Monthly Archives: Marzo 2023

Il 2023 del mercato immobiliare fra incertezze e timori

Il protrarsi della guerra russo-ucraina e la severità delle misure di politica monetaria decise dalla BCE concorrono a delineare un quadro tutt’altro che favorevole per il mercato immobiliare italiano, confermando i timori affiorati a fine 2022. È quanto emerge dal 1° Osservatorio sul Mercato Immobiliare di Nomisma, che analizza l’andamento del settore immobiliare in 13 mercati intermedi (Ancona, Bergamo, Brescia, Livorno, Messina, Modena, Novara, Parma, Perugia, Salerno Taranto, Trieste, Verona), ed evidenzia quattro temi che sintetizzano quanto accaduto nell’ultimo periodo: la recessione mancata del Paese, il crollo dei prezzi energetici, l’inefficacia della politica monetaria delle banche centrali e le aspettative ancora in ‘mare aperto’.

La domanda abitativa e il ricorso al credito delle famiglie

In uno scenario macroeconomico complicato, e dalle prospettive ancora indecifrabili, il ricorso al credito da parte delle famiglie italiane diventa imprescindibile, scontrandosi però con un orientamento delle politiche di erogazione da parte delle banche più prudente e selettivo.
“A rendere più impervio l’accesso al credito non è solo l’accresciuta onerosità del finanziamento, con tassi passati in media dall’1,93% di maggio 2022 al 3,79% di febbraio 2023, quanto la mutata percezione sulla solvibilità futura di molti potenziali mutuatari”, osserva Luca Dondi, AD Nomisma. 
Politiche creditizie più prudenti incidono quindi negativamente sull’afflusso di domanda al mercato, determinando una flessione dell’attività transattiva stimata nell’ordine del 14,6% su base annua.

Il monitoraggio sulle città

Le evidenze emerse dal monitoraggio condotto sulle città intermedie confermano il perdurare di un’intonazione positiva dei prezzi (+3,1% su base annua), anche se è riscontrabile una certa eterogeneità delle performance, dovuta principalmente agli sfasamenti temporali che hanno segnato le fasi di inversione dei cicli immobiliari. In nessun caso la variazione dei prezzi ha consentito un’effettiva salvaguardia in termini reali dei valori immobiliari. Nell’ultimo anno, però, i tempi per finalizzare la vendita di un’abitazione si sono leggermente accorciati (5,4 mesi in media), e tra i mercati monitorati è Trieste a segnare i tempi più bassi per concludere una trattativa di vendita (3 mesi per un’abitazione usata). Insieme a Verona e Parma, Trieste rappresenta inoltre il mercato con maggiore liquidità.

Mercato locativo e corporate

Nella media dei 13 mercati monitorati i rendimenti lordi da locazione non hanno subito variazioni significative, e si attestano in media sul 5,5% nel residenziale. Hanno raggiunto i livelli minimi del periodo (2000-2023) i tempi medi per affittare un’abitazione, scesi a 1,5 mesi.  Sul versante corporate, invece, la situazione rilevata dall’analisi Nomisma appare più articolata. Proprio quando la risalita del comparto sembrava procedere con passo spedito, con volumi tornati su livelli prossimi ai massimi storici, il progressivo indebolimento delle prospettive di crescita economica ha fatto riemergere dubbi da parte degli investitori stranieri relativamente alle prospettive del Paese, e alla sostenibilità del debito pubblico. 

Assegno Unico Figlio 2023: dubbi e risposte

L’Assegno Unico Figlio è un sussidio introdotto qualche anno fa per fornire un sostegno alle famiglie con figli a carico. Questo sussidio unifica gli assegni familiari, e sostituisce il Bonus Bebè, il Bonus Nido e il Bonus Asilo Nido.
Ma ancora oggi permane qualche dubbio sull’Assegno Unico Figlio. Le famiglie italiane, soprattutto all’inizio dell’anno, si chiedono se debbano rifare la domanda ogni anno. Questo dubbio probabilmente è dovuto a due fattori principali. Il primo risiede nel fatto che l’Inps nel mese di marzo ha pagato gli arretrati dell’Assegno Unico di gennaio, e quindi pochi giorni fa diverse famiglie si sono viste accreditare una piccola parte di denaro (da 8 euro circa in su). Questo a molti ha fatto pensare che si fosse esaurito il bonus, e che quindi fosse necessario rifare la domanda. In realtà l’Inps ha semplicemente erogato gli arretrati che non ha pagato a gennaio 2023.

La domanda si rinnova automaticamente

Il secondo motivo riguarda una mail inviata dall’Inps. L’altro fattore che potrebbe aver scatenato alcuni dubbi è appunto l’email inviata in questi giorni dall’Inps dal titolo ‘INPS Servizi Proattivi‘, che altro non è se non la possibilità di ricevere notifiche dall’Istituto di previdenza per futuri bonus e agevolazioni. In ogni caso, è davvero necessario rifare la domanda nel 2023? La risposta è no: se si ha inoltrato la domanda per l’Assegno Unico nel 2022 non è necessario rifarla nel 2023, poiché si rinnova automaticamente. Ma per chi non avesse ancora fatto richiesta, la domanda per l’Assegno Unico Figlio può essere effettuata tramite il sito web dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale. 

A chi spetta il contributo?

Per effettuare la domanda è necessario accedere all’area riservata del sito, selezionare l’opzione ‘Assegno Unico Figlio’ e compilare il modulo online. È possibile presentare la domanda anche tramite l’Inps Contact Center, al numero verde 803.164, o tramite il patronato. L’Assegno Unico Figlio spetta a tutte le famiglie con figli a carico di età compresa tra 0 e 21 anni. Il sussidio viene erogato in base al reddito familiare e alla composizione del nucleo familiare. In particolare, l’assegno viene erogato alle famiglie in base al reddito ISEE. Ma se non si presenta l’ISEE si avrà diritto automaticamente all’importo minimo dell’assegno, ovvero pari 50 euro al mese per figlio.

ISEE: bisogna inviarlo nuovamente?

A partire dal 2023, sono previste alcune novità per l’Assegno Unico Figlio. In particolare, il sussidio verrà aumentato e saranno erogati gli arretrati per il periodo dal 1° gennaio 2021 al 31 dicembre 2022.
L’aumento dell’Assegno Unico Figlio è stato inserito nella Legge di Bilancio 2022, ed è destinato a fornire un ulteriore sostegno alle famiglie italiane. Coloro che hanno già fatto la domanda per l’Assegno Unico Figlio nel 2022 non devono fare altro se non inviare l’ISEE nuovo, ma solo se quest’ultimo è cambiato rispetto allo scorso anno. Inoltre, per i nuclei familiari che non hanno presentato l’ISEE nel 2022, l’INPS effettuerà il calcolo dell’ISEE ordinario per il 2023.

Smart working: in quattro città ha ridotto le emissioni

In Italia circolano 666 auto ogni 1000 abitanti, un dato che ci pone al secondo posto in Europa per il più alto tasso di motorizzazione dopo il Lussemburgo. Ma a quanto emerge dallo studio ENEA sull’impatto ambientale dello smart working nelle città di Roma, Torino, Bologna e Trento dal 2015 al 2018, il lavoro a distanza riduce l’emissione di sostanze inquinanti. E consente risparmi in termini di tempo, distanza percorsa e carburante. Più in particolare, permetterebbe di evitare 6 kg di emissioni di CO2 e risparmiare 85 megajoule (MJ) di carburante pro capite.

Un importante strumento di cambiamento

Ma l’analisi evidenzia anche una riduzione giornaliera di ossidi di azoto (dai 14,8g di Trento ai 7,9g di Torino), monossido di carbonio (da 38,9 g di Roma a 18,7g di Trento), PM10 (da 1,6g di Roma a 0,9g di Torino), e PM2,5 (da 1,1g di Roma e Trento a 0,6g di Torino).
“Il lavoro agile, e tutte le altre forme di lavoro a distanza, hanno dimostrato di poter essere un importante strumento di cambiamento, in grado non solo di migliorare la qualità di vita professionale e personale, ma anche di ridurre il traffico e l’inquinamento cittadino e di rivitalizzare intere aree periferiche, aggiunge Roberta Roberto, ricercatrice ENEA del Dipartimento Tecnologie energetiche e fonti rinnovabili e co-autrice dell’indagine –

In media si percorrono 35 km al giorno

Dai dati raccolti emerge che in media il campione percorre 35 km al giorno per una durata di 1 ora e 20 minuti. Roma si conferma la città più critica, con un tempo di percorrenza medio di 2 ore. Infatti, nella capitale gli spostamenti giornalieri per motivi di lavoro e studio sono circa 420mila, mentre ogni persona trascorre nel traffico 82 ore all’anno. Inoltre, per gli spostamenti extra-lavorativi nei giorni di smart working il 24,8% del campione dichiara di aver optato per modalità più sostenibili (mezzi pubblici, a piedi o bicicletta), l’8,7% ha modificato le proprie scelte in favore del mezzo privato, mentre il 66,5% non ha cambiato le proprie opzioni di mobilità.

I mezzi a motore sono ancora i preferiti

Circa la metà del campione dichiara di viaggiare esclusivamente con mezzi di trasporto privati a motore (47% in auto e 2% su due ruote), mentre il 17% viaggia esclusivamente con i mezzi pubblici e il 16% con un mix di trasporto pubblico e privato. Negli spostamenti casa-lavoro, Trento risulta la città con il maggior ricorso a mezzi privati a combustione interna (62,9%), seguita da Roma (54,4%), Bologna (44,9%) e Torino (38,2%).
“Abbiamo scelto queste quattro città per due motivi: il primo riguarda le loro peculiarità legate al territorio e al profilo storico – sottolinea Bruna Felici, ricercatrice ENEA dell’Unità Studi, Analisi e Valutazioni – il secondo, e anche il più pratico, risiede nell’alto numero di risposte al questionario che abbiamo ricevuto dai dipendenti pubblici di queste quattro città, che in media lavorano da casa 2 giorni a settimana”. 

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