Monthly Archives: Marzo 2024

La sicurezza delle donne? Una priorità sociale

La sicurezza delle donne è un imperativo categorico per raggiungere la piena parità di genere, a maggior ragione in una società che dovrebbe essere civile. Tuttavia, una recente ricerca condotta da BVA Doxa ed Europ Assistance Italia mette in luce una realtà sconcertante: nonostante l’attenzione crescente, persistono le minacce alla sicurezza personale femminile.

L’emergenza è evidente sin dalle prime risposte: otto donne su dieci considerano la sicurezza femminile estremamente importante, sia a livello individuale che sociale. Si tratta dunque di un tema che richiede quindi azioni concrete e immediate.

Cosa non va nelle attuali misure

La ricerca rivela un diffuso dissenso sulle attuali misure di protezione e sulle pene per gli atti di violenza. Circa il 70% del campione le considera inefficaci e inadeguate. La scarsa fiducia nelle istituzioni giudiziarie e politiche aggrava ulteriormente il percepito.

L’allerta resta alta 

Nonostante i passi in avanti dell’emancipazione femminile, il 59% delle intervistate non ritiene che questo abbia ridotto i rischi per la propria sicurezza. In particolare, le intervistate riconoscono una problematica nell’assenza di percorsi educativi e di sensibilizzazione sul tema. L’allerta resta molto alta, anche perchè una donna su due non si sente adeguatamente protetta nel proprio ambiente, soprattutto nelle grandi città. Determinate aree urbane e gli orari serali e notturni generano le maggiori preoccupazioni. Addirittura 4 donne su 10 non si sentono tranquille nemmeno sui mezzi pubblici, mentre circa 1/3 del campione manifesta timori anche riguardo al mondo dei social network.

L’impatto sulla vita quotidiana

Il 40% delle donne vive con la costante preoccupazione per la propria sicurezza. Un sentimento che influenza negativamente lo stile di vita e diverse abitudini. Molte ragazze si sentono costrette a evitar comportamenti considerati “rischiosi”, come frequentare determinate zone della città o interagire con gli sconosciuti.

Pochissime denunce

Il 59% delle donne ha subito almeno un episodio di violenza nella propria vita, spesso di natura psicologica o verbale. Tuttavia, solo una minoranza ha denunciato tali eventi alle autorità competenti. Questo dato mette in tragica evidenza come sia difficile, per tanti motivi, l’accesso alla giustizia. In conclusione, la ricerca evidenzia la necessità di interventi immediati e mirati per garantire la sicurezza delle donne, fondamentale per una società equa e sana.

Pagamenti digitali: 444 miliardi di transato nel 2023, +12%

Dopo il biennio 2021-2022, che ha definito un cambiamento strutturale nelle abitudini dei consumatori, la crescita dei pagamenti digitali in Italia sta tornando lentamente verso ritmi antecedenti alla crisi pandemica.
Nel 2023 il transato con strumenti di pagamento digitale ha registrato 444 miliardi di euro, un valore che include sia pagamenti basati su carte e wallet (436 miliardi di euro transati, +12% vs 2022), sia pagamenti basati su conto corrente (8 miliardi, circa +20%). 

Secondo l’Osservatorio Innovative Payments della School of Management del Politecnico di Milano, oggi quasi 8 transazioni digitali su 10 in negozio vengono effettuate in modalità ‘tap&go’ con carte fisiche contactless o dispositivi dotati di tecnologia NFC, che raggiungono un valore di transato pari a 240 miliardi.

Il Buy Now Pay Later

Sul totale dei consumi, i pagamenti digitali arrivano a costituire il 40% del valore, un’incidenza di poco inferiore a quella del contante.
A livello europeo, la crescita del nostro Paese non è ancora sufficiente per scalare posti in classifica. L’Italia rimane al 24° posto su 27 nella classifica della BCE per numero di transazioni pro capite con carta registrate nel 2022.

Un altro fenomeno in grande ascesa è il Buy Now Pay Later (BNPL). Nel 2023 nel nostro Paese il transato con questa forma di pagamento ha raggiunto 4,6 miliardi di euro, attestandosi, nella sua componente online, al 6,5% di penetrazione sul totale del mercato e-commerce nazionale.
Inoltre, il 14% degli italiani lo ha già utilizzato, principalmente per acquisti online.

Il futuro dei pagamenti digitali

Negli ultimi anni gli Alternative Payment Methods (APM), i pagamenti che non passano per i circuiti tradizionali come quelli delle carte, stanno guadagnando sempre più interesse da parte del mercato e delle Istituzioni.

Il grado di diffusione degli APM non è però omogeneo a livello globale. In Europa l’offerta di pagamenti alternativi cresce ancora in modo frammentato nei singoli Paesi. È infatti principalmente caratterizzata da servizi che riescono a ottenere buona diffusione locale, ma che si scontrano con maggiori complessità a livello internazionale.
Un’ulteriore spinta innovativa è data dallo sviluppo di nuove tecnologie, prima fra tutte l’Intelligenza artificiale, già diffusa nel mondo dei pagamenti per i processi interni. 

In Italia si affacciano le prime soluzioni Software POS

Oltre all’AI, si guarda all’evolversi del trend dell’Open API, già avviato dalla PSD2, all’Internet of Things fino alle criptovalute e la tecnologia blockchain, che grazie alla definitiva approvazione della Markets in Crypto-Asset regulation (MiCAr), vedono un interesse crescente da parte di aziende e consumatori.

Anche l’Italia vede all’orizzonte nuove tecnologie e nuovi device che influenzeranno il modo in cui si effettueranno e accetteranno pagamenti.
Nel 2023 cominciano a prendere piede le prime soluzioni Software POS. Numerosi operatori del mondo dei sistemi cassa, hanno infatti iniziato a distribuire agli esercenti questo tipo di prodotti, utilizzabili sia come strumenti stand-alone sia in affiancamento ai dispositivi POS fisici già installati.

Per il Made in Italy gli italiani pagano anche il 20% in più

Se il valore del brand Made in Italy è sempre più riconosciuto in tutto il mondo, gli italiani sono disposti a pagare qualcosa in più per avere prodotti autentici e di qualità.
Di fatto, per un prodotto Made in Italy gli italiani sono disposti a spendere anche il 20% in più.

È quanto emerge dalla ricerca condotta da Teleperformance Knowledge Services su un campione di 2mila italiani tra i 18 e 65 anni, rappresentativo della popolazione per genere e area geografica, e commissionata da Made in Italy, il progetto rivolto alla valorizzazione delle eccellenze italiane.
La ricerca è stata presentata ad Ancona nel corso del roadshow ‘Tradizione e innovazione Made in Italy – I protagonisti si raccontano’, tenuto presso la sede di Confindustria. 

Food e fashion i settori dominanti

La fase del processo produttivo ha un impatto molto forte nella connotazione del Made in Italy. Secondo l’85% degli intervistati il prodotto deve essere infatti creato da una azienda italiana in cui tutto il processo produttivo si svolga in Italia. E i settori food (78%) e fashion (69%) dominano la classifica di quelli maggiormente associati al Made in Italy.

Nelle Marche la ricerca ha evidenziato un forte interesse per l’adozione di nuove tecnologie nell’ambito della produzione e del processo produttivo. Questo dimostra un chiaro impegno nell’innovazione per mantenere e rafforzare la competitività nel mercato globale.
Inoltre, l’indagine ha messo in luce un forte legame emotivo e culturale a livello regionale con l’industria manifatturiera, con un’enfasi particolare sulla pelletteria, settore storico e di grande rilievo economico per le Marche.

Un brand che genera valore a livello nazionale

I marchigiani, però, si dicono disposti a spendere fino a un 17% in più per un prodotto Made in Italy, percentuale leggermente sotto la media nazionale, ma che dimostra comunque di dare valore ai prodotti realizzati sul territorio italiano.

“L’indagine conferma che il Made in Italy è uno stile affermato in tutto il mondo e al quale, nonostante una crescente concorrenza con cui ci si confronta sul piano del costo o della imitazione, non vogliamo rinunciare, consapevoli del suo valore in termini di qualità e creatività”, ha evidenziato Roberto Sartori, founder di Made in Italy”.
Secondo Gabriele Albani, ceo di Teleperformance Knowledge Services, la ricerca conferma come il Made in Italy sia “soprattutto generazione di valore per l’economia nazionale”.

Favorire lo scambio di idee per creare valore nel business e il sistema Paese 

L’obiettivo del roadshow, pensato da Roberto Santori, è stato quello di favorire lo scambio di idee per creare valore per il business e il sistema Paese, facendo leva sulle competenze del Made in Italy.

Il neo rettore dell’Università di Camerino, Graziano Leoni, ha concluso i lavori con una riflessione su come le aziende possono approfittare delle opportunità offerte dal PNRR per rafforzare le competenze, soprattutto in ambito di ricerca e tecnologia, e valorizzare i giovani talenti, riporta ANSAcom, in collaborazione con Challenge Network.

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