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Mi metto in proprio, come gli italiani vivono la entrepreneurial economy

Colpa anche del Covid-19, che ha rimescolato le carte di gran parte della nostra vita. Ma forse anche la voglia, finalmente, di cambiare. Qualunque sia la ragione, resta il fatto che molti italiani hanno voglia di rivoluzionare la propria esistenza sotto il profilo professionale. Secondo Bva Doxa, che ha condotto un’indagine sul tema per conto di Shopify, piattaforma di e-commerce all in one, è questo il periodo dell’Entrepreneurial Economy ovvero il momento giusto per mettersi in proprio, reinventarsi o innovare il proprio business. In questo 2021, infatti, non mancano le opportunità per le imprese e i professionisti che sanno cavalcare senza paura il cambiamento, trainato dal digitale e in particolare dall’e-commerce.

Imprenditore, chi sei?

In base ai risultati della ricerca, gli italiani hanno un’idea stereotipata della figura dell’imprenditore. Per il 94% degli intervistati è infatti uomo, ha tra i 40 e i 60 anni (77%), vive in una grande città (73%), nel Nord Italia (92%). Nei confronti degli imprenditori, però, l’opinione degli italiani è positiva nel 65% dei casi: “si tratta di professionisti coraggiosi e creativi che hanno saputo dar vita ai propri sogni” riporta il report. Per questa ragione, il primo driver che guida ogni scelta degli imprenditori è la passione (61%), seguita dalla volontà di acquisire un certo status (55%) e di guadagnarsi più libertà (50%). Ma quali sono le caratteristiche che un imprenditore deve necessariamente possedere? Lungimiranza (71%), audacia (65%) e forti capacità sociali (39%) hanno risposto gli intervistati.

I timori di mettersi in proprio e le soluzioni

Eppure solo il 2% degli italiani afferma di essere certamente intenzionato a diventare imprenditore, sebbene la percentuale salga al 37% se si considera anche chi è semplicemente aperto a tale possibilità. Ma quali sono gli aspetti che frenano la voglia di imprenditorialità? Innanzitutto la burocrazia (73%), i costi e le spese (66%) e i possibili rischi (54%). Però tra chi si dice aperto alla possibilità di affrontare una nuova avventura imprenditoriale 7 su 10 punterebbero sull’e-commerce. Tra chi si dice aperto alla possibilità di diventare imprenditore, prevale il desiderio di scommettere sul segmento servizi (31%), seguito dal food&beverage (30%), il wellness (24%) e l’home & garden che comprende anche servizi e prodotti per i nostri amici a quattro zampe (19%). Con un fil rouge che accomuna le scelte di tutti: il 77% punterebbe sull’e-commerce, quale unico canale di vendita (30%) o integrato a quello offline (47%). Per 3 italiani su 4, infatti, poter vendere online è diventato oggi molto importante e addirittura fondamentale (80%) e lo sarà sempre di più anche in futuro (85%).   

Si ritorna a scuola, e gli acquisti si fanno online

Gli acquisti in rete ormai sono considerati affidabili, economici e comodi, si sceglie seduti sul divano di casa per farsi recapitare il pacco in tempi brevi. E tra acquisti online di zaini, diari, astucci emerge una grande voglia di normalità e di ritorno a scuola in presenza. La prima campanella ha suonato, e le famiglie hanno quindi attrezzato figlie e figli per l’inizio dell’anno scolastico. Se la tipologia di ricerche per gli acquisti scolastici sembra voler mettere la pandemia alle spalle, un dato conferma un trend in forte ascesa. Quello appunto di utilizzare l’e-commerce come canale privilegiato da parte dei genitori italiani. 

Più zaini e diari meno mascherine

Sono seicentomila gli zaini acquistati su Amazon per questo ritorno a scuola ancora segnato dagli strascichi della pandemia. Un dato, questo, che rende al meglio l’idea di un ritorno a scuola in presenza. Nella classifica delle ricerche per gli acquisti online più in voga fra il mese di agosto e l’inizio di settembre i diari per la scuola si piazzano all’11° posto della classifica generale dei prodotti più venduti online, seguiti dagli zaini, al 14° posto, e dagli astucci, al 31° posto. Si tratta di prodotti che nel 2020 erano in fondo alla classifica, o nel caso degli zaini, neanche comparivano. A calare è invece l’acquisto di mascherine. Un anno fa erano al terzo posto oggi scendono al 24°.

La classifica dei più cercati su Amazon

Ma oltre ai prodotti per la scuola, cosa si vende online? Grazie all’analisi compiuta su Amazon è possibile analizzare la top ten delle ricerche più frequenti sulla piattaforma, ovvero i prodotti che precedono proprio i diari, saliti fino all’undicesima posizione. E al primo posto si piazza una nuova moda, quella dei “pop it”, il gioco antistress del momento. A seguire, nell’ordine, smartwatch, cuffie bluetooth, calzature Birkenstock da donna, e monopattini elettrici, in forte crescita.
Al sesto posto si posiziona Xiaomi, il produttore di smartphone, seguito dalla playstation Sony, e dalle ricerche generali con parola chiave “smartphone”. Gli ultimi due posti della top ten sono occupati dalla ricerca di iPhone 12 e quella di friggitrici ad aria.

I consigli per i venditori

Come sfruttare al meglio il periodo del back to school? Il blog di Marketplace Mentor offre cinque consigli proprio per i venditori. Il primo è quello di compiere l’analisi del settore alla ricerca dei prodotti top seller. Nella propria vetrina virtuale, infatti, conviene avere gli oggetti più di moda nel periodo scolastico. Essenziale poi è ottimizzare keyword e catalogo prodotti, oltre a incrementare e personalizzare l’advertising: dal Pay per Click alle campagne più specifiche, tutto deve catturare l’attenzione di studenti e genitori. La gestione delle spedizioni e dei resi gioca poi un ruolo molto importante, così come la costruzione di una strategia multi-goal, creando campagne pubblicitarie con finalità diverse a seconda del periodo promozionale. Questo, per intercettare gli utenti nel momento giusto.

Trovare lavoro con il cv? L’Europass non sempre è la soluzione ideale

Il cv è lo strumento più importante per chi cerca un nuovo lavoro. Per questo motivo deve essere pianificato nel dettaglio, corretto con estrema attenzione, e aggiornato regolarmente. Quando si decide di creare un nuovo curriculum la prima decisione è quella relativa all’organizzazione dei contenuti. È possibile creare un nuovo cv a partire da zero, oppure affidarsi a modelli standard o predefiniti. Il più diffuso è senza dubbio il cosiddetto formato europeo, anche detto Europass. Si tratta dello standard per la redazione dei cv proposto da circa 20 anni dalla Commissione Europea, allo scopo di creare una struttura condivisa per i curricula circolanti nell’Unione.

Un cv preimpostato per una presentazione del candidato a livello internazionale

Ma l’Europass è davvero efficace? Non è forse meglio creare il proprio cv a partire da un formato più originale? A queste domande risponde Carola Adami, co-fondatrice della società di selezione del personale Adami & Associati. “Il cv in formato europeo presenta indubbiamente dei vantaggi: è stato creato appositamente per garantire una presentazione strutturata e intuitiva delle informazioni del candidato a livello internazionale – spiega Adami -. La peculiarità di questo formato è di presentare un layout preimpostato a colonne, con i nomi delle diverse sezioni che occupano circa 1/3 della pagina nella colonna sinistra, per lasciare quindi alle informazioni sul candidato i restanti 2/3 della pagina”.

Gli svantaggi del cv in formato europeo

“I vantaggi dell’Europass sono chiari: questo formato facilita la compilazione al candidato, ed è immediatamente intuitivo per il selezionatore – aggiunge l’head hunter -. Va peraltro detto che al giorno d’oggi il formato europeo presenta tre impaginazioni possibili”.
Questo formato presenta però anche alcuni svantaggi.
Se “lo scopo del candidato deve essere quello di spiccare sopra agli altri, di distinguersi – commenta Adami – in che modo un formato standard, volto a uniformare i vari profili, può aiutare?” Di fatto, secondo Adami, “l’impaginazione dell’Europass, per quanto presente attualmente in tre versioni differenti, risulta piuttosto noiosa e superata dal punto di vista della grafica”.

Quando usare il formato europeo e quando sarebbe meglio farne a meno?

“Senza di dubbio è sempre bene avere a portata di mano una versione del proprio curriculum in formato europeo, per il semplice fatto che molti annunci continuano ancora oggi a chiedere in modo specifico questa impaginazione. Detto questo – sottolinea ancora Adami – può essere un buon modello per chi ha poche informazioni da inserire: i giovani con una o due esperienze professionali possono infatti trarre vantaggio dallo spazio ‘occupato’ dalla colonna di sinistra per presentare un cv leggermente più lungo. Viceversa, chi ha tante informazioni da riportare rischia di presentare un documento troppo lungo”.
L’Europass è inoltre sconsigliato per chi vuole farsi notare e mettere in luce la propria creatività. Inoltre, rappresenta una scelta poco saggia per chi vuole mettere in evidenza le proprie competenze, relegate nella parte bassa della struttura.

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