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Il 28% dei dipendenti ‘si sente’ più connesso lavorando da remoto

La situazione epidemiologica e le conseguenti restrizioni hanno influenzato la comunicazione a livello privato e lavorativo. I problemi più discussi tra i dipendenti che lavorano da remoto includono le sfide generate dalle nuove condizioni, l’isolamento sociale e la mancanza di comunicazione tra colleghi. Ma mentre lavorano da remoto i dipendenti italiani si sentono più connessi. Questo perché per semplificare le comunicazioni utilizzano servizi non aziendali o ‘shadow IT’.  Uno studio di Kaspersky rileva infatti che il 57% dei dipendenti italiani non si sente isolato quando lavora da remoto, al contrario: il 28% di chi lavora da casa riesce a comunicare ancora meglio con i propri colleghi.

Aumenta l’utilizzo di servizi di comunicazione non aziendali

Secondo la ricerca, l’utilizzo di servizi di comunicazione non aziendali è aumentato, un fattore che spiega la miglior connessione tra colleghi, segnalata da più della metà dei dipendenti intervistati. Nonostante la maggior parte dei dipendenti italiani si è adattata con successo alle comunicazioni digitali, il 43% però si sente ancora isolato quando lavora da casa.  Tenuto conto che la solitudine, così come altri fattori demotivanti come stanchezza e ansia, contribuiscono al burnout, questo dato dovrebbe essere motivo di preoccupazione per i dirigenti aziendali.

L’interazione informale tramite software non aziendali facilita la comunicazione

A livello europeo, solo l’utilizzo di servizi di posta elettronica non aziendale è diminuito dal 66% al 63%, ma sono in aumento altri servizi non aziendali come quelli di messaggistica (dal 56% al 58%), i software non aziendali di pianificazione delle risorse (dal 42% al 45%), le piattaforme di web conferencing (dal 79% all’82%) e i social network (dal 62% al 67%). L’interazione informale tra colleghi tramite software non aziendali facilita la comunicazione e dà la sensazione di essere più connessi, ma al contempo fa aumentare i rischi informatici per l’azienda. I cosiddetti servizi ‘shadow IT’ non sono infatti implementati e controllati dai dipartimenti IT aziendali, e potrebbero essere potenzialmente pericolosi.

I reparti IT non controllano l’accesso ai servizi shadow

“Le persone solitamente utilizzano strumenti aggiuntivi per motivi leciti, e non c’è niente di sbagliato se i dipendenti cercano di rendere più semplice il loro lavoro e la comunicazione tra colleghi – commenta Andrey Evdokimov, Head of Information Security di Kaspersky -. Questa situazione si traduce in un aumento del rischio perché durante lo sviluppo di modelli di minaccia, diagrammi di flusso di dati e pianificazione i difensori non prendono in considerazione gli strumenti non autorizzati. Inoltre, i reparti IT non controllano l’accesso ai servizi shadow e i dipendenti rischiano di compromettere preziose informazioni aziendali”.

L’effetto Covid sull’attività di mediazione per locazioni e conflitti

Con la pandemia la “litigiosità” e il ricorso alla mediazione per i conflitti in materia di affitto d’azienda è aumentata del 133%, e per le locazioni residenziali e commerciali del 35%. La pandemia sembra infatti avere spinto le parti a rinegoziare i contratti per le sopraggiunte difficoltà economiche ad adempiere gli obblighi contrattuali. Inoltre, sono cresciute anche le mediazioni in materia di successione (+11%), legate anche all’incremento dei decessi, mentre sono calate del 74% le liti in materia di condominio, per via delle restrizioni sanitarie che hanno limitato o impedito lo svolgimento delle assemblee condominiali. Si tratta di alcuni dati rilevati dalla Camera Arbitrale di Milano e dal suo Servizio di Conciliazione, in relazione al deposito delle domande di mediazione nel periodo compreso tra marzo 2020 e marzo 2021.

La mediazione dimostra capacità di resilienza durante la crisi

Nei mesi del lockdown si rileva in generale un calo del 60% dei depositi di domande di mediazione a causa delle restrizioni sanitarie. Da giugno 2020 si è invece registrata una ripresa del +70% del deposito dei procedimenti, e oggi l’attività del Servizio di conciliazione di Camera Arbitrale di Milano è tornata a ritmi pre-crisi. La mediazione ha dimostrato una capacità di resilienza, gli organismi di mediazione sono sempre stati operativi anche nei momenti più duri dell’emergenza, laddove gli uffici giudiziari hanno sofferto blocchi di attività e rallentamenti, dovuti alle restrizioni imposte a livello normativo dall’emergenza sanitaria.

Aumenta la fiducia nelle attività legali legate alle controversie

Si registra un cambiamento qualitativo nelle liti risolte in mediazione: è aumentato del 160% il valore medio delle controversie gestite dal Servizio di conciliazione della Camera Arbitrale di Milano. Questo è dovuto a una maggiore fiducia nello strumento da parte di legali e dei loro clienti per controversie di valore più alto, a ulteriore smentita della convinzione che la mediazione sia adatta soprattutto per le liti “bagatellari”. Inoltre, l’oggetto delle controversie si è spostato dai tradizionali ambiti come controversie bancarie, finanziarie, assicurative e condominiali a quelle in materia di affitto d’azienda (+ 133%) e locazione (+35%).

Nel 2020 il 90% degli incontri di mediazione è avvenuto online

Anche l’atteggiamento nei confronti della mediazione è cambiato, gli avvocati sono più aperti e collaborativi, perché è più sentita rispetto al passato l’urgenza di trovare soluzioni rapide ed efficaci alle liti. L’emergenza Covid ha impresso una particolare urgenza al dialogo e al confronto, il valore aggiunto della mediazione rispetto al processo giudiziario ordinario. Quanto alla mediazione online, ha dimostrato di essere efficiente e apprezzata da legali e parti. Il 90% dei 1.291 incontri di mediazione tenuti in Camera Arbitrale di Milano nel 2020 è avvenuto online. Va però anche osservata una maggiore emotività che caratterizza gli incontri a distanza, anche per la mancanza di un luogo effettivamente neutrale.

Facebook contro le fake news, ora fact-checking anche di foto e video

Facebook mette in campo alcune novità contro le fake news, dal fact-checking di foto e video all’estensione del programma di controllo della veridicità delle notizie in 14 paesi, Italia compresa, all’uso della piattaforma aperta Claim Review. La verifica di foto e video include anche i contenuti che vengono manipolati o quelli fuori contesto.

Facebook sta perciò tentando di contrastare il fenomeno non solo perfezionando il potente algoritmo che sovrintende la bacheca degli utenti. La verifica di foto e video sarà disponibile quindi anche in Francia, Irlanda, India e Messico: “stiamo lavorando per estenderla a più paesi, Italia compresa – spiega Tessa Lyons, product manager di Facebook -. Siamo consapevoli che i fact-checker non possono rivedere le storie ad una ad una, stiamo quindi cercando nuovi modi per individuare le notizie false e agire su larga scala”.

Ridurre la diffusione di pagine e domini che condividono notizie false

In Italia per la verifica di notizie Facebook dal mese di gennaio 2018 è in partnership con Pagella Politica, il sito italiano dedicato interamente al fact-checking delle dichiarazioni dei politici. Ridurre la diffusione delle pagine e dei domini che ripetutamente condividono notizie false, “rimuovendo la loro possibilità di monetizzare”, è uno degli aggiornamenti messi in campo da Facebook per combattere le fake news, riporta una notizia Ansa.

Limitare le interferenze straniere nel dibattito pubblico

“Per contribuire a limitare le interferenze straniere nel dibattito pubblico, abbiamo inoltre iniziato a utilizzare l’apprendimento automatico per aiutare a identificare e ridurre la visibilità di pagine straniere che potrebbero diffondere, per fini economici, notizie false alle persone in altri Paesi”, aggiunge Tessa Lyons.

I recidivi che continuano a diffondere fake news si troveranno quindi di fronte meccanismi di machine learning sempre più sofisticati, in grado di identificare più pagine simili o altre riaperte poco dopo.

Claim Review è una piattaforma aperta in grado di scovare titoli e informazioni false

Per la verifica della veridicità delle notizie Facebook lavorerà con i partner del fact-checking per utilizzare Claim Review di Schema.org, una piattaforma aperta che contiene dati e analisi in grado di scovare su più siti web titoli e informazioni false. In questo modo il social è in grado di visualizzare il rating assegnato dai fact-checker, e non solo quello applicato da Facebook stesso.

Claim Review è in grado di attingere a dati e analisi in collaborazione con il mondo accademico. Facebook infatti ha lanciato lo scorso aprile una commissione composta da accademici in grado di valutare con più precisione il ruolo dei social media nelle elezioni e nella democrazia in generale.

La miglior cura per la tua caldaia

Un corretto utilizzo, certo, ma anche e soprattutto la costanza di monitorare i fumi, l’accensione e la combustione della caldaia. La cura che dobbiamo riservarle è senz’altro differente se si trova all’interno o all’esterno della nostra abitazione, ma in ogni caso lasciar passare troppo tempo tra una manutenzione e l’altra è dannoso e può aumentare, oltre alla pericolosità legata a perdite o errate combustioni, anche i consumi di gas. Operare quindi puntualmente la revisione della tua caldaia è essenziale e fortemente consigliato, affidandosi ad aziende esperte che non cerchino necessariamente il problema, ma siano in grado di valutarne il corretto funzionamento .

Affidatevi quindi sempre ad un centro assistenza vicino e che abbia buoni feedback..

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