Meno 30% per assegno con quota 100

Le polemiche in Italia non si fermano mai, anche e soprattuto sulla possibile rivoluzione in ambito pensionistico. La cosiddetta pensione quota 100 rischierebbe infatti di costare cara. “Il quadro della finanza pubblica non sconta incrementi della spesa per il personale che se attuati dovranno essere ricoperti o con altre spese o con aumenti di tassazione “, spiega Giuseppe Pisauro, presidente dell’ufficio parlamentare di bilancio. “Inoltre, il quadro economico peggiora e altri elementi contribuiscono a rendere estremamente difficile capire quale sarà il deficit del prossimo anno”, che il governo programma al 2,4% del Pil e la Commissione Ue al 2,9% mentre l’Upb stima al 2,6%. “Nelle valutazioni più recenti dell’Upb, Ufficio Parlamentare di Bilancio che incorporano la manovra al suo valore facciale, l’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche si posizionerebbe nel 2019 al 2,6% del Pil” dice il presidente.

Tante incertezze sul futuro

“In particolare, le divergenze rispetto alla stima della Nadef, nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza e a quella recentemente diffusa dalla Commissione europea sono imputabili alla diversa previsione sulla crescita economica e all’impatto dell’aumento dello spread sulla spesa per interessi”, afferma Pisauro. Le grandezze della finanza pubblica programmate dal governo appaiono soggette a rischi: indebolimento del quadro macroeconomico, impatto dell’evoluzione recente dei tassi di interesse, incertezze sull’efficacia delle misure di razionalizzazione della spesa.

La quota 100, caratteristiche di questo canale di uscita

“L’introduzione della quota 100 per l’anticipo pensionistico – afferma l’Upb, – potrebbe potenzialmente riguardare nel 2019 fino a 437.000 contribuenti attivi. Qualora l’intera platea utilizzasse il canale di uscita appena soddisfatti i requisiti potrebbe comportare un aumento della spesa pensionistica lorda stimabile in quasi 13 miliardi nel 2019 e sostanzialmente stabile negli anni successivi”. “Questa stima – chiarisce l’Upb – non è ovviamente direttamente confrontabile con le risorse stanziate nel Fondo per la revisione del sistema pensionistico per vari fattori: dal tasso di sostituzione dei potenziali pensionati con nuovi lavoratori attivi a valutazioni di carattere soggettivo (condizione di salute o penosità del lavoro) o oggettivo (tasso di sostituzione tra reddito e pensione, divieto di cumulo tra pensione e altri redditi, altre forme di penalizzazione)”. Resta il fatto che, secondo stime Upb, chi optasse per quota 100 subirebbe una riduzione della pensione lorda rispetto a quella corrispondente alla prima uscita utile con il regime attuale da circa il 5% in caso di anticipo solo di un anno a oltre il 30% se l’anticipo è di oltre 4 anni

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