Category Archives: Opinioni

Incidenti informatici? Nella maggioranza dei casi sono dovuti a errori umani 

L’errore umano si rivela essere una delle principali cause di quasi due terzi di tutti gli incidenti informatici degli ultimi due anni. E la “colpa” è soprattutto della mancanza di competenze specifiche. Questo dato, decisamente preoccupante, emerge da un recente studio globale commissionato da Kaspersky.

Il 50% dei professionisti della cybersicurezza, a livello globale, ammette di aver commesso errori all’inizio della propria carriera a causa della mancanza di conoscenze teoriche o pratiche. Questa percentuale aumenta al 60% per coloro che possono vantare un’esperienza minore, ovvero compresa tra i due e i cinque anni.

Senza formazione il rischio aumenta

Un altro studio condotto sempre da Kaspersky evidenzia che, negli ultimi due anni, le organizzazioni aziendali hanno subito almeno un incidente informatico a causa della mancanza di personale qualificato in materia di cybersicurezza. Nonostante la ricerca di personale più preparato e competente possa essere una soluzione, il settore affronta una grave carenza di professionisti della sicurezza informatica. A oggi si tratta di una domanda occupazione che necessita, secondo le stime, di circa 4 milioni di addetti.

I giovani non sono preparati alle sfide che li aspettano

Il gap di competenze in materia di cybersicurezza è aggravato dal fatto che molti neoassunti devono fare i conti con profonde lacune sull’argomento. Tanto che, proprio a causa di questa non conoscenza, vivono difficoltà iniziali e provocano errori nello svolgimento del loro lavoro. Scarso aggiornamento dei software, utilizzo di password deboli e mancata esecuzione tempestiva di backup sono alcuni degli errori comuni commessi all’inizio della carriera.
Le sfide che deve affrontare il settore spiegano il motivo per cui quasi la metà dei professionisti InfoSec ha impiegato più di un anno per sentirsi a proprio agio nel proprio ruolo.

Necessario adottare misure preventive e reattive

Per affrontare il gap di conoscenze, Kaspersky raccomanda misure preventive e reattive. A livello didattico, i programmi di formazione dovrebbero essere aggiornati e più flessibili, creati in collaborazione con gli esperti del settore. Coloro che intendono entrare professionalmente nel mondo della cybersicurezza possono acquisire esperienza attraverso stage in dipartimenti di sicurezza informatica o ricerca e sviluppo.

Dal canto loro, le aziende possono investire in programmi di aggiornamento del personale, aiutando i dipendenti a rimanere competitivi in un contesto in continuo cambiamento.

Un mondo informatico in rapida evoluzione

In conclusione, il report di Kaspersky fornisce approfondimenti sul percorso formativo degli esperti di cybersicurezza e sulle difficoltà iniziali affrontate nella loro carriera, sottolineando l’importanza di un approccio completo all’onboarding e alla formazione continua. Solo così è possibile garantire la sicurezza informatica in un mondo digitale in rapida evoluzione.

L’innovazione tecnologica aiuta. Lo pensa l’88% degli italiani 

Sebbene permangono alcune perplessità relative all’utilizzo dei dati e al rischio di isolamento relazionale, gli italiani danno un giudizio sostanzialmente positivo sull’innovazione tecnologica.
Se per le imprese rappresenta un grande driver di trasformazione, secondo l’88% degli italiani l’innovazione tecnologica aiuta l’attività imprenditoriale e produttiva, agevolando la crescita non solo delle grandi realtà, ma anche delle piccole aziende (29%).

Emerge dalla ricerca globale realizzata da Ipsos per Maker Faire Rome – The European Edition, manifestazione promossa e organizzata dalla Camera di Commercio di Roma.
Secondo la ricerca, gli italiani poi sentono di possedere più competenze digitali di americani, francesi e tedeschi. Grazie alla tecnologia per loro l’esistenza quotidiana è diventata più facile e intensa. Ma anche più stressante e isolata.

Pochi dubbi: la vita quotidiana è stata migliorata dalla tecnologia

In generale l’innovazione tecnologica ha mutato radicalmente il modo di informarsi, viaggiare, fare la spesa, ma ha anche aumentato le differenze sociali tra Paesi ricchi e poveri, tra anziani e giovani, tra manager e lavoratori.

Le sensazioni suscitate dalla tecnologia in Italia sono contrastanti. Se dipendenza (39%) e fiducia (37%) vanno di pari passo, generalmente la tecnologia suscita sentimenti positivi, come serenità (29%), attesa (24%) e facilità (22%). 
Nel saldo tra gli aspetti della vita quotidiana che la tecnologia ha migliorato o peggiorato, per tutti i cittadini dei vari paesi il saldo è molto positivo riguardo l’informarsi, sapere e conoscenza, fare shopping e gestione dei trasporti e della mobilità.

Meno positivo il giudizio su effetti sociali e relazioni 

Più pernicioso il quadro degli effetti sociali dal punto di vista delle relazioni. Inoltre, in tutti i paesi i cittadini segnalano che le innovazioni tecnologiche hanno aumentato i tassi di esclusione sociale. 
Decisamente più positive le valutazioni sull’impatto che l’innovazione tecnologica ha avuto per le imprese. 

I settori che hanno saputo avvantaggiarsi maggiormente della trasformazione digitale sono le banche, e ovviamente, le società informatiche, seguite da Assicurazioni, imprese turistico e alberghiero, Grande distribuzione organizzata. Le innovazioni tecnologiche percepite come più costruttive sono IoT, robotica collaborativa, Big Data Analytics, manifattura additiva. In Italia in particolare, l’Intelligenza artificiale è vista come una tecnologia in grado di migliorare la vita quotidiana.

Cosa farà l’AI fra 10 anni?

La maggioranza dei cittadini ritiene che nei prossimi 10 anni, l’AI sarà un elemento fondamentale o comunque importante della vita quotidiana (84% in Italia) e migliorerà soprattutto le possibilità di informarsi, accrescere le conoscenze, la gestione dei trasporti e della salute, lo shopping e il fare impresa.

Peggiorerà, invece, le relazioni. E previsioni negative coinvolgono il tema del lavoro, con il timore di perdita di posti di lavoro, l’obsolescenza delle competenze e minori opportunità per i lavoratori a bassa digitalizzazione, la chiusura delle imprese tradizionali, e progressivo isolamento e alienazione.
Le nuove tecnologie avranno, tuttavia, un impatto positivo a livello ambientale, soprattutto sulle fonti rinnovabili, gli sprechi alimentari e la catena alimentare sostenibile.

Violenza tra adolescenti: cosa ne pensano i giovani? 

Lo rivela l’indagine ‘I giovani e la violenza tra pari’, condotta da Ipsos per ActionAid con il supporto dell’IBISG, l’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai: secondo i ragazzi e le ragazze adolescenti in Italia a commettere atti di violenza nel nostro Paese sono i ragazzi maschi, soprattutto se in gruppo, e gli uomini adulti che è possibile incrociare anche fuori da scuola. Quattro giovani italiani su cinque ritengono però che una donna possa sottrarsi a un rapporto sessuale se davvero non lo vuole, ma uno su cinque crede che le ragazze possano contribuire a provocare la violenza sessuale se mostrano un abbigliamento o un comportamento eccessivamente provocante.

Sono le caratteristiche fisiche a scatenare la violenza

Tra i principali motivi per cui si diventa oggetto di violenza secondo gli adolescenti italiani al primo posto sono indicate le caratteristiche fisiche (50%), seguite dall’orientamento sessuale (40%) e dall’appartenenza di genere (36%). Il primo danno in seguito alla violenza subita, indicato dal 27% degli intervistati senza distinzione di genere è il malessere psicologico. Al secondo posto, isolamento e depressione (21%), e al terzo disagio e vergogna (18%).Ma non sempre i ragazzi e le ragazze che subiscono una qualche forma di violenza poi la denunciano. Il motivo principale è la vergogna nel raccontare quanto è accaduto al mondo adulto, seguito dalla paura a dirlo, la percezione dell’inutilità della denuncia, e il timore di ulteriori minacce da parte dell’aggressore.

Cosa è violenza?  

La maggioranza dei giovani (80%) considera violenza toccare le parti intime di qualcuno senza consenso, ma uno su cinque non riconosce questa violenza. A seguire, in particolar modo i giovani ragazzi, considerano violenza picchiare qualcuno, comportamento che registra il 79% delle risposte.
Al terzo posto, con il 78%, fare foto/video in situazioni intime e diffonderle ad altre persone, soprattutto per le ragazze, con l’84% delle citazioni.

Le ragazze sono più esposte anche alle molestie verbali

Sono le ragazze, più dei ragazzi, a vivere con maggior frequenza atti di violenza tra pari, in qualsiasi forma essa si manifesti.
Infatti, molto più spesso dei coetanei assistono a gossip, prese in giro, insulti, scherzi, esclusione di persone dai gruppi, situazioni in cui le parti intime di una persona vengono toccate senza consenso, diffusione non consensuale di foto e video di situazioni intime. Inoltre, le ragazze rischiano più spesso di ricevere molestie verbali mentre camminano per strada, essere toccate nelle parti intime, essere vittime di scherzi o commenti a sfondo sessuale e della diffusione di foto/video che le ritraggono in situazioni intime. I ragazzi, invece, rischiano principalmente di essere picchiati e le persone transgender/fluide/non binarie di venire insultate.

Per acquistare sostenibile un italiano su tre pagherebbe di più

Il 31% degli italiani è disposto a pagare di più per gli acquisti sostenibili, anche se ciò ha un impatto sulle proprie finanze. È quanto emerge da un sondaggio realizzato da Ipsos per l’edizione 2023 del Salone della Csr e dell’innovazione sociale, condotto a maggio 2023 su un campione di 1000 persone over 16.
Inoltre, il 46% degli intervistati accetterebbe di scendere a compromessi sulla qualità del proprio stile di vita se questi andrebbero a beneficio dell’ambiente. Ad esempio, consumando meno energia, mangiando meno carne o limitando la plastica monouso.

Pronti alla sfida, e lo dimostrano nel quotidiano

I dati del sondaggio mettono in evidenza una novità importante: ormai è chiaro ai cittadini che la transizione sostenibile ha un costo, e che perseguirla richiede e richiederà la sottrazione di risorse ad altri ambiti o aumentare il prelievo fiscale, se non addirittura entrambi. Oggi, a 11 anni dalla prima edizione del Salone, gli italiani sono pronti alla sfida e lo dimostrano nel quotidiano. L’89% delle famiglie si impegna nella raccolta differenziata, l’88% nel risparmio energetico, l’87% nel ridurre il consumo idrico. E il 60% acquista prodotti biologici, pur con un’ampia forbice tra chi lo fa abitualmente (19%) e chi ‘abbastanza’ (41%). Il quadro è identico nella scelta dei prodotti del marcato equo e solidale, che si attesta al 56% delle preferenze, con il 17% di consumatori abituali e il 39% che diversifica maggiormente l’acquisto.

Incerti sulla reale efficacia della transizione green 

“Quello che non cambia, invece, è la consapevolezza che abitare il cambiamento è impegnativo e richiede di uscire dalle proprie abitudini – commenta Andrea Alemanno, Principal di Ipsos Strategy3 -. Molti si sentono pronti a ‘traslocare’, ma questa disposizione ideale è frenata dalle conseguenze negative, se comparate con un effetto non altrettanto certo. Infatti per il 58% degli italiani sarà impossibile realizzare transizioni energetiche, ambientali, digitali e sociali senza avere ripercussioni negative su alcuni membri o settori della società. Quasi la metà (45%) si attende ripercussioni limitate e gestibili, e solo il 18% ritiene che i benefici supereranno largamente i disagi. Accelerare questa fase di trasformazione è fondamentale”.

Un Salone dedicato alla Corporate Social Responsability 

Il programma 2023 del Salone della Csr è articolato in 12 aree tematiche che toccheranno diversi ambiti, dalla gestione sostenibile della casa all’innovazione nell’agrifood, dall’energia alla comunicazione e dalla finanza alla cultura. Un tema centrale sarà la valutazione degli impatti generati: anche per questo il Salone promuove la seconda edizione del Premio Impatto.
Dopo il successo del 2022, riferisce Adnkronos, l’augurio è di poter contare sulla partecipazione di un numero sempre maggiore di imprese e associazioni non profit, che raccontino perché è importante misurare il valore creato dalle proprie attività.

Google Feed, qual è il rapporto fra algoritmo e interazioni dell’utente? 

Un nuovo studio condotto da scienziati della Rutgers School of Communication and Information, dell’Università di Stanford e della Northeastern University, pubblicato sulla rivista Nature, ha rivelato che le selezioni effettuate dall’utente sembrano avere un ruolo maggiore dell’algoritmo nelle scelte di notizie inaffidabili fornite dal Google Feed.
Nonostante l’importante ruolo degli algoritmi nella selezione delle notizie proposte agli utenti, riporta un approfondimento ripreso da Agi, poche ricerche si sono focalizzate sull’analisi dei metodi di assortimento del Feed. Il team di ricerca, guidato da Katherine Ognyanova, ha confrontato l’esposizione, ovvero l’insieme di link presenti nei risultati di ricerca, i follow, collegati alle pagine che le persone scelgono di visitare, e il coinvolgimento, cioè l’insieme di siti visitati da un utente durante la navigazione.

L’algoritmo continua a contare, però…

I ricercatori hanno affrontato la preoccupazione di lunga data secondo cui gli algoritmi digitali apprendano dalle preferenze espresse in base alle cronologie e dalle informazioni superficiali per soddisfare gli atteggiamenti e i pregiudizi degli utenti stessi. Secondo gli esperti, i risultati del feed sembrano differire solo leggermente in base alle ideologie politiche di base, ma mostrano differenze significative quando le persone iniziano a visitare determinate pagine web.

C’è un potenziale pericolo?

Questo studio evidenzia che gli algoritmi di Google possono generare risultati polarizzanti e potenzialmente pericolosi, anche se questi emergono in modo uniforme tra gli utenti con opinioni politiche diverse. Il gruppo di ricerca ha raccolto informazioni attraverso due ondate di un sondaggio che ha valutato i risultati di un’estensione del browser progettata per misurare l’esposizione e il coinvolgimento in relazione a determinati contenuti online durante le elezioni statunitensi del 2018 e del 2020.

Cosa rivelano gli URL dei risultati di ricerca

Nell’ambito dell’indagine, 1.021 partecipanti hanno installato un’estensione del browser per Chrome e Firefox che ha registrato gli URL dei risultati di ricerca di Google, la cronologia e una serie di dati relativi ai contenuti visionati dagli utenti. Il sondaggio mirava a distinguere l’orientamento politico dei partecipanti. I risultati hanno mostrato che l’identificazione e l’ideologia politiche non erano correlate all’esposizione e alla qualità delle notizie a cui gli utenti erano esposti.
Al contrario, è emerso un chiaro legame tra l’identificazione politica e l’interazione con contenuti polarizzanti. Katherine Ognyanova commenta: “I motori di ricerca tendono a mostrare alle persone contenuti inaffidabili, ma il nostro lavoro sottolinea che gli utenti stessi e le scelte compiute nel tempo possono influenzare direttamente la tipologia di link che vengono proposti nel proprio Feed”.

Colloquio di lavoro, i consigli per gestirlo in ogni fase

Cosa si può fare per gestire al meglio il pre e post colloquio quando si cerca un nuovo posto di lavoro? Ormai anche i giovanissimi hanno ben chiaro quanto sia strategico giocarsi tutte le carte nel modo giusto per raggiungere l’obiettivo. Ma forse non sono altrettanto chiari gli step necessari per riuscire ad emergere fra tanti candidati. A queste necessità risponde Page Personnel – agenzia del Lavoro specializzata nella selezione di giovani professionisti qualificati e brand di PageGroup – che ha stilato una sorta di “prontuario” del candidato perfetto. I consigli vanno dall’aggiornamento del curriculum vitae all’ottimizzazione del profilo Linkedin, passando dalla definizione corretta degli obiettivi alla valorizzazione dei propri punti di forza fino alla capacità di gestire un rifiuto.

La ricerca di lavoro? Stressante

“Sappiamo quanto la ricerca di lavoro possa essere stressante e complicata soprattutto per i profili più giovani e con meno anni di esperienza. Per questo abbiamo redatto un toolkit per guidare i candidati in questo percorso. Il primo consiglio che mi sento di dare, prima ancora di aggiornare il cv e inviare la propria candidatura, è definire gli obiettivi professionali e di carriera perché avere un quadro completo di ciò che si desidera (maggiori responsabilità, retribuzione più elevata, possibilità di lavorare da remoto o in una realtà internazionale, ad esempio) aiuta sicuramente ad ottimizzare la ricerca” spiega Francesca Caricchia, executive director di PageGroup.  Un altro punto determinante, poi, è legato alla valorizzazione dei punti di forza e alla gestione dei punti di debolezza: in tutti i colloqui di selezione, infatti, viene chiesto ai candidati di descrivere quali siano le proprie qualità e quali, invece, gli aspetti da migliorare. È per questo importante farsi trovare pronti anche riguardo a questo aspetto.

Essere preparati

Continua l’esperta: “Per essere più efficaci è meglio partire da fatti concreti o dai risultati raggiunti grazie al proprio lavoro. Se, ad esempio, si è stati a capo di un team, raccontare in che modo si siano acquisiti nuovi clienti e/o aumentate le vendite può davvero accrescere le chance di essere scelti. Parlare, invece, dei propri punti di debolezza può essere molto complicato, ma c’è un modo per ribaltare la situazione a proprio favore e dimostrare di essere consapevoli delle proprie lacune e, allo stesso tempo, pronti a migliorare. Se si hanno difficoltà a parlare in pubblico e/o a sostenere conversazioni in inglese, raccontare che ci si è iscritti a dei corsi può davvero fare la differenza e trasformare una situazione potenzialmente negativa in una favorevole”. Conoscere l’azienda per la quale ci si candida è, poi, un altro punto fondamentale. Sapere ciò di cui si occupa l’impresa, cosa sta cercando e chi sono le figure chiave dell’organizzazione può aiutare anche a gestire al meglio il colloquio perché dimostra quanto si è attenti e quanto si prenda sul serio l’opportunità. Infine, c’è un ulteriore aspetto spesso sottovaluto: l’importanza di una buona mail di follow up. Chiedere aggiornamenti è legittimo, e mostra anche interesse, ma la mail deve essere mandata dopo qualche giorno e soprattutto dovrebbe essere chiara ed educata, anche se non si è più interessati a quel posto di lavoro.

Welfare familiare: il 60% delle famiglie preferisce l’assistenza in casa

A quanto emerge dal report Le famiglie, il lavoro domestico, i caregiver, le Rsa, elaborato nell’ambito del progetto Welfare familiare e valore sociale del lavoro domestico in Italia, realizzato dal Censis per Assindatcolf (Associazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico), alle Rsa (Residenza sanitaria assistenziale) le famiglie preferiscono le badanti. Per l’assistenza a un familiare anziano o non autosufficiente, il 58,5% delle famiglie italiane non esita a scartare il ricorso a una Rsa, preferendo l’assunzione di una badante. Solo il 41,5% prende in considerazione la scelta di una Rsa: di queste, il 21,3% si rivolgerebbe a una struttura convenzionata, il 14,2% privata, e il 6,0% pubblica. Secondo il report le donne mostrano l’orientamento più marcato a evitare una Rsa (60,1% vs 56,1% uomini), ma anche gli stessi anziani sono scettici. Lo è il 50,8% di chi ha un’età inferiore ai 55 anni, il 52,9% di chi ha un’età compresa tra 55-64 anni e il 69,5% degli over 64.

I dubbi sulle Rsa

Da report si ricava la rappresentazione di un sistema di welfare ancora zoppicante, al quale non corrisponde un’iniziativa riformatrice tempestiva. Il disegno di legge ‘Disposizioni per il riconoscimento e il sostegno del caregiver familiare’, datato agosto 2019, è infatti ancora fermo in Senato. La distanza dal modello organizzativo delle Rsa, per come si configura oggi, è spiegata soprattutto dai dubbi relativi alla qualità delle relazioni che si potrebbero mantenere all’interno delle strutture di assistenza. Chi esclude il ricorso a una Rsa è consapevole delle difficoltà a riproporre, all’esterno della propria casa, le attenzioni rivolte alla persona anziana o non autosufficiente (59,0%).

…e le motivazioni della scelta

C’è inoltre la convinzione che il distacco dalla propria abitazione produrrebbe effetti negativi sul familiare da assistere (20,9%). Al contrario, la scelta di una Rsa è invece motivata dalla professionalità del personale impiegato nelle strutture di assistenza (63,3%).  Minore rilevanza assumono altri aspetti, come l’importo della retta da pagare, che rimanda a una valutazione della sostenibilità della spesa (9,1%), e la vicinanza della struttura (9,0%), che garantirebbe la possibilità di visitare più frequentemente il familiare affidato alla Rsa.  Qualità dell’ambiente e dotazione di strumenti che garantiscano un certo grado di autonomia agli assistiti raccolgono complessivamente circa il 15% delle indicazioni.

Sostenere i caregiver familiari

Il 53,4% delle famiglie considera prioritario alleviare la fatica che grava sui caregiver attraverso l’intervento di personale esterno. Tra le soluzioni da adottare a favore dei caregiver viene indicato il riconoscimento di forme di reddito che possano almeno in parte ricompensare il ruolo sostitutivo svolto a causa della mancanza di strumenti di welfare adeguati per l’assistenza di persone anziane o non autosufficienti (25,5%). A seguire, si auspica la possibilità per il caregiver di lavorare da casa (9,0%), mentre per il 6,7% servirebbero l’assicurazione contro gli infortuni domestici e la possibilità di poter accedere a una pensione sulla base di contributi figurativi. Per il 5,4%, poi, sarebbero utili percorsi formativi per qualificare l’assistenza offerta al familiare.

Un sonno notturno riposante migliora la giornata degli italiani

Se il buongiorno si vede dal mattino per gli italiani una giornata appagante significa avere uno stato emozionale e mentale equilibrati. Le 5 condizioni che definiscono un ‘buon’ giorno per gli italiani sono riuscire a svolgere normalmente le attività quotidiane (59%), essere di buonumore (59%), mantenere alte le capacità cognitive (41%), vivere la giornata senza ansie (40%) e avere controllo sulle emozioni personali (26%). Lo ha scoperto una ricerca di Emma, The Sleep Company, l’azienda produttrice di sistemi per il sonno. Secondo la ricerca quasi tutti gli italiani (90%) sono consapevoli che le loro performance giornaliere sono influenzate dalla qualità del sonno notturno. Un sonno notturno rigenerante, senza interruzioni, consente infatti di alzarsi al mattino con entusiasmo, e partire con il piede giusto per affrontare al meglio la giornata.  

Quasi 9 italiani su 10 sono insoddisfatti della qualità del proprio sonno

Ma negli ultimi sei mesi, oltre 1 italiano su 4 (26%) si è svegliato male per metà giorni della settimana, stanco e senza energia almeno 3 o 4 volte nel corso della settimana. Tali condizioni si traducono in scarse performance mentali e malessere emotivo, e il 53,5% avverte capacità cognitive inferiori, il 45% è di cattivo umore, percepisce poco controllo sulle emozioni personali (26%) o accusa stati d’ansia (25%). Se un buon riposo notturno è la chiave di volta per iniziare la giornata nel migliore dei modi, quasi 9 italiani su 10 (87%) sono insoddisfatti della qualità del proprio sonno, e solo il 13% valuta il proprio riposo notturno ottimale. Il 7% dorme infatti tra 3-5 ore a notte, quando invece bisognerebbe riposare 7-9 ore.

I pensieri stressanti fanno capolino proprio al momento di stendersi a letto

Le notti degli italiani paiono essere difficoltose soprattutto a causa di tre fattori principali: preoccupazioni, difficoltà ad addormentarsi e sonno frammentato. Infatti, oltre la metà (52%) è disturbato da pensieri stressanti che fanno capolino proprio al momento di stendersi a letto, il 34% trova faticosa la fase di addormentamento, e i continui risvegli notturni mettono a dura prova il 31%.
Perché il sonno notturno sia effettivamente rigenerante è fondamentale considerare la camera da letto come ‘un tempio di pace’. Device tecnologici e altre attività dovrebbero essere banditi, eppure il 65% ama molto stare sotto le coperte usando smartphone e tablet o guardando la TV (30%).

Il buon riposo migliora la salute e le performance

Una buona qualità del sonno può essere collegata al successo professionale e a maggiori guadagni, può aiutare gli studenti a conseguire voti più alti e incrementare il desiderio sessuale. Inoltre, un buon riposo facilita la risoluzione di problemi: il 62% delle persone che ha dormito bene è in grado di risolvere quesiti complicati, rispetto al 24% di chi ha riposato male. Basta anche soltanto una notte di sole quattro ore di sonno a ridurre del 70% la circolazione delle cellule NK Natural Killer (globuli bianchi coinvolti nelle risposte immunitarie). E sono sufficienti anche solo due notti non riposanti consecutive per far apparire una persona meno attraente e sana, mentre chi dorme meglio vanta livelli di invecchiamento cutaneo particolarmente bassi.

Lo smart working al tempo del lavoro liquido

Dalla nuova gestione liquida del lavoro non si torna più indietro. E lavoratori e aziende concordano su una linea comune: mantenere lo Smart working in futuro. Un’indagine condotta a marzo 2022 da Reverse, azienda internazionale di risorse umane, insieme ad altri partner, mette a confronto le opinioni di lavoratori e management aziendale. L’indagine, dal titolo ‘Lavoro liquido: a che punto siamo tra Smart working e nuova governance?’ rivela che se all’unanimità lavoratori e aziende chiedono una soluzione di Smart working ibrida e flessibile, i maggiori sostenitori di questa soluzione sono gli intervistati tra i 20 e i 30 anni. Ma è molto sentita, sia dalle aziende sia dai lavoratori, anche la questione della reperibilità e della disconnessine durante il lavoro da remoto.

Diritto alla disconnessione e gestione della reperibilità

Quello della disconnessione è un tema che raccoglie molti aspetti. Riguarda infatti le normative, la modalità di lavoro per obiettivi, e la capacità dell’azienda di mantenere l’engagement dei propri collaboratori anche da remoto. Il 45% dei lavoratori afferma che lavorando da casa ha sofferto molto per una maggiore richiesta di disponibilità online. Dai racconti degli HR emerge un’azione decisa delle aziende per trovare la corretta gestione della reperibilità di chi lavora in Smart working, mettendo in pratica azioni di diverso tipo, dall’ufficializzazione dell’ampliamento dell’orario di reperibilità per chi lavora in Smart working alla gestione autonoma dei team. Ma una regolamentazione è sentita come necessaria da entrambe le parti.

Lavoratori e aziende divisi su chi deve sostenere i costi

L’80% dei lavoratori sostiene che l’azienda dovrebbe partecipare alle spese sostenute da chi lavora da casa (connessione a internet, postazione di lavoro, ecc.). In netto contrasto il parere delle aziende, la cui totalità non prevede di modificare il contratto includendo una partecipazione alle spese per chi lavora in Smart working. Ma sia lavoratori sia aziende sono concordi nel volgersi verso un’organizzazione del lavoro per obiettivi. Il 56% dei lavoratori afferma che la propria azienda ha riprogrammato il lavoro su obiettivi per agevolare il lavoro da remoto. E il 60% degli HR Manager afferma di aver introdotto o essere in procinto di introdurre modalità di lavoro per obiettivi in cui l’orario è fluido.

Adeguare gli spazi e offrire percorsi di formazione

Secondo il 60% dei lavoratori è necessario adeguare gli spazi alla nuova modalità di lavoro liquido. Gli HR Manager affermano che le aziende stanno modificando completamente e in tempi molto rapidi il loro assetto (Open space, pc portatili, desk sharing). L’82% dei lavoratori afferma poi che introducendo lo Smart working l’azienda deve porre maggiore attenzione ai percorsi di formazione. Ma secondo il 90% delle aziende sono stati istituiti percorsi di formazione per i collaboratori su specifiche piattaforme online di e-learning, o tramite webinar, e in alcuni casi, con l’istituzione di Academy online.

Prodotti per dormire: in un anno +26% di ricerche online

A quanto riporta una ricerca condotta da Bva Doxa, quasi un italiano su tre dorme un numero insufficiente di ore, e uno su sette riporta una qualità insoddisfacente del proprio sonno. Per indagare ulteriormente il fenomeno, idealo, il portale internazionale di comparazione prezzi, ha testato l’interesse degli italiani sul mondo del sonno, verificando che le categorie legate al settore hanno registrato nel corso dell’ultimo anno un balzo del +26% rispetto all’anno precedente. Non è un caso se al sonno venga dedicata addirittura una giornata a livello globale: il 18 marzo in tutto il mondo viene celebrato infatti il World Sleep Day, una giornata dedicata alla promozione della cultura e della consapevolezza sull’importanza del sonno.

I prodotti più cercati? Cuscini, piumini e farmaci contro insonnia e stress

Secondo gli analisti di idealo la crescita delle ricerche online relative ai prodotti per dormire “è sintomo che si coglie sempre di più l’importanza di un sonno ristoratore, anche per godere di una migliore salute”.  Di fatto, secondo idealo, le tipologie di prodotto che hanno destato più interesse agli internauti nel 2021 sono stati i cuscini, i piumini e i farmaci contro l’insonnia e lo stress, le cui ricerche online hanno interessato oltre il +200% dell’utenza rispetto ai 12 mesi precedenti.
Il portale rileva però dati di un certo impatto anche per gli scaldasonno (+90%), ma soprattutto per i materassi, la cui ricerca cresce del +164%.

Cresce l’interesse per i divani letto: +200%

A calare è invece l’interesse per i materassi a molle, che si posizionano solo all’ottavo posto della classifica dei più cliccati secondo idealo, superati anche dai materassi ad acqua, piazzati al sesto posto.
Al contrario, cresce l’interesse per i divani letto (oltre +200%), perfetti per offrire comfort notturno anche ai propri ospiti, per le poltrone relax (+18%), ideali per i pomeriggi più sonnolenti, e i tappi di protezione dell’udito (+5%), perché un sonno rigenerante dipende anche dal non sentire russare la propria dolce metà, oppure, da eventuali rumori esterni.

Dormire bene oggi costa meno 

Insomma, al di là dei prodotti per il sonno e il risposo, “L’e-commerce si rivela, dunque, degno alleato di chi vuole dormire bene”, commentano gli esperti del portale. Per gli analisti di idealo, riporta Adnkronos, è interessante notare come nel corso dell’ultimo anno i prezzi online dei prodotti legati al sonno siano nettamente diminuiti per molte categorie. Tanto che in media le reti a doghe hanno registrato decrementi di costi del -42%, i letti del -35%, e i farmaci per insonnia e stress del -13%.
E per chi vive alle giuste latitudini, idealo segnala anche un decremento dei costi per i letti da giardino, scesi del -8% in un anno.

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