il Metaverso potrà supportare processi industriali, tramite la simulazione delle attività e della progettazione dei prodotti e la possibilità di cooperare e interagire a distanza. La maggior parte dei progetti sviluppati nel Metaverso (85%) è realizzato in modo da essere persistente nel tempo, mentre il 15% di progetti non persistenti è costituito principalmente da eventi. Il 69% dei progetti censiti è stato sviluppato su una piattaforma Metaverse Ready, il 20% su Open World. Nella grande maggioranza dei casi (82%) è prevista un’interazione tra l’utente e il brand solo nel mondo virtuale, mentre nel 18% è previsto anche un collegamento con il mondo fisico, soprattutto tramite sconti ottenibili nel punto vendita, accessi esclusivi a beni o servizi reali, premi per le sfide.

Energie rinnovabili e italiani: a che punto è l’informazione al riguardo?

Gli italiani hanno non solo consapevolezza della valenza delle energie rinnovabili, ma nutrono nei loro confronti anche una grande fiducia. A dirlo è una recente ricerca di mercato, condotta da Ipsos per ANTER – Associazione Nazionale Tutela Energie Rinnovabili. Dall’analisi emerge come guerra e salute siano in questo momento la fonte di maggiore preoccupazione per gli italiani, in particolare per il loro impatto sul costo della vita e dell’energia, mettendo in secondo piano le preoccupazioni per i cambiamenti climatici: per il 46% dei nostri concittadini il problema più serio che dovranno affrontare nei prossimi mesi è il caro energia.

Quali sono le energie rinnovabili?

Le fonti di energia rinnovabile sono forme di energia che rispettano le risorse provenienti dal mondo naturale e che hanno la capacità di rigenerarsi a fine ciclo, per cui non inquinano e non si esauriscono. Tra le principali fonti di energia rinnovabile rientrano l’energia solare, l’energia eolica, l’energia geotermica, l’energia da biomasse, l’energia idroelettrica e l’energia marina. 
Inoltre, nel corso degli ultimi anni, le energie rinnovabili si stanno sempre più affermando come energia del futuro, pulita ed economica, trovando numerosi impieghi tra i quali: la produzione di energia elettrica, il riscaldamento e la climatizzazione degli ambienti e dell’acqua sanitaria, l’utilizzo nei trasporti e nel settore agricolo.

Otto italiani su 10 conoscono le rinnovabili

Otto italiani su 10 conoscono le energie rinnovabili e sono abbastanza informati: il 13% le identifica tutte con precisione (percentuale che è quasi doppia rispetto al gennaio 2021, quando era solo il 7%); la maggior parte – il 77% – ne identifica una buona parte, solo il 10% fa molta confusione tra fonti rinnovabili e non rinnovabili. Le energie rinnovabili sono generalmente considerate positivamente dagli italiani: per il 48% sono il futuro, e il 44% le guarda con attenzione; questo forte consenso è anche legato alla diffusa convinzione che, se maggiormente presenti, potrebbero calmierare il costo dell’energia (47%), o quantomeno ridurne la crescita (40%). Tra l’altro, i nostri connazionali hanno notato un maggior interessa da parte della politica verso queste tematiche: il 56% degli italiani ha notato un più concreto impegno da parte del mondo istituzionale nel dare una spinta all’energia rinnovabile, mentre solo l’11% ritiene che si sia in realtà ridotto.

Cresce l’interesse per l’autoproduzione

La possibilità di autoproduzione di energia interessa molto in questo momento gli italiani: per 3 su 4 potrebbe cambiare davvero in positivo il proprio stile di vita e anche il bilancio familiare. Ancora pochi però sanno davvero cosa fare: solo il 9% conosce gli eco-incentivi (dato in crescita di 2 punti percentuali rispetto al gennaio 2021), il 37% ritiene che saprebbe come trovare le informazioni rilevanti, il 37% dichiara di averne una conoscenza scarsa. Gli altri non ne hanno mai sentito parlare.

Bonus casa: le proroghe e le scadenze

Sono tante le novità sui numerosi bonus dedicati alle abitazioni attualmente in vigore. Facile.it ne ha messo in evidenza le rispettive scadenze previste dal decreto Aiuti quater, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 18 novembre.
Per il Superbonus 110%, ad esempio, se inizialmente si prevedeva una detrazione del 110% delle spese sostenute, nel 2023 l’agevolazione per i condomìni passa al 90%, e scenderà al 70% nel 2024 e al 65% nel 2025. La nuova norma, però, non impatta sui cantieri già avviati, per i quali l’aliquota rimarrà al 110%, mentre per le case indipendenti è stata prorogata fino al 31 marzo 2023, anche per chi entro il 30 settembre scorso ha completato il 30% degli interventi.

Ristrutturazione, sisma ed Ecobonus in vigore fino al 2024

Il bonus ristrutturazione, che prevede una detrazione del 50% su un limite massimo di spesa fino a 96.000 euro, resterà in vigore fino al 2024. In seguito, tornerà all’aliquota originale (36% su un massimo di spesa di 48.000 euro). Anche il sisma bonus (detrazione fino all’85% dell’esborso sostenuto, con un limite massimo di spesa pari a 96.000 euro), resterà in vigore fino al 31 dicembre 2024. Dopo, la percentuale dovrebbe tornare al valore originale, pari al 36% per un importo massimo di spesa ammesso 48.000 euro.
Lo stesso per l’Ecobonus, che resterà in vigore con la detrazione fino al 65% fino al 2024. Dopo questa data la percentuale passerà al 36% su un massimo di spesa di 48.000 euro per unità immobiliare.

Detrazioni bonus mobili, acqua potabile e bonus verde

Per l’acquisto di mobili o elettrodomestici ad alta efficienza energetica fino alla fine del 2022 la detrazione resterà al 50% su acquisti fino a 10.000 euro, mentre per gli anni 2023-2024 il massimale di spesa scenderà a 5.000 euro.
Per il bonus acqua potabile, che spetta a chi acquista sistemi per migliorare la qualità dell’acqua erogata da acquedotto per consumo domestico, il credito di imposta in vigore fino al 31 dicembre 2023 è pari al 50% del costo di intervento, su un massimale di 1.000 euro per le persone fisiche. Il bonus verde, invece, prevede una detrazione del 36% fino alla fine del 2024. per un ammontare complessivo non superiore a 5.000 euro.

Bonus facciate e Prima casa Under 36 scadono nel 2022

Per il bonus facciate, in scadenza a dicembre 2022, la detrazione per l’anno in corso è del 60%, e spetta esclusivamente per gli interventi realizzati sulle strutture opache della facciata, balconi o ornamenti e fregi, compresi quelli di sola pulitura o tinteggiatura esterna. Per i giovani con meno di 36 anni alle prese con l’acquisto della prima casa le agevolazioni sono ottenibili solo fino alle fine del 2022, e solo per chi ha un Isee non superiore a 40mila euro annui.

Prima colazione: a casa è sana, conveniente e irrinunciabile

La prima colazione è un’abitudine non solo salutare e piacevole, ma anche conveniente, che andrebbe adottata fin dalla tenera età. E se gli esperti ribadiscono l’importanza della prima colazione per cominciare bene la giornata, secondo i dati dell’Osservatorio Doxa-Unionfood nell’ultimo biennio un italiano su 3 ha riscoperto il valore della prima colazione in famiglia (o con il partner) e il 28% ha dedicato più tempo al primo pasto della giornata. Si tratta di un rituale a cui gli italiani sembrano voler mantenere fede anche nel post-pandemia. Il 29% dichiara infatti di voler continuare a condividere il momento della colazione con i propri affetti, ogni giorno, tra le mura domestiche.

Scoprire il bello della lentezza e della condivisione

Secondo i dati della ricerca inoltre, 9 italiani su 10 (il 96%), durante la pandemia non hanno mai saltato la colazione. Non solo: i risultati dello studio confermano che durante il lockdown molti hanno cambiato il loro approccio al primo pasto della giornata, scoprendo il bello della lentezza e della condivisione. Per iniziare bene la giornata, infatti, la prima cosa da fare al mattino è la colazione, sempre e comunque, e adattandola all’età, alle stagioni, alle diverse esigenze nutrizionali. È un imperativo su cui gli esperti non nutrono alcun dubbio: consumare il primo pasto della giornata al risveglio, prendendosi tutto il tempo necessario, è il modo migliore per assumere i nutrienti necessari per sentirsi in piena forma e dare il via al susseguirsi degli impegni quotidiani.

Non esistono controindicazioni, ma solo benefici 

Fare colazione è una sana abitudine per tutti. Non esistono controindicazioni per questo pasto, ma solo benefici. La colazione, infatti, è molto più di un semplice pasto, è l’occasione ideale per sperimentare nuovi cibi, è un momento per riappropriarsi del tempo per sé stessi prima di essere fagocitati dagli impegni giornalieri. Ed è anche un rito sociale, per confrontarsi ed entrare in connessione con gli altri membri della famiglia.
Inoltre, poter spaziare ogni giorno fra diversi tipi di alimenti e bevande da portare in tavola è un altro importante beneficio del fare colazione a casa. 

Un modo per ridurre lo spreco alimentare

Oltre ai numerosi vantaggi per la salute ed il benessere familiare, la colazione ‘a casa’ ha anche altri benefici. L’acquisto di confezioni familiari, sicuramente più accessibili per i consumatori, come ad esempio, i maxi formati di biscotti, fette biscottate o cereali, consente di suddividere le porzioni tra i vari commensali. Fare colazione a casa contribuisce, quindi, anche a ridurre gli sprechi. La possibilità di condividere i cibi o consumare ciò che non ha mangiato l’altro commensale è sicuramente un modo utile per ridurre lo spreco alimentare, che purtroppo fuori casa è molto più difficile contrastare.

Italiani più pessimisti sul futuro: quanto conta il risparmio?

Tornano i venti del pessimismo tra i cittadini italiani, a seguito anche dell’aggravarsi dello scenario internazionale per la guerra in Ucraina. La fiducia per il clima economico in Italia, che aveva registrato un effetto “rimbalzo” nel corso dello scorso anno, è tornato a livelli analoghi al 2020. Lo rivela lo studio Acri-Ipsos “Gli italiani e il risparmio”, che mette in luce una crescente difficoltà economica per molte famiglie, accompagnata da una più marcata insoddisfazione: a fronte di un 6% che si dichiara molto soddisfatto per la situazione economica, il 17% ritiene di non esserlo affatto, dato in crescita di ben 6 punti percentuali nel 2021. Guardando al futuro, le previsioni sull’andamento dell’economia personale, locale, nazionale, fino ad arrivare a quella europea e mondiale, portano gli italiani da un marcato ottimismo dello scorso anno (+20 il saldo tra ottimisti pari al 50% e pessimisti pari al 30%) ad un profondo pessimismo dell’anno in corso (-32, 26% ottimisti e 58% pessimisti). E questo si riverbera sulla percezione, di oltre un terzo di essi, che già nei prossimi 12 mesi sarà molto più difficile risparmiare. Di base, il peggioramento delle attese è legato da una parte all’inflazione, dall’altra alle preoccupazioni per il futuro. Infatti, le famiglie colpite da una situazione lavorativa sfavorevole sono rimaste invariate e, al contempo, il tenore di vita è peggiorato per il 19% (contro un 10% del 2021), il 38% ha vissuto difficoltà, mentre coloro che hanno vissuto un miglioramento sono solo il 7%, circa la metà rispetto al 2021.

L’effetto dell’inflazione

L’inflazione sta riducendo i risparmi cumulati, perché per mantenere i consumi molti italiani hanno fatto ricorso alle proprie riserve o a prestiti. Quindi si riducono le famiglie in grado di far fronte con mezzi propri a situazioni di difficoltà: il 39% potrebbe affrontare con serenità una spesa imprevista pari a 10.000 euro, il 75% una di 1.000. La capacità di risparmio è quindi una fonte di tranquillità rispetto all’attuale situazione economia e rimane, come in passato, una priorità: più di un terzo (37%) non vive tranquillo se non mette da parte qualche risparmio, che preferisce tenere liquido, facendo giocare agli investimenti un ruolo di secondo piano. In questo contesto gli italiani fanno sempre più fatica a trovare un investimento ideale.

Il ruolo dell’Ue

In questo scenario incerto, l’Unione Europea continua ad essere vista con favore, si ha fiducia nelle azioni e nelle scelte che verranno prese (57% si fida vs 43% non si fida), quindi l’eventualità di uscire dall’UE è vista come un grave errore dal 69% degli italiani. Il PNRR è un’occasione unica che il Paese deve riuscire a sfruttare, investendo in due settori considerati cruciali: il settore energetico e quello infrastrutturale. Gli italiani avvertono sempre più l’urgenza di agire: il 50% si aspetta interventi immediati nei prossimi 6-24 mesi.

Giovani e politica: come hanno vissuto le elezioni 2022 i GenZ e i Millennials?

Qual è il rapporto dei giovani con la politica? E chi hanno votato GenZ e Millennials alle elezioni politiche dello scorso 25 settembre? Dalle analisi post-voto di Ipsos, effettuate dal team di Public Affairs, emergono evidenti differenze di atteggiamento verso la politica tra i giovanissimi fino ai 26 anni (GenZ) e i giovani adulti tra i 27 e 41 anni (Millennials). Se, ad esempio, tra i GenZ FdI ha un consenso molto limitato, tra i Millennials questo si avvicina sensibilmente al dato medio nazionale. Entrambi poi premiano poi il M5S, sovrarappresentato di diversi punti per entrambe le generazioni, così come SI/Verdi, anche se molto più tra la GenZ.

I Millennials sono i più astensionisti

Al contrario, su partiti come Lega e IV/Azione il giudizio è opposto: la Lega (e in parte Forza Italia) è più votata rispetto alla media nazionale da Millennials e meno dalla GenZ, mentre il contrario è vero per il terzo polo. Un’altra costante poi è la scarsa attrattività del PD. Il livello di astensione tra la GenZ si colloca poco sotto alla media nazionale (35%), superiore solo a quella dei Boomers (30%). Significativamente più alta l’astensione di Millennials e GenX (45% e 40%). In generale, la GenZ ha una visione più ottimista e fiduciosa, mentre i Millennials sono molto più arrabbiati e percepiscono un sentimento di esclusione sociale, che si riversa sui livelli di interesse e partecipazione.

L’ottimismo della GenZ per la democrazia

L’atteggiamento più positivo e ottimista della GenZ per la democrazia si riflette anche sulla validità del progetto europeo (messa in discussione dal 36% dei GenZ, dal 46% dei Millennials e dal 47% della GenX) e sull’interesse per la politica (su una scala da 1 a 10, il voto medio è 5,9 per la GenZ e 4,8 per i Millennials). L’unico elemento che accomuna le due generazioni e le contrappone a Boomers (nati tra 1946-1964) e Silent (1928-1945) è il tema delle ‘nuove famiglie’: entrambe rifiutano nettamente l’idea che l’unica ‘vera’ famiglia sia quella ‘tradizionale’, un’idea invece maggioritaria nella popolazione più anziana.

Un confronto con le generazioni più mature

Nel suo ottimismo, la GenZ assume un profilo di attitudini simile alle generazioni più anziane, in particolare nell’interesse verso la politica. Sono infatti GenZ, Boomers e Silent le generazioni dove questo dato raggiunge la sufficienza, mentre Millennials e GenX sono decisamente più in basso. Le fasce di età intermedie (tardi Millennials e GenX) sono le più propense all’astensione o al voto di protesta. Nel corso degli ultimi 20-30 anni si è assistito a un decadimento del dibattito pubblico e una trasformazione della politica da scontro di ideali/valori a un confronto privo di visioni e aspirazioni. La GenZ non ha vissuto questo decadimento, e rivela un minore attaccamento a partiti e ideologie.

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