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Ascoltare storie in cuffia: tra gli italiani spopola il podcast 

Che si tratti di podcast, audiolibri o serie audio gli italiani amano sempre più ascoltare le storie con le cuffie, partecipando a un fenomeno globale che conta sempre più appassionati. Secondo una ricerca interna di Audible nel 2022 sono state oltre 35 milioni le ore di contenuti audio ascoltate sulla piattaforma di proprietà Amazon. Ma cosa scelgono gli ascoltatori italiani per informarsi, o semplicemente distrarsi dalle preoccupazioni? Audible Compass 2022, l’indagine internazionale realizzata da Kantar per conto di Audible, descrive le abitudini di ascolto degli utenti di contenuti audio, e conferma come l’ascolto per noi italiani sia ormai un’abitudine consolidata. Il 65% degli intervistati segue infatti regolarmente serie audio, ascolta audiolibri o podcast.

Intrattenersi, ma anche imparare qualcosa di nuovo

Mossi sicuramente dal desiderio di intrattenersi, ma anche da quello di imparare qualcosa di nuovo, esattamente come per gli ascoltatori di tutto il mondo, per noi italiani c’è anche la ricerca del relax tra le principali ragioni di ascolto di contenuti audio (60%), oltre al bisogno di evadere dalle preoccupazioni quotidiane (65%) rifugiandosi tra le cuffie. C’è però anche un altro motivo che spinge sempre più italiani verso i contenuti audio, ed è la volontà di ridurre il cosiddetto ‘screen time’ giornaliero, indicato dal 61% degli intervistati (contro il 56% di media globale). Via, quindi, da smartphone, pc e tv, che portano a passare molto tempo davanti a uno schermo.

A casa, in auto o sui mezzi pubblici

E se per il 64% degli intervistati la casa si conferma il luogo ideale per intrattenersi con i contenuti audio, le storie da ascoltare in cuffia si dimostrano anche fedeli compagne on the road (42%), in auto o sui mezzi pubblici, mentre ci si sposta da un luogo all’altro della città. Alcuni ascoltatori, però, non indicano un luogo o un’occasione preferita. Per il 29% l’audio-entertainment è un ottimo compagno durante tutta la giornata. Una tendenza nettamente più diffusa rispetto agli altri Paesi: la media globale è infatti del 13%.

Audiolibri: un formato sempre più apprezzato, anche dai lettori tradizionali

Ma chi ascolta un audiolibro non necessariamente non legge libri. Gli ascoltatori italiani sono consumatori crossmediali, e il 78% di loro ha letto anche un e-book o un libro nell’ultimo anno.
L’apprezzamento per il formato digitale nasce piuttosto dal fatto che per l’83% degli intervistati consente di scoprire più libri nel corso dell’anno, sfruttando momenti in cui non si potrebbe leggere.
L’ascolto dunque avvicina alle storie, ai libri, alle grandi voci e anche ai grandi classici. Sul podio dei fattori che spingono a preferire un contenuto a un altro rientrano infatti trama e argomento (82%), narratore coinvolgente (81%) o noto (53%), oltre, ovviamente, all’autore (69%). E se nel 2022 su Audible.it a dominare la classifica dei generi di audiolibri sono stati il fantasy, i classici e le saghe familiari, per quanto riguarda i podcast vincono il crime, l’investigazione, e ancora una volta, il fantasy.

Metaverso: ancora non c’è, ma esistono già 141 mondi virtuali

Il Metaverso è un ecosistema immersivo, composto da mondi virtuali interconnessi tra loro in cui le persone possono socializzare, lavorare, effettuare transazioni, giocare e creare, accedendo tramite strumenti di realtà estesa. Ma se sono già 141 i mondi virtuali esistenti, popolati dagli avatar di centinaia di milioni di persone, con regole, funzionalità e modelli di business differenti, il vero Metaverso ancora non esiste, perché non è ancora possibile l’interconnessione tra i diversi mondi virtuali. In ogni caso, i mondi virtuali per costituire il Metaverso devono avere 8 caratteristiche: persistente, accessibile da tutti, immersivo, modulabile, interoperabile, transazionale, consentire il possesso di asset e la rappresentazione tramite avatar. Lo rivela il nuovo Osservatorio Realtà Aumentata e Metaverso della School of Management del Politecnico di Milano.

Solo il 44% è già Metaverse Ready

Dei 141 mondi virtuali esistenti solo il 44% (62 piattaforme) è già Metaverse Ready. Ovvero, liberamente accessibile da chiunque, persistente, economicamente attivo, dotato di grafica 3D, con componenti di interoperabilità che permetterebbero di utilizzare gli asset digitali in maniera cross-platform. Il 33% dei mondi è Open World, spazi virtuali aperti che raccolgono progetti appartenenti a ogni area di interesse, prestandosi a un utilizzo da parte delle imprese o a finalità sociali, ma senza elementi in grado di supportare l’interoperabilità. Il 19% è Focused World, mondi virtuali settoriali i cui progetti sono focalizzati su una particolare area di interesse, e ci sono poi i Showrooming World (4%), vetrine virtuali destinati solo all’esposizione, senza la possibilità di creazione da parte dell’utente e senza la presenza di un’economia interna. 

I progetti delle aziende

Le aziende stanno testando l’ingresso in mondi virtuali. Sono stati censiti 308 progetti realizzati da 220 aziende. La maggioranza riguarda i settori Retail (30%), Entertainment (30%) e IT (17%), ma si trova anche un 9% di progetti Finance and Insurtech e il 5% Food&Beverage. La maggior parte propone servizi per intrattenere la Community dei brand e attirare nuovi target, per aumentare la visibilità o fornire ai consumatori un nuovo touchpoint per l’acquisto di prodotti. Si affacciano anche progetti di Back-End, veri e propri uffici o attività HR, come colloqui e formazione.

In futuro potrà supportare processi industriali 

In futuro il Metaverso potrà supportare processi industriali, tramite la simulazione delle attività e della progettazione dei prodotti e la possibilità di cooperare e interagire a distanza. La maggior parte dei progetti sviluppati nel Metaverso (85%) è realizzato in modo da essere persistente nel tempo, mentre il 15% di progetti non persistenti è costituito principalmente da eventi. Il 69% dei progetti censiti è stato sviluppato su una piattaforma Metaverse Ready, il 20% su Open World. Nella grande maggioranza dei casi (82%) è prevista un’interazione tra l’utente e il brand solo nel mondo virtuale, mentre nel 18% è previsto anche un collegamento con il mondo fisico, soprattutto tramite sconti ottenibili nel punto vendita, accessi esclusivi a beni o servizi reali, premi per le sfide.

Energie rinnovabili e italiani: a che punto è l’informazione al riguardo?

Gli italiani hanno non solo consapevolezza della valenza delle energie rinnovabili, ma nutrono nei loro confronti anche una grande fiducia. A dirlo è una recente ricerca di mercato, condotta da Ipsos per ANTER – Associazione Nazionale Tutela Energie Rinnovabili. Dall’analisi emerge come guerra e salute siano in questo momento la fonte di maggiore preoccupazione per gli italiani, in particolare per il loro impatto sul costo della vita e dell’energia, mettendo in secondo piano le preoccupazioni per i cambiamenti climatici: per il 46% dei nostri concittadini il problema più serio che dovranno affrontare nei prossimi mesi è il caro energia.

Quali sono le energie rinnovabili?

Le fonti di energia rinnovabile sono forme di energia che rispettano le risorse provenienti dal mondo naturale e che hanno la capacità di rigenerarsi a fine ciclo, per cui non inquinano e non si esauriscono. Tra le principali fonti di energia rinnovabile rientrano l’energia solare, l’energia eolica, l’energia geotermica, l’energia da biomasse, l’energia idroelettrica e l’energia marina. 
Inoltre, nel corso degli ultimi anni, le energie rinnovabili si stanno sempre più affermando come energia del futuro, pulita ed economica, trovando numerosi impieghi tra i quali: la produzione di energia elettrica, il riscaldamento e la climatizzazione degli ambienti e dell’acqua sanitaria, l’utilizzo nei trasporti e nel settore agricolo.

Otto italiani su 10 conoscono le rinnovabili

Otto italiani su 10 conoscono le energie rinnovabili e sono abbastanza informati: il 13% le identifica tutte con precisione (percentuale che è quasi doppia rispetto al gennaio 2021, quando era solo il 7%); la maggior parte – il 77% – ne identifica una buona parte, solo il 10% fa molta confusione tra fonti rinnovabili e non rinnovabili. Le energie rinnovabili sono generalmente considerate positivamente dagli italiani: per il 48% sono il futuro, e il 44% le guarda con attenzione; questo forte consenso è anche legato alla diffusa convinzione che, se maggiormente presenti, potrebbero calmierare il costo dell’energia (47%), o quantomeno ridurne la crescita (40%). Tra l’altro, i nostri connazionali hanno notato un maggior interessa da parte della politica verso queste tematiche: il 56% degli italiani ha notato un più concreto impegno da parte del mondo istituzionale nel dare una spinta all’energia rinnovabile, mentre solo l’11% ritiene che si sia in realtà ridotto.

Cresce l’interesse per l’autoproduzione

La possibilità di autoproduzione di energia interessa molto in questo momento gli italiani: per 3 su 4 potrebbe cambiare davvero in positivo il proprio stile di vita e anche il bilancio familiare. Ancora pochi però sanno davvero cosa fare: solo il 9% conosce gli eco-incentivi (dato in crescita di 2 punti percentuali rispetto al gennaio 2021), il 37% ritiene che saprebbe come trovare le informazioni rilevanti, il 37% dichiara di averne una conoscenza scarsa. Gli altri non ne hanno mai sentito parlare.

Il rapporto degli italiani con la spesa

Pandemia, guerra Russia-Ucraina, aumento dei prezzi e inflazione incidono fortemente sul modo di agire. Siamo di fronte a una realtà frammentata in cui i consumatori sono sempre più mutevoli e multidimensionali. Una situazione descritta dal Nuovo Codice Consumi di GS1 Italy, la ricerca realizzata da Ipsos e McKinsey per comprendere i comportamenti d’acquisto degli italiani del 2022, e immaginare quelli del 2030. Il Nuovo Codice Consumi identifica sei tematiche chiave nel rapporto degli italiani con spesa e consumi: emozionalità di prodotti e marchi, innovazione dell’esperienza di consumo, omnicanalità ed esperienza d’acquisto, cura per l’ambiente e la persona, territorialità, convenienza e parsimonia.

Una nuova mappa dell’Italia che integra due visioni complementari

Il Nuovo Codice Consumi delinea una nuova mappa dell’Italia che integra due visioni complementari, l’Italia delle persone e l’Italia dei territori. La prima è composta da nove ‘comunità di sentire’, trasversali per età e collocazione geografica. Si tratta di community aperte e dinamiche in cui gli individui entrano grazie a pulsioni, affinità, attitudini e passioni comuni, ma in cui coesistono atteggiamenti e tensioni apparentemente in conflitto. La seconda, l’Italia dei territori, ha una nuova ripartizione, in cui i quattro territori sono identificati in virtù della composizione del tessuto sociale e produttivo che li caratterizza, come grandi città, aree a prevalenza agricola, industriale e turistica.

Una società frammentata e consumatori mutevoli

Emerge anche una nuova concezione della territorialità, quella di una società frammentata, con pulsioni contrastanti tra una costante ricerca delle origini e un desiderio imitativo e innovativo.
Al posto degli ‘italiani’, intesi come gruppo unitario e omogeneo, la ricerca mette in luce la presenza di community a geometria variabile, e in movimento perpetuo, che si formano sull’onda di un sentire comune, ma senza omogeneità implicite.
Le motivazioni di acquisto sono la nuova espressione della territorialità. Gli stessi prodotti sono acquistati in funzione di driver specifici per territorio, e che offrono una chiave di lettura in grado di rivoluzionare i meccanismi dell’offerta.

L’Italia del 2030 e le implicazioni per gli stakeholder

Il Nuovo Codice Consumi delinea le strategie da adottare per rispondere alle nuove sfide del mercato da qui al 2030. La prima è instaurare una nuova era di collaborazione per trarre beneficio dalla minore fedeltà dei consumatori e dalla variabilità delle community e dei territori. La seconda è caratterizzare i propri prodotti in modo selettivo, affinché conquistino selezionate community con attitudini e desideri specifici. La terza è adottare un approccio multicanale che consenta di offrire servizi di pre e post vendita sempre più personalizzati e integrati. E l’ultima richiede di essere ‘agili’, per adattarsi a mutevolezza e transitorietà dei tratti distintivi dei consumatori nel breve e nel lungo periodo.

Lavoro: la partecipazione alle scelte aziendali fa stare meglio i dipendenti

“Partecipare attivamente alla vita aziendale – afferma Leonardo Becchetti, co-fondatore NeXt Economia – genera un clima di benessere maggiore nel luogo lavoro: riconoscersi come parte di qualcosa più ampio, crea un effetto positivo che ricade anche sulle performance economiche dell’azienda e sullo sviluppo della comunità locale”. Secondo l’indagine realizzata da NeXt Economia e Corriere della Sera Buona Notizie in collaborazione con Fim-Cisl, le prime 22 aziende che hanno utilizzato lo strumento BESt Work Life, elaborato da NeXt Economia, il livello medio di partecipazione è risultato pari a 1,68 punti su 5, e il livello di benessere di lavoratori e lavoratrici pari a 3,78 punti.

BESt Work Life: l’indagine sul livello del Benessere Equo e Sostenibile

Il sistema del BESt Work Life è l’indagine sul clima organizzativo delle singole aziende collegato con il framework di riferimento nazionale del BES (Benessere Equo e Sostenibile) dell’Istat. La sua applicazione permette di fotografare la situazione in azienda inserendo i dati raccolti da lavoratori e lavoratrici all’interno dei 12 domini BES, e incrociandoli con le aree di benessere organizzativo.
Questo permette di pianificare azioni per miglioramento delle condizioni di lavoro delle persone e di riflesso anche le performance economiche e finanziarie dell’azienda.

Retribuzione e cultura ancora insufficienti

Dall’indagine emerge che i domini del BES dei lavoratori e delle lavoratrici con i punteggi più alti sono Sicurezza (4,51/5), Relazioni sociali (4,02/5) e Ambiente (4,01/5), evidenziando come in questi anni l’impegno delle aziende si sia consolidato non solo sui temi della sicurezza e dell’ambiente, ma anche sull’importanza di valorizzare le relazioni tra le persone.
I punteggi più bassi, dove i lavoratori e le lavoratrici si sentono meno soddisfatti, sono Benessere economico (2,87/5), Ricerca, innovazione e creatività (2,93/5), Paesaggio e patrimonio culturale (3,14/5). Oltre alla retribuzione, percepita come non sufficientemente adeguata, sono gli aspetti culturali e creativi che ancora latitano all’interno delle imprese italiane.

L’ importanza di valorizzare capacità e competenze dei singoli

Gli ambiti in cui la partecipazione di lavoratori e lavoratrici in azienda è maggiore, riferisce Adnkronos, sono Organizzazione del lavoro (2,16/5), Pianificazione dell’area di appartenenza (1,95/5), Tutela della salute, sicurezza ed ergonomia (1,90/5) e Sostenibilità ambientale (1,87/5), evidenziando quanto sia importante riconoscere e valorizzare le capacità e le competenze dei singoli nel loro ambito di lavoro.Le voci che invece presentano i valori peggiori sono Azionariato dei lavoratori (1,06/5), Investimento (1,38/5) e Andamento economico-finanziario e documenti di bilancio (1,42/5), che rimangono argomenti affrontati da nuclei ristretti di dipendenti e collaboratori.

Bonus casa: le proroghe e le scadenze

Sono tante le novità sui numerosi bonus dedicati alle abitazioni attualmente in vigore. Facile.it ne ha messo in evidenza le rispettive scadenze previste dal decreto Aiuti quater, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 18 novembre.
Per il Superbonus 110%, ad esempio, se inizialmente si prevedeva una detrazione del 110% delle spese sostenute, nel 2023 l’agevolazione per i condomìni passa al 90%, e scenderà al 70% nel 2024 e al 65% nel 2025. La nuova norma, però, non impatta sui cantieri già avviati, per i quali l’aliquota rimarrà al 110%, mentre per le case indipendenti è stata prorogata fino al 31 marzo 2023, anche per chi entro il 30 settembre scorso ha completato il 30% degli interventi.

Ristrutturazione, sisma ed Ecobonus in vigore fino al 2024

Il bonus ristrutturazione, che prevede una detrazione del 50% su un limite massimo di spesa fino a 96.000 euro, resterà in vigore fino al 2024. In seguito, tornerà all’aliquota originale (36% su un massimo di spesa di 48.000 euro). Anche il sisma bonus (detrazione fino all’85% dell’esborso sostenuto, con un limite massimo di spesa pari a 96.000 euro), resterà in vigore fino al 31 dicembre 2024. Dopo, la percentuale dovrebbe tornare al valore originale, pari al 36% per un importo massimo di spesa ammesso 48.000 euro.
Lo stesso per l’Ecobonus, che resterà in vigore con la detrazione fino al 65% fino al 2024. Dopo questa data la percentuale passerà al 36% su un massimo di spesa di 48.000 euro per unità immobiliare.

Detrazioni bonus mobili, acqua potabile e bonus verde

Per l’acquisto di mobili o elettrodomestici ad alta efficienza energetica fino alla fine del 2022 la detrazione resterà al 50% su acquisti fino a 10.000 euro, mentre per gli anni 2023-2024 il massimale di spesa scenderà a 5.000 euro.
Per il bonus acqua potabile, che spetta a chi acquista sistemi per migliorare la qualità dell’acqua erogata da acquedotto per consumo domestico, il credito di imposta in vigore fino al 31 dicembre 2023 è pari al 50% del costo di intervento, su un massimale di 1.000 euro per le persone fisiche. Il bonus verde, invece, prevede una detrazione del 36% fino alla fine del 2024. per un ammontare complessivo non superiore a 5.000 euro.

Bonus facciate e Prima casa Under 36 scadono nel 2022

Per il bonus facciate, in scadenza a dicembre 2022, la detrazione per l’anno in corso è del 60%, e spetta esclusivamente per gli interventi realizzati sulle strutture opache della facciata, balconi o ornamenti e fregi, compresi quelli di sola pulitura o tinteggiatura esterna. Per i giovani con meno di 36 anni alle prese con l’acquisto della prima casa le agevolazioni sono ottenibili solo fino alle fine del 2022, e solo per chi ha un Isee non superiore a 40mila euro annui.

Prima colazione: a casa è sana, conveniente e irrinunciabile

La prima colazione è un’abitudine non solo salutare e piacevole, ma anche conveniente, che andrebbe adottata fin dalla tenera età. E se gli esperti ribadiscono l’importanza della prima colazione per cominciare bene la giornata, secondo i dati dell’Osservatorio Doxa-Unionfood nell’ultimo biennio un italiano su 3 ha riscoperto il valore della prima colazione in famiglia (o con il partner) e il 28% ha dedicato più tempo al primo pasto della giornata. Si tratta di un rituale a cui gli italiani sembrano voler mantenere fede anche nel post-pandemia. Il 29% dichiara infatti di voler continuare a condividere il momento della colazione con i propri affetti, ogni giorno, tra le mura domestiche.

Scoprire il bello della lentezza e della condivisione

Secondo i dati della ricerca inoltre, 9 italiani su 10 (il 96%), durante la pandemia non hanno mai saltato la colazione. Non solo: i risultati dello studio confermano che durante il lockdown molti hanno cambiato il loro approccio al primo pasto della giornata, scoprendo il bello della lentezza e della condivisione. Per iniziare bene la giornata, infatti, la prima cosa da fare al mattino è la colazione, sempre e comunque, e adattandola all’età, alle stagioni, alle diverse esigenze nutrizionali. È un imperativo su cui gli esperti non nutrono alcun dubbio: consumare il primo pasto della giornata al risveglio, prendendosi tutto il tempo necessario, è il modo migliore per assumere i nutrienti necessari per sentirsi in piena forma e dare il via al susseguirsi degli impegni quotidiani.

Non esistono controindicazioni, ma solo benefici 

Fare colazione è una sana abitudine per tutti. Non esistono controindicazioni per questo pasto, ma solo benefici. La colazione, infatti, è molto più di un semplice pasto, è l’occasione ideale per sperimentare nuovi cibi, è un momento per riappropriarsi del tempo per sé stessi prima di essere fagocitati dagli impegni giornalieri. Ed è anche un rito sociale, per confrontarsi ed entrare in connessione con gli altri membri della famiglia.
Inoltre, poter spaziare ogni giorno fra diversi tipi di alimenti e bevande da portare in tavola è un altro importante beneficio del fare colazione a casa. 

Un modo per ridurre lo spreco alimentare

Oltre ai numerosi vantaggi per la salute ed il benessere familiare, la colazione ‘a casa’ ha anche altri benefici. L’acquisto di confezioni familiari, sicuramente più accessibili per i consumatori, come ad esempio, i maxi formati di biscotti, fette biscottate o cereali, consente di suddividere le porzioni tra i vari commensali. Fare colazione a casa contribuisce, quindi, anche a ridurre gli sprechi. La possibilità di condividere i cibi o consumare ciò che non ha mangiato l’altro commensale è sicuramente un modo utile per ridurre lo spreco alimentare, che purtroppo fuori casa è molto più difficile contrastare.

Italiani più pessimisti sul futuro: quanto conta il risparmio?

Tornano i venti del pessimismo tra i cittadini italiani, a seguito anche dell’aggravarsi dello scenario internazionale per la guerra in Ucraina. La fiducia per il clima economico in Italia, che aveva registrato un effetto “rimbalzo” nel corso dello scorso anno, è tornato a livelli analoghi al 2020. Lo rivela lo studio Acri-Ipsos “Gli italiani e il risparmio”, che mette in luce una crescente difficoltà economica per molte famiglie, accompagnata da una più marcata insoddisfazione: a fronte di un 6% che si dichiara molto soddisfatto per la situazione economica, il 17% ritiene di non esserlo affatto, dato in crescita di ben 6 punti percentuali nel 2021. Guardando al futuro, le previsioni sull’andamento dell’economia personale, locale, nazionale, fino ad arrivare a quella europea e mondiale, portano gli italiani da un marcato ottimismo dello scorso anno (+20 il saldo tra ottimisti pari al 50% e pessimisti pari al 30%) ad un profondo pessimismo dell’anno in corso (-32, 26% ottimisti e 58% pessimisti). E questo si riverbera sulla percezione, di oltre un terzo di essi, che già nei prossimi 12 mesi sarà molto più difficile risparmiare. Di base, il peggioramento delle attese è legato da una parte all’inflazione, dall’altra alle preoccupazioni per il futuro. Infatti, le famiglie colpite da una situazione lavorativa sfavorevole sono rimaste invariate e, al contempo, il tenore di vita è peggiorato per il 19% (contro un 10% del 2021), il 38% ha vissuto difficoltà, mentre coloro che hanno vissuto un miglioramento sono solo il 7%, circa la metà rispetto al 2021.

L’effetto dell’inflazione

L’inflazione sta riducendo i risparmi cumulati, perché per mantenere i consumi molti italiani hanno fatto ricorso alle proprie riserve o a prestiti. Quindi si riducono le famiglie in grado di far fronte con mezzi propri a situazioni di difficoltà: il 39% potrebbe affrontare con serenità una spesa imprevista pari a 10.000 euro, il 75% una di 1.000. La capacità di risparmio è quindi una fonte di tranquillità rispetto all’attuale situazione economia e rimane, come in passato, una priorità: più di un terzo (37%) non vive tranquillo se non mette da parte qualche risparmio, che preferisce tenere liquido, facendo giocare agli investimenti un ruolo di secondo piano. In questo contesto gli italiani fanno sempre più fatica a trovare un investimento ideale.

Il ruolo dell’Ue

In questo scenario incerto, l’Unione Europea continua ad essere vista con favore, si ha fiducia nelle azioni e nelle scelte che verranno prese (57% si fida vs 43% non si fida), quindi l’eventualità di uscire dall’UE è vista come un grave errore dal 69% degli italiani. Il PNRR è un’occasione unica che il Paese deve riuscire a sfruttare, investendo in due settori considerati cruciali: il settore energetico e quello infrastrutturale. Gli italiani avvertono sempre più l’urgenza di agire: il 50% si aspetta interventi immediati nei prossimi 6-24 mesi.

Giovani e politica: come hanno vissuto le elezioni 2022 i GenZ e i Millennials?

Qual è il rapporto dei giovani con la politica? E chi hanno votato GenZ e Millennials alle elezioni politiche dello scorso 25 settembre? Dalle analisi post-voto di Ipsos, effettuate dal team di Public Affairs, emergono evidenti differenze di atteggiamento verso la politica tra i giovanissimi fino ai 26 anni (GenZ) e i giovani adulti tra i 27 e 41 anni (Millennials). Se, ad esempio, tra i GenZ FdI ha un consenso molto limitato, tra i Millennials questo si avvicina sensibilmente al dato medio nazionale. Entrambi poi premiano poi il M5S, sovrarappresentato di diversi punti per entrambe le generazioni, così come SI/Verdi, anche se molto più tra la GenZ.

I Millennials sono i più astensionisti

Al contrario, su partiti come Lega e IV/Azione il giudizio è opposto: la Lega (e in parte Forza Italia) è più votata rispetto alla media nazionale da Millennials e meno dalla GenZ, mentre il contrario è vero per il terzo polo. Un’altra costante poi è la scarsa attrattività del PD. Il livello di astensione tra la GenZ si colloca poco sotto alla media nazionale (35%), superiore solo a quella dei Boomers (30%). Significativamente più alta l’astensione di Millennials e GenX (45% e 40%). In generale, la GenZ ha una visione più ottimista e fiduciosa, mentre i Millennials sono molto più arrabbiati e percepiscono un sentimento di esclusione sociale, che si riversa sui livelli di interesse e partecipazione.

L’ottimismo della GenZ per la democrazia

L’atteggiamento più positivo e ottimista della GenZ per la democrazia si riflette anche sulla validità del progetto europeo (messa in discussione dal 36% dei GenZ, dal 46% dei Millennials e dal 47% della GenX) e sull’interesse per la politica (su una scala da 1 a 10, il voto medio è 5,9 per la GenZ e 4,8 per i Millennials). L’unico elemento che accomuna le due generazioni e le contrappone a Boomers (nati tra 1946-1964) e Silent (1928-1945) è il tema delle ‘nuove famiglie’: entrambe rifiutano nettamente l’idea che l’unica ‘vera’ famiglia sia quella ‘tradizionale’, un’idea invece maggioritaria nella popolazione più anziana.

Un confronto con le generazioni più mature

Nel suo ottimismo, la GenZ assume un profilo di attitudini simile alle generazioni più anziane, in particolare nell’interesse verso la politica. Sono infatti GenZ, Boomers e Silent le generazioni dove questo dato raggiunge la sufficienza, mentre Millennials e GenX sono decisamente più in basso. Le fasce di età intermedie (tardi Millennials e GenX) sono le più propense all’astensione o al voto di protesta. Nel corso degli ultimi 20-30 anni si è assistito a un decadimento del dibattito pubblico e una trasformazione della politica da scontro di ideali/valori a un confronto privo di visioni e aspirazioni. La GenZ non ha vissuto questo decadimento, e rivela un minore attaccamento a partiti e ideologie.

Colloquio di lavoro, i consigli per gestirlo in ogni fase

Cosa si può fare per gestire al meglio il pre e post colloquio quando si cerca un nuovo posto di lavoro? Ormai anche i giovanissimi hanno ben chiaro quanto sia strategico giocarsi tutte le carte nel modo giusto per raggiungere l’obiettivo. Ma forse non sono altrettanto chiari gli step necessari per riuscire ad emergere fra tanti candidati. A queste necessità risponde Page Personnel – agenzia del Lavoro specializzata nella selezione di giovani professionisti qualificati e brand di PageGroup – che ha stilato una sorta di “prontuario” del candidato perfetto. I consigli vanno dall’aggiornamento del curriculum vitae all’ottimizzazione del profilo Linkedin, passando dalla definizione corretta degli obiettivi alla valorizzazione dei propri punti di forza fino alla capacità di gestire un rifiuto.

La ricerca di lavoro? Stressante

“Sappiamo quanto la ricerca di lavoro possa essere stressante e complicata soprattutto per i profili più giovani e con meno anni di esperienza. Per questo abbiamo redatto un toolkit per guidare i candidati in questo percorso. Il primo consiglio che mi sento di dare, prima ancora di aggiornare il cv e inviare la propria candidatura, è definire gli obiettivi professionali e di carriera perché avere un quadro completo di ciò che si desidera (maggiori responsabilità, retribuzione più elevata, possibilità di lavorare da remoto o in una realtà internazionale, ad esempio) aiuta sicuramente ad ottimizzare la ricerca” spiega Francesca Caricchia, executive director di PageGroup.  Un altro punto determinante, poi, è legato alla valorizzazione dei punti di forza e alla gestione dei punti di debolezza: in tutti i colloqui di selezione, infatti, viene chiesto ai candidati di descrivere quali siano le proprie qualità e quali, invece, gli aspetti da migliorare. È per questo importante farsi trovare pronti anche riguardo a questo aspetto.

Essere preparati

Continua l’esperta: “Per essere più efficaci è meglio partire da fatti concreti o dai risultati raggiunti grazie al proprio lavoro. Se, ad esempio, si è stati a capo di un team, raccontare in che modo si siano acquisiti nuovi clienti e/o aumentate le vendite può davvero accrescere le chance di essere scelti. Parlare, invece, dei propri punti di debolezza può essere molto complicato, ma c’è un modo per ribaltare la situazione a proprio favore e dimostrare di essere consapevoli delle proprie lacune e, allo stesso tempo, pronti a migliorare. Se si hanno difficoltà a parlare in pubblico e/o a sostenere conversazioni in inglese, raccontare che ci si è iscritti a dei corsi può davvero fare la differenza e trasformare una situazione potenzialmente negativa in una favorevole”. Conoscere l’azienda per la quale ci si candida è, poi, un altro punto fondamentale. Sapere ciò di cui si occupa l’impresa, cosa sta cercando e chi sono le figure chiave dell’organizzazione può aiutare anche a gestire al meglio il colloquio perché dimostra quanto si è attenti e quanto si prenda sul serio l’opportunità. Infine, c’è un ulteriore aspetto spesso sottovaluto: l’importanza di una buona mail di follow up. Chiedere aggiornamenti è legittimo, e mostra anche interesse, ma la mail deve essere mandata dopo qualche giorno e soprattutto dovrebbe essere chiara ed educata, anche se non si è più interessati a quel posto di lavoro.

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