Intelligenza artificiale: anche i cybercriminali la usano 

L’allarme arriva da Cisco Talos: l’Intelligenza artificiale non rappresenta soltanto una delle rivoluzioni tecnologiche più importanti dell’ultimo decennio, ma è anche terreno fertile su cui prolifera la criminalità informatica. I criminali informatici la utilizzano per migliorare e rendere sempre più efficienti gli attacchi.
D’altronde, aziende e forze dell’ordine utilizzano l’AI per sviluppare nuovi strumenti, tattiche e strategie per automatizzare l’analisi dei dati, effettuare la rilevazione predittiva delle attività illecite e porre rimedio in modo più efficace. 

E di fatto l’Intelligenza artificiale è già una realtà nella cybersecurity.
Sul lato utenti, molti hanno però avuto il primo contatto con tali tecnologie solo negli ultimi mesi, in particolare con l’AI generativa, per generare testi, codice e immagini.

Tanti vantaggi per il cybercrime

Tra i vantaggi principali dell’utilizzo dell’AI da parte dei criminali la minore necessità di coinvolgimento umano nello sviluppo di software, codice, estorsioni e truffe, e la possibilità di analizzare velocemente enormi quantità di informazioni, individuare vulnerabilità e obiettivi.
L’analisi dei big data richiede, invece, notevole potenza di calcolo, limitando la sua applicazione alle organizzazioni criminali più grandi o sponsorizzate da Paesi che possiedono un’infrastruttura capace di offrire tale potenza di calcolo.

L’AI permette inoltre di sviluppare attacchi phishing e social più sofisticati, come la creazione di deepfake incredibilmente realistici, siti web ingannevoli, campagne di disinformazione, profili fraudolenti sui social media e bot sempre più complessi.

Dai deepfake ai malware “auto-metamorfici”

Le organizzazioni criminali sponsorizzate dagli Stati utilizzano l’AI per propagare disinformazione e manipolare gli utenti. Queste tattiche implicano la creazione e la diffusione di contenuti ingannevoli, tra cui deepfake, clonazione vocale, articoli falsi e impiego di bot.
Ma l’AI consente anche la creazione di malware sofisticati, adattabili e difficilmente rilevabili, tramite l’utilizzo di meccanismi ‘auto-metamorfici’ che permettono di modificare la loro natura in base all’ambiente in cui operano.

I ricercatori hanno mostrato come l’AI possa essere utilizzata per effettuare attacchi mirati e intelligenti: il malware si attiva solo quando trova il target previsto ed è in grado di sfuggire alla rilevazione nascondendosi all’interno di applicazioni benigne.

La cybersecurity va al contrattacco con l’analisi predittiva

Ovviamente, anche i professionisti della cybersecurity e le forze dell’ordine possono sfruttarne le potenzialità per sviluppare strumenti, tattiche e strategie innovative nella loro lotta contro il cybercrime moderno.

L’AI permette infatti la rilevazione e la prevenzione delle minacce informatiche più precise ed efficaci. La risposta immediata agli incidenti informatici e l’analisi automatizzata di grandi quantità di dati per identificare le compromissioni sono tra i principali vantaggi dell’utilizzo dell’AI. Che, esaminando questi set di dati, può identificare modelli e tendenze che aiutano gli esperti a restringere l’origine di un attacco.
Ma l’AI consente di utilizzare anche un altro strumento prezioso, l’analisi predittiva, con cui le aziende possono anticipare potenziali minacce informatiche e vulnerabilità adottando un approccio proattivo alla sicurezza.

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