Monthly Archives: Ottobre 2022

Italiani più pessimisti sul futuro: quanto conta il risparmio?

Tornano i venti del pessimismo tra i cittadini italiani, a seguito anche dell’aggravarsi dello scenario internazionale per la guerra in Ucraina. La fiducia per il clima economico in Italia, che aveva registrato un effetto “rimbalzo” nel corso dello scorso anno, è tornato a livelli analoghi al 2020. Lo rivela lo studio Acri-Ipsos “Gli italiani e il risparmio”, che mette in luce una crescente difficoltà economica per molte famiglie, accompagnata da una più marcata insoddisfazione: a fronte di un 6% che si dichiara molto soddisfatto per la situazione economica, il 17% ritiene di non esserlo affatto, dato in crescita di ben 6 punti percentuali nel 2021. Guardando al futuro, le previsioni sull’andamento dell’economia personale, locale, nazionale, fino ad arrivare a quella europea e mondiale, portano gli italiani da un marcato ottimismo dello scorso anno (+20 il saldo tra ottimisti pari al 50% e pessimisti pari al 30%) ad un profondo pessimismo dell’anno in corso (-32, 26% ottimisti e 58% pessimisti). E questo si riverbera sulla percezione, di oltre un terzo di essi, che già nei prossimi 12 mesi sarà molto più difficile risparmiare. Di base, il peggioramento delle attese è legato da una parte all’inflazione, dall’altra alle preoccupazioni per il futuro. Infatti, le famiglie colpite da una situazione lavorativa sfavorevole sono rimaste invariate e, al contempo, il tenore di vita è peggiorato per il 19% (contro un 10% del 2021), il 38% ha vissuto difficoltà, mentre coloro che hanno vissuto un miglioramento sono solo il 7%, circa la metà rispetto al 2021.

L’effetto dell’inflazione

L’inflazione sta riducendo i risparmi cumulati, perché per mantenere i consumi molti italiani hanno fatto ricorso alle proprie riserve o a prestiti. Quindi si riducono le famiglie in grado di far fronte con mezzi propri a situazioni di difficoltà: il 39% potrebbe affrontare con serenità una spesa imprevista pari a 10.000 euro, il 75% una di 1.000. La capacità di risparmio è quindi una fonte di tranquillità rispetto all’attuale situazione economia e rimane, come in passato, una priorità: più di un terzo (37%) non vive tranquillo se non mette da parte qualche risparmio, che preferisce tenere liquido, facendo giocare agli investimenti un ruolo di secondo piano. In questo contesto gli italiani fanno sempre più fatica a trovare un investimento ideale.

Il ruolo dell’Ue

In questo scenario incerto, l’Unione Europea continua ad essere vista con favore, si ha fiducia nelle azioni e nelle scelte che verranno prese (57% si fida vs 43% non si fida), quindi l’eventualità di uscire dall’UE è vista come un grave errore dal 69% degli italiani. Il PNRR è un’occasione unica che il Paese deve riuscire a sfruttare, investendo in due settori considerati cruciali: il settore energetico e quello infrastrutturale. Gli italiani avvertono sempre più l’urgenza di agire: il 50% si aspetta interventi immediati nei prossimi 6-24 mesi.

Giovani e politica: come hanno vissuto le elezioni 2022 i GenZ e i Millennials?

Qual è il rapporto dei giovani con la politica? E chi hanno votato GenZ e Millennials alle elezioni politiche dello scorso 25 settembre? Dalle analisi post-voto di Ipsos, effettuate dal team di Public Affairs, emergono evidenti differenze di atteggiamento verso la politica tra i giovanissimi fino ai 26 anni (GenZ) e i giovani adulti tra i 27 e 41 anni (Millennials). Se, ad esempio, tra i GenZ FdI ha un consenso molto limitato, tra i Millennials questo si avvicina sensibilmente al dato medio nazionale. Entrambi poi premiano poi il M5S, sovrarappresentato di diversi punti per entrambe le generazioni, così come SI/Verdi, anche se molto più tra la GenZ.

I Millennials sono i più astensionisti

Al contrario, su partiti come Lega e IV/Azione il giudizio è opposto: la Lega (e in parte Forza Italia) è più votata rispetto alla media nazionale da Millennials e meno dalla GenZ, mentre il contrario è vero per il terzo polo. Un’altra costante poi è la scarsa attrattività del PD. Il livello di astensione tra la GenZ si colloca poco sotto alla media nazionale (35%), superiore solo a quella dei Boomers (30%). Significativamente più alta l’astensione di Millennials e GenX (45% e 40%). In generale, la GenZ ha una visione più ottimista e fiduciosa, mentre i Millennials sono molto più arrabbiati e percepiscono un sentimento di esclusione sociale, che si riversa sui livelli di interesse e partecipazione.

L’ottimismo della GenZ per la democrazia

L’atteggiamento più positivo e ottimista della GenZ per la democrazia si riflette anche sulla validità del progetto europeo (messa in discussione dal 36% dei GenZ, dal 46% dei Millennials e dal 47% della GenX) e sull’interesse per la politica (su una scala da 1 a 10, il voto medio è 5,9 per la GenZ e 4,8 per i Millennials). L’unico elemento che accomuna le due generazioni e le contrappone a Boomers (nati tra 1946-1964) e Silent (1928-1945) è il tema delle ‘nuove famiglie’: entrambe rifiutano nettamente l’idea che l’unica ‘vera’ famiglia sia quella ‘tradizionale’, un’idea invece maggioritaria nella popolazione più anziana.

Un confronto con le generazioni più mature

Nel suo ottimismo, la GenZ assume un profilo di attitudini simile alle generazioni più anziane, in particolare nell’interesse verso la politica. Sono infatti GenZ, Boomers e Silent le generazioni dove questo dato raggiunge la sufficienza, mentre Millennials e GenX sono decisamente più in basso. Le fasce di età intermedie (tardi Millennials e GenX) sono le più propense all’astensione o al voto di protesta. Nel corso degli ultimi 20-30 anni si è assistito a un decadimento del dibattito pubblico e una trasformazione della politica da scontro di ideali/valori a un confronto privo di visioni e aspirazioni. La GenZ non ha vissuto questo decadimento, e rivela un minore attaccamento a partiti e ideologie.

Colloquio di lavoro, i consigli per gestirlo in ogni fase

Cosa si può fare per gestire al meglio il pre e post colloquio quando si cerca un nuovo posto di lavoro? Ormai anche i giovanissimi hanno ben chiaro quanto sia strategico giocarsi tutte le carte nel modo giusto per raggiungere l’obiettivo. Ma forse non sono altrettanto chiari gli step necessari per riuscire ad emergere fra tanti candidati. A queste necessità risponde Page Personnel – agenzia del Lavoro specializzata nella selezione di giovani professionisti qualificati e brand di PageGroup – che ha stilato una sorta di “prontuario” del candidato perfetto. I consigli vanno dall’aggiornamento del curriculum vitae all’ottimizzazione del profilo Linkedin, passando dalla definizione corretta degli obiettivi alla valorizzazione dei propri punti di forza fino alla capacità di gestire un rifiuto.

La ricerca di lavoro? Stressante

“Sappiamo quanto la ricerca di lavoro possa essere stressante e complicata soprattutto per i profili più giovani e con meno anni di esperienza. Per questo abbiamo redatto un toolkit per guidare i candidati in questo percorso. Il primo consiglio che mi sento di dare, prima ancora di aggiornare il cv e inviare la propria candidatura, è definire gli obiettivi professionali e di carriera perché avere un quadro completo di ciò che si desidera (maggiori responsabilità, retribuzione più elevata, possibilità di lavorare da remoto o in una realtà internazionale, ad esempio) aiuta sicuramente ad ottimizzare la ricerca” spiega Francesca Caricchia, executive director di PageGroup.  Un altro punto determinante, poi, è legato alla valorizzazione dei punti di forza e alla gestione dei punti di debolezza: in tutti i colloqui di selezione, infatti, viene chiesto ai candidati di descrivere quali siano le proprie qualità e quali, invece, gli aspetti da migliorare. È per questo importante farsi trovare pronti anche riguardo a questo aspetto.

Essere preparati

Continua l’esperta: “Per essere più efficaci è meglio partire da fatti concreti o dai risultati raggiunti grazie al proprio lavoro. Se, ad esempio, si è stati a capo di un team, raccontare in che modo si siano acquisiti nuovi clienti e/o aumentate le vendite può davvero accrescere le chance di essere scelti. Parlare, invece, dei propri punti di debolezza può essere molto complicato, ma c’è un modo per ribaltare la situazione a proprio favore e dimostrare di essere consapevoli delle proprie lacune e, allo stesso tempo, pronti a migliorare. Se si hanno difficoltà a parlare in pubblico e/o a sostenere conversazioni in inglese, raccontare che ci si è iscritti a dei corsi può davvero fare la differenza e trasformare una situazione potenzialmente negativa in una favorevole”. Conoscere l’azienda per la quale ci si candida è, poi, un altro punto fondamentale. Sapere ciò di cui si occupa l’impresa, cosa sta cercando e chi sono le figure chiave dell’organizzazione può aiutare anche a gestire al meglio il colloquio perché dimostra quanto si è attenti e quanto si prenda sul serio l’opportunità. Infine, c’è un ulteriore aspetto spesso sottovaluto: l’importanza di una buona mail di follow up. Chiedere aggiornamenti è legittimo, e mostra anche interesse, ma la mail deve essere mandata dopo qualche giorno e soprattutto dovrebbe essere chiara ed educata, anche se non si è più interessati a quel posto di lavoro.

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