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Smartphone: primo trimestre 2023 a -12%

Secondo i dati della società di analisi Canalys nel primo trimestre 2023 il mercato degli smartphone ha registrato un calo del 12% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Si tratta del quinto trimestre consecutivo col segno meno, l’ennesimo calo, che per il settore degli smartphone sta diventando la nuova normalità. Samsung però riporta un leggero miglioramento, e torna in vetta alla classifica con una quota di mercato del 22% (era al 20% nel trimestre precedente) superando Apple, che scende dal 25 al 21%. Sul terzo gradino del podio Xiaomi, con una quota di mercato dell’11%, seguita da Oppo (10%) e Vivo (8%).

5G e pieghevoli trainano il mercato

Insomma, la domanda degli smartphone è ancora debole, specie nel segmento di fascia bassa, di conseguenza le scorte sono state ridotte e la produzione è stata mantenuta a livelli bassi.
A trainare il mercato, gli smartphone con supporto alla connettività 5G e i pieghevoli, segmento che al momento non conosce crisi. Le previsioni per il secondo trimestre sembrano però essere positive, anche se bisogna restare cauti. Secondo gli ultimi risultati preliminari, Samsung si avvia a chiudere il primo trimestre dell’anno con il peggior risultato dal 2009, appesantito dalle perdite generate dalla sua divisione di semiconduttori, mentre secondo i dati della società di analisi Idc, nei primi tre mesi del 2023 Apple ha registrato un calo delle consegne di personal computer del 40,5%, riferisce Ansa.

Un calo atteso, ridotte le scorte

“Il declino del mercato degli smartphone nel primo trimestre 2023 rientrava nelle aspettative di tutto il settore – spiega l’analista di Canalys, Sanyam Chaurasia -. Nonostante le riduzioni di prezzo e le forti promozioni da parte dei venditori, la domanda dei consumatori è rimasta debole, in particolare nel segmento di fascia bassa a causa dell’elevata inflazione che ha colpito la fiducia e la spesa. Inoltre, il continuo rallentamento della domanda degli utenti finali ha innescato un’importante ondata di riduzione delle scorte lungo l’intera catena di approvvigionamento, con canali che riducono i livelli di inventario per garantire le operazioni. Per mantenere un basso livello di volume di vendita, i fornitori hanno continuato a utilizzare tecniche di produzione caute, che hanno avuto un impatto negativo a lungo termine sulla catena di fornitura dei componenti”.

Spedizioni globali di pc -28%

Una ricerca Counterpoint, intanto, rivela che nel primo trimestre 2023 le spedizioni globali di pc sono diminuite del 28% su base annua, registrando i numeri trimestrali più bassi degli ultimi 10 anni, escluso il primo trimestre 2020, quando la pandemia ha interrotto la produzione. Il calo del primo trimestre 2023 è dovuto al continuo ritardo nella ripresa della domanda a causa di una correzione delle scorte, tuttavia, regna un cauto ottimismo. Counterpoint ritiene che il mercato complessivo dei pc inizierà a riprendersi gradualmente nella seconda metà del secondo trimestre 2023, il che aprirà la strada a uno slancio relativamente più forte nel secondo semestre dell’anno.

Gli italiani e la casa del futuro: la sognano green, indipendente, tecnologica e sicura

Oggi la casa è percepita dagli italiani come un luogo polifunzionale dove condividere momenti felici con familiari e amici (73%) e in cui trascorrere il proprio tempo libero (38%), ma rappresenta anche una garanzia per il futuro, un’eredità per i figli e un capitale utile in caso di necessità (46%). In ogni caso, un investimento sicuro (35%). Il crescente legame al mattone è confermato anche dai numeri: oggi chi possiede una casa di proprietà è il 79%, a cui si aggiunge un 15% che prevede di acquistarla in futuro. Ma come sarà nei prossimi 10 anni la casa degli italiani? Secondo una ricerca condotta da BVA-Doxa per la III edizione dell’Osservatorio Change Lab Italia 2030, realizzato da Groupama Assicurazioni, sarà green, indipendente, tecnologica e sicura.

Ampio spazio esterno e alta efficienza energetica

Il 44% immagina la casa del futuro con un ampio spazio esterno (giardino, terrazza), ma anche indipendente (27%), con una grande zona living (26%) e una grande cucina (20%). Sulla sostenibilità della futura abitazione gli intervistati non hanno dubbi: per 6 su 10 dovrà essere ad alta efficienza energetica, come confermano i dati che attestano la propensione ad attuare interventi per rendere le abitazioni più ‘green’, attraverso lavori di isolamento termico/acustico (56%), ricorso a fonti rinnovabili per riscaldamento/illuminazione (56%), o l’adozione di dispositivi di domotica ed elettrodomestici a basso consumo (35%).

Addio a vasca da bagno, libreria, garage e cucina

I giovani di 18-34 anni sognano uno spazio verde per fare l’orto (39%) e il 13% degli italiani sarebbe propenso ad ammobiliare la propria abitazione con arredi ecosostenibili, o vorrebbe colonnine per la ricarica dei veicoli elettrici sul piano strada (14%). Inoltre, per contenere i consumi idrici nei prossimi 10 anni sparirà la vasca da bagno (35%), soprattutto per i più giovani (42%). Inoltre, a scomparire potrebbe essere anche la libreria (13%), dal momento che in futuro si leggerà sempre più su supporti digitali. E anche se solo in minima percentuale (8%), gli italiani immaginano un futuro in cui la casa non avrà più un garage, perché spariranno le auto di proprietà, così come la cucina (6%), perché si mangerà sempre fuori.

Tech, connessa e sempre più sicura 


Nei prossimi 10 anni gli italiani prevedono di acquistare in media 3,8 dispositivi digitali in più, a testimonianza della volontà di rendere le proprie case sempre più tecnologiche e connesse. Tuttavia, emerge una scarsa percezione dell’importanza della cybersecurity tra le mura domestiche: il 45% non conosce questa tipologia di rischio, e un 35% pensa di non doversi preoccupare di fronte a questo tipo di minacce. Eppure, gli italiani sono fortemente attenti alla sicurezza, soprattutto quando si parla di dispositivi ‘tradizionali’. Il 38% ha dotato le proprie abitazioni di luci di emergenza in caso di blackout, il 22% ha dispositivi antiscivolo nella doccia e per le scale, il 20% copri prese elettriche, il 18% ha installato rilevatori di fughe di gas, e il 13% in casa ha anche un estintore.

Parchi divertimento: progetti e investimenti per attrarre flussi turistici

Un comparto, quello dei parchi divertimento italiani, costituito da 230 strutture tra parchi faunistici, avventura, tematici e acquatici, destinato a crescere nel breve e medio periodo. Obiettivo: migliorare la competitività allineandosi ai big player internazionali per quantità, varietà e attrattività delle proposte. Di fatto, nel 2023 le imprese dell’industria dei parchi divertimento investiranno oltre 120 milioni di euro tra ampliamenti e nuove attrazioni. Investimenti che hanno già comportato un incremento del 20% dei posti di lavoro, per un totale di oltre 30.000 occupati, di cui 20.000 assunzioni stagionali da inserire entro l’estate 2023 e 10.000 dipendenti fissi. E per il prossimo triennio sono previsti ulteriori progetti per 450 milioni di euro. 

Strutture più efficienti e sostenibili

Tra le sfide all’ordine del giorno c’è anche quella della sostenibilità, già concretizzata attraverso l’efficientemento di molte strutture e l’adozione di pratiche virtuose, a cui si sta affiancando lo sviluppo di impianti fotovoltaici per l’approvvigionamento autonomo e pulito dell’energia elettrica.
Grande attenzione, inoltre, a un consumo sempre più attento e consapevole della risorsa idrica attraverso l’adozione di impianti di filtraggio e ricircolo ancora più performanti. Questo, abbinato allo studio di nuove tecnologie basate sull’utilizzo delle acque dei pozzi o del mare opportunamente trattate per evitare lo spreco di acqua potabile.

Verso un nuovo periodo di sviluppo

Nel 2019, a fronte di 450 milioni di fatturato di biglietteria, l’indotto relativo a merchandising, ristorazione e altre attività interne ai parchi è stato di 1 miliardo di euro (2 miliardi se si considerano le attività esterne, come hotel, attività di manutenzione e altri servizi), per un totale di oltre 60.000 addetti.
Se il biennio pandemico ha bruciato oltre 250 milioni di euro di fatturato e decine di migliaia di posti di lavoro, il 2022 ha segnato una netta inversione di tendenza, con molte strutture tornate ai livelli del 2019.
Sulla base di questo trend, e in linea con la ripresa dei flussi turistici verso l’Italia, si stima che il comparto sarà destinato a un nuovo periodo di sviluppo, superando già nel corso di questa stagione la barriera dei 20 milioni di visitatori italiani e 1,5 milioni di visitatori stranieri.

“La parola chiave è semplificazione”

“La parola chiave è semplificazione – commenta Maurizio Crisanti, Segretario Associazione Parchi Permanenti Italiani – per la creazione di un mercato del lavoro più dinamico e flessibile e per facilitare le relazioni tra le imprese e le istituzioni, affinché insieme si possano affrontare le nuove sfide che ci aspettano in futuro. Il rischio è la perdita di competitività, per l’incapacità di aggiornare l’offerta turistica italiana con contenuti che devono lavorare sinergicamente con il grande patrimonio storico, culturale e naturalistico del Paese”.

Il 2023 del mercato immobiliare fra incertezze e timori

Il protrarsi della guerra russo-ucraina e la severità delle misure di politica monetaria decise dalla BCE concorrono a delineare un quadro tutt’altro che favorevole per il mercato immobiliare italiano, confermando i timori affiorati a fine 2022. È quanto emerge dal 1° Osservatorio sul Mercato Immobiliare di Nomisma, che analizza l’andamento del settore immobiliare in 13 mercati intermedi (Ancona, Bergamo, Brescia, Livorno, Messina, Modena, Novara, Parma, Perugia, Salerno Taranto, Trieste, Verona), ed evidenzia quattro temi che sintetizzano quanto accaduto nell’ultimo periodo: la recessione mancata del Paese, il crollo dei prezzi energetici, l’inefficacia della politica monetaria delle banche centrali e le aspettative ancora in ‘mare aperto’.

La domanda abitativa e il ricorso al credito delle famiglie

In uno scenario macroeconomico complicato, e dalle prospettive ancora indecifrabili, il ricorso al credito da parte delle famiglie italiane diventa imprescindibile, scontrandosi però con un orientamento delle politiche di erogazione da parte delle banche più prudente e selettivo.
“A rendere più impervio l’accesso al credito non è solo l’accresciuta onerosità del finanziamento, con tassi passati in media dall’1,93% di maggio 2022 al 3,79% di febbraio 2023, quanto la mutata percezione sulla solvibilità futura di molti potenziali mutuatari”, osserva Luca Dondi, AD Nomisma. 
Politiche creditizie più prudenti incidono quindi negativamente sull’afflusso di domanda al mercato, determinando una flessione dell’attività transattiva stimata nell’ordine del 14,6% su base annua.

Il monitoraggio sulle città

Le evidenze emerse dal monitoraggio condotto sulle città intermedie confermano il perdurare di un’intonazione positiva dei prezzi (+3,1% su base annua), anche se è riscontrabile una certa eterogeneità delle performance, dovuta principalmente agli sfasamenti temporali che hanno segnato le fasi di inversione dei cicli immobiliari. In nessun caso la variazione dei prezzi ha consentito un’effettiva salvaguardia in termini reali dei valori immobiliari. Nell’ultimo anno, però, i tempi per finalizzare la vendita di un’abitazione si sono leggermente accorciati (5,4 mesi in media), e tra i mercati monitorati è Trieste a segnare i tempi più bassi per concludere una trattativa di vendita (3 mesi per un’abitazione usata). Insieme a Verona e Parma, Trieste rappresenta inoltre il mercato con maggiore liquidità.

Mercato locativo e corporate

Nella media dei 13 mercati monitorati i rendimenti lordi da locazione non hanno subito variazioni significative, e si attestano in media sul 5,5% nel residenziale. Hanno raggiunto i livelli minimi del periodo (2000-2023) i tempi medi per affittare un’abitazione, scesi a 1,5 mesi.  Sul versante corporate, invece, la situazione rilevata dall’analisi Nomisma appare più articolata. Proprio quando la risalita del comparto sembrava procedere con passo spedito, con volumi tornati su livelli prossimi ai massimi storici, il progressivo indebolimento delle prospettive di crescita economica ha fatto riemergere dubbi da parte degli investitori stranieri relativamente alle prospettive del Paese, e alla sostenibilità del debito pubblico. 

Assegno Unico Figlio 2023: dubbi e risposte

L’Assegno Unico Figlio è un sussidio introdotto qualche anno fa per fornire un sostegno alle famiglie con figli a carico. Questo sussidio unifica gli assegni familiari, e sostituisce il Bonus Bebè, il Bonus Nido e il Bonus Asilo Nido.
Ma ancora oggi permane qualche dubbio sull’Assegno Unico Figlio. Le famiglie italiane, soprattutto all’inizio dell’anno, si chiedono se debbano rifare la domanda ogni anno. Questo dubbio probabilmente è dovuto a due fattori principali. Il primo risiede nel fatto che l’Inps nel mese di marzo ha pagato gli arretrati dell’Assegno Unico di gennaio, e quindi pochi giorni fa diverse famiglie si sono viste accreditare una piccola parte di denaro (da 8 euro circa in su). Questo a molti ha fatto pensare che si fosse esaurito il bonus, e che quindi fosse necessario rifare la domanda. In realtà l’Inps ha semplicemente erogato gli arretrati che non ha pagato a gennaio 2023.

La domanda si rinnova automaticamente

Il secondo motivo riguarda una mail inviata dall’Inps. L’altro fattore che potrebbe aver scatenato alcuni dubbi è appunto l’email inviata in questi giorni dall’Inps dal titolo ‘INPS Servizi Proattivi‘, che altro non è se non la possibilità di ricevere notifiche dall’Istituto di previdenza per futuri bonus e agevolazioni. In ogni caso, è davvero necessario rifare la domanda nel 2023? La risposta è no: se si ha inoltrato la domanda per l’Assegno Unico nel 2022 non è necessario rifarla nel 2023, poiché si rinnova automaticamente. Ma per chi non avesse ancora fatto richiesta, la domanda per l’Assegno Unico Figlio può essere effettuata tramite il sito web dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale. 

A chi spetta il contributo?

Per effettuare la domanda è necessario accedere all’area riservata del sito, selezionare l’opzione ‘Assegno Unico Figlio’ e compilare il modulo online. È possibile presentare la domanda anche tramite l’Inps Contact Center, al numero verde 803.164, o tramite il patronato. L’Assegno Unico Figlio spetta a tutte le famiglie con figli a carico di età compresa tra 0 e 21 anni. Il sussidio viene erogato in base al reddito familiare e alla composizione del nucleo familiare. In particolare, l’assegno viene erogato alle famiglie in base al reddito ISEE. Ma se non si presenta l’ISEE si avrà diritto automaticamente all’importo minimo dell’assegno, ovvero pari 50 euro al mese per figlio.

ISEE: bisogna inviarlo nuovamente?

A partire dal 2023, sono previste alcune novità per l’Assegno Unico Figlio. In particolare, il sussidio verrà aumentato e saranno erogati gli arretrati per il periodo dal 1° gennaio 2021 al 31 dicembre 2022.
L’aumento dell’Assegno Unico Figlio è stato inserito nella Legge di Bilancio 2022, ed è destinato a fornire un ulteriore sostegno alle famiglie italiane. Coloro che hanno già fatto la domanda per l’Assegno Unico Figlio nel 2022 non devono fare altro se non inviare l’ISEE nuovo, ma solo se quest’ultimo è cambiato rispetto allo scorso anno. Inoltre, per i nuclei familiari che non hanno presentato l’ISEE nel 2022, l’INPS effettuerà il calcolo dell’ISEE ordinario per il 2023.

Smart working: in quattro città ha ridotto le emissioni

In Italia circolano 666 auto ogni 1000 abitanti, un dato che ci pone al secondo posto in Europa per il più alto tasso di motorizzazione dopo il Lussemburgo. Ma a quanto emerge dallo studio ENEA sull’impatto ambientale dello smart working nelle città di Roma, Torino, Bologna e Trento dal 2015 al 2018, il lavoro a distanza riduce l’emissione di sostanze inquinanti. E consente risparmi in termini di tempo, distanza percorsa e carburante. Più in particolare, permetterebbe di evitare 6 kg di emissioni di CO2 e risparmiare 85 megajoule (MJ) di carburante pro capite.

Un importante strumento di cambiamento

Ma l’analisi evidenzia anche una riduzione giornaliera di ossidi di azoto (dai 14,8g di Trento ai 7,9g di Torino), monossido di carbonio (da 38,9 g di Roma a 18,7g di Trento), PM10 (da 1,6g di Roma a 0,9g di Torino), e PM2,5 (da 1,1g di Roma e Trento a 0,6g di Torino).
“Il lavoro agile, e tutte le altre forme di lavoro a distanza, hanno dimostrato di poter essere un importante strumento di cambiamento, in grado non solo di migliorare la qualità di vita professionale e personale, ma anche di ridurre il traffico e l’inquinamento cittadino e di rivitalizzare intere aree periferiche, aggiunge Roberta Roberto, ricercatrice ENEA del Dipartimento Tecnologie energetiche e fonti rinnovabili e co-autrice dell’indagine –

In media si percorrono 35 km al giorno

Dai dati raccolti emerge che in media il campione percorre 35 km al giorno per una durata di 1 ora e 20 minuti. Roma si conferma la città più critica, con un tempo di percorrenza medio di 2 ore. Infatti, nella capitale gli spostamenti giornalieri per motivi di lavoro e studio sono circa 420mila, mentre ogni persona trascorre nel traffico 82 ore all’anno. Inoltre, per gli spostamenti extra-lavorativi nei giorni di smart working il 24,8% del campione dichiara di aver optato per modalità più sostenibili (mezzi pubblici, a piedi o bicicletta), l’8,7% ha modificato le proprie scelte in favore del mezzo privato, mentre il 66,5% non ha cambiato le proprie opzioni di mobilità.

I mezzi a motore sono ancora i preferiti

Circa la metà del campione dichiara di viaggiare esclusivamente con mezzi di trasporto privati a motore (47% in auto e 2% su due ruote), mentre il 17% viaggia esclusivamente con i mezzi pubblici e il 16% con un mix di trasporto pubblico e privato. Negli spostamenti casa-lavoro, Trento risulta la città con il maggior ricorso a mezzi privati a combustione interna (62,9%), seguita da Roma (54,4%), Bologna (44,9%) e Torino (38,2%).
“Abbiamo scelto queste quattro città per due motivi: il primo riguarda le loro peculiarità legate al territorio e al profilo storico – sottolinea Bruna Felici, ricercatrice ENEA dell’Unità Studi, Analisi e Valutazioni – il secondo, e anche il più pratico, risiede nell’alto numero di risposte al questionario che abbiamo ricevuto dai dipendenti pubblici di queste quattro città, che in media lavorano da casa 2 giorni a settimana”. 

Customer Engagement, il rapporto con il cliente è la chiave del successo

Il Customer Engagment è oggi l’aspetto strategico più importante in tutte le fasi del processo di acquisto. Di cosa si tratta?  In termini molto semplici , è l’esperienza che il cliente ha prima, durante e dopo l’acquisto. E’ il rapporto che si instaura fra l’azienda e l’acquirente: un rapporto che dovrebbe essere piacevole, soddisfacente e generare una profonda fidelizzazione.  
Ecco perchè le aziende non possono più saltare questo passaggio. 

Quanto conta l’esperienza complessiva? 

In qualsiasi processo di acquisto, il prodotto o il servizio giocano naturalmente un ruolo chiave nelle scelte dei consumatori. Ma oggi l’esperienza complessiva offerta da un’azienda o da un marchio è altrettanto cruciale. Che si tratti di un acquisto in un negozio fisico o in uno store online, la relazione che si instaura con il cliente influenza in modo determinante il suo comportamento presente e futuro. Il customer engagement, che letteralmente significa “coinvolgimento del cliente”, si riferisce proprio a tutte le  attività volte a creare e consolidare il rapporto con il cliente finale. Ed è diventato un assett strategico.  

Quali sono le attività di Customer Engagement? 

Le attività di customer engagement  dovrebbero essere finalizzate a creare conversazioni di qualità con il cliente, che a sua volta deve sapere come e quando interagire con l’azienda. Per fare ciò, è possibile utilizzare gli strumenti di messaggistica, e fornire strumenti basati sul mobile come  WhatsApp o SMS, offrendo agli utenti la possibilità di comunicare con l’azienda nel modo più semplice e personalizzato possibile. In tutte le fasi dell’acquisto. A sottolineare l’importanza di questo canale di comunicazione, una recente indagine di Esendex rivela che nell’ultima settimana quasi sette italiani su dieci (il 66%, e oltre il 44% solo negli ultimi tre giorni) hanno contattato, per varie ragioni, un’azienda. Tenuto conto del ruolo che lo smartphone ha stabilmente assunto nelle relazioni con familiari, amici e colleghi, diventa evidente la necessità di utilizzare al meglio i canali di messaggistica per “avvicinare” l’azienda al cliente e rafforzarne la relazione.

Far leva sul Conversational Messaging

“Per aumentare il valore delle conversioni è sempre più necessario creare conversazioni di valore, durante tutto il processo d’acquisto”, dichiara Carmine Scandale, Head of Sales di Esendex Italia, che continua: “In un mondo ormai intrinsecamente mobile, in un’ottica di Customer Engagement una delle strategie più efficaci consiste oggi nel far leva sul Conversational Messaging che consente di dar vita a conversazioni del tutto personalizzate e favorire un rapporto di fiducia tra il cliente e l’azienda, rendendola ai suoi occhi più efficiente e familiare”.

Gli adolescenti italiani dopo la pandemia

Gli adolescenti italiani si sentono supportati da amici e compagni di classe, si fidano degli insegnanti, ma sono spesso stressati dagli impegni scolastici. Un adolescente su due avverte un impatto positivo della pandemia sui rapporti familiari e due su cinque sul rendimento scolastico, seppure salute mentale e la propria vita in generale ne abbiano risentito negativamente. Sono alcune evidenze emerse dalla VI rilevazione 2022 del Sistema di Sorveglianza HBSC Italia (Health Behaviour in School-Aged Children – Comportamenti collegati alla salute dei ragazzi in età scolare), coordinato dall’ISS insieme alle università di Torino, Padova e Siena, con il supporto del Ministero della Salute, la collaborazione del Ministero dell’Istruzione e del Merito, Regioni e Aziende Sanitarie Locali.

Meno attività fisica più social media

Secondo lo studio, abitudini alimentari e stili di vita possono migliorare. Il consumo quotidiano della prima colazione diminuisce al crescere dell’età, specie tra le ragazze, e meno di un giovane su 10 svolge attività fisica tutti i giorni. Quasi tutti si relazionano tra loro attraverso i social media, un fenomeno in crescita, ma non esente da criticità. Il 17% delle ragazze (che arrivano al 20% tra le 15enni, quindi una su cinque) e il 10% dei ragazzi ne fanno un uso problematico, con conseguenze negative sul loro benessere fisico e psicologico.

Aumenta l’uso di alcol e la propensione al gioco d’azzardo

Permangono comportamenti a rischio, quali l’assunzione di alcol, in aumento tra le ragazze (una su cinque tra le 15enni si è ubriacata almeno due volte nella vita), l’abitudine al fumo di sigaretta, che vede ancora prevalere le ragazze (29% vs 20% dei ragazzi di 15 anni), e la propensione al gioco d’azzardo, che invece è un fenomeno prettamente maschile: il 47,2% dei ragazzi e il 21,5% delle ragazze 15enni hanno scommesso o giocato del denaro almeno una volta nella vita. 

Scuola, bullismo e cyberbullismo

La maggioranza degli adolescenti non ama la scuola. Solo il 13% dei ragazzi, con proporzioni leggermente maggiori per le ragazze e per i più piccoli, dichiara di apprezzare la scuola. Percentuale che scende drammaticamente al 6% tra i 15enni. Di contro, circa la metà degli 11enni si sente molto stressato dagli impegni scolastici, per crescere al 60% e al 78% rispettivamente nei ragazzi e nelle ragazze di 15 anni. Nei comportamenti relazionali più critici, invece, il bullismo sembra mantenere le sue peculiarità senza importanti variazioni. La sua occorrenza si colloca intorno al 15% complessivamente e decresce con l’aumentare dell’età, con proporzioni del 19% tra gli undicenni, il 16% nei tredicenni e poco più del 9% tra i 15enni. Analoghe proporzioni si osservano per il cyberbullismo, più frequente nelle ragazze (17% contro 13%) e nelle età più giovani: 19% a 11 anni, 16% a tredici e 10% a 15 anni.

Logistica Healthcare: nel 2022 cresce del +7,9%

Nel 2022 in Italia cresce del +7,9% il numero delle spedizioni del settore Healthcare, +8,1% i colli spediti, e +10,8% il peso complessivamente movimentato. La spesa logistica complessiva degli ospedali italiani nel 2022 ammonta a 650 milioni di euro, e in 10 anni l’outsourcing della logistica ospedaliera è triplicato, passando dal 4% del 2012 al 12% dello scorso anno. È quanto emerge dall’indagine sulla Logistica nel settore Healthcare, realizzata dell’Osservatorio Contract Logistics ‘Gino Marchet della School of Management del Politecnico di Milano, in collaborazione con Consorzio Dafne. 

Aumentano i volumi diretti alle farmacie, ma è il canale ospedaliero il più servito

Nel 2022 si registra poi anche una crescita dei volumi diretti alle farmacie, che assorbono il 30% dei colli totali, in crescita del 6%. Ma il canale maggiormente servito si conferma essere quello ospedaliero (47%). La Lombardia si conferma il punto di origine per due terzi dei flussi. Le prime cinque regioni per assorbimento restano Lombardia, Lazio, Campania, Toscana e Veneto.
Sul fronte delle temperature, si arresta la crescita dei volumi gestiti a temperature più stringenti, dal 3% del 2021 all’1% del 2022 per le merci sottozero, 14% per i volumi dai 2 agli 8 gradi (-1%), mentre crescono quelli sotto i 25°, passati dal 78% del 2021 all’81% del 2022.

Outsourcing: la spesa triplica in 10 anni  

Negli ultimi 10 anni cresce sensibilmente anche la quota di spesa legata all’acquisto in outsourcing di servizi e attività di Logistica ospedaliera. Nel 2022 la spesa complessiva per la logistica delle 1045 strutture ospedaliere censite, pubbliche e private, è stimata pari a 650 milioni di euro. La quota assegnata in outsourcing è stimata attorno al 12%, mentre nel 2012 ammontava al 4%.  Dal 2009 al 2022 sono stati mappati 219 contratti stipulati con strutture sanitarie pubbliche per l’acquisto in outsourcing di servizi e attività di Logistica ospedaliera, per un valore complessivo di 585 milioni di euro.

“L’uscita dalla pandemia non ha comportato una diminuzione dei flussi “

“Il settore della Logistica si conferma centrale nell’ambito dell’Healthcare – afferma Damiano Frosi, Direttore dell’Osservatorio Contract Logistics -. L’uscita dalla pandemia non ha comportato una diminuzione dei flussi, anzi. Nel 2022 sono aumentati numero delle spedizioni, numero dei colli e peso dei volumi movimentati. Con un forte aumento delle farmacie, come terminale delle consegne. Queste dinamiche hanno portato le aziende del settore a riflettere maggiormente sulla sostenibilità, in particolare in riferimento all’impatto ambientale della Logistica”.

Ascoltare storie in cuffia: tra gli italiani spopola il podcast 

Che si tratti di podcast, audiolibri o serie audio gli italiani amano sempre più ascoltare le storie con le cuffie, partecipando a un fenomeno globale che conta sempre più appassionati. Secondo una ricerca interna di Audible nel 2022 sono state oltre 35 milioni le ore di contenuti audio ascoltate sulla piattaforma di proprietà Amazon. Ma cosa scelgono gli ascoltatori italiani per informarsi, o semplicemente distrarsi dalle preoccupazioni? Audible Compass 2022, l’indagine internazionale realizzata da Kantar per conto di Audible, descrive le abitudini di ascolto degli utenti di contenuti audio, e conferma come l’ascolto per noi italiani sia ormai un’abitudine consolidata. Il 65% degli intervistati segue infatti regolarmente serie audio, ascolta audiolibri o podcast.

Intrattenersi, ma anche imparare qualcosa di nuovo

Mossi sicuramente dal desiderio di intrattenersi, ma anche da quello di imparare qualcosa di nuovo, esattamente come per gli ascoltatori di tutto il mondo, per noi italiani c’è anche la ricerca del relax tra le principali ragioni di ascolto di contenuti audio (60%), oltre al bisogno di evadere dalle preoccupazioni quotidiane (65%) rifugiandosi tra le cuffie. C’è però anche un altro motivo che spinge sempre più italiani verso i contenuti audio, ed è la volontà di ridurre il cosiddetto ‘screen time’ giornaliero, indicato dal 61% degli intervistati (contro il 56% di media globale). Via, quindi, da smartphone, pc e tv, che portano a passare molto tempo davanti a uno schermo.

A casa, in auto o sui mezzi pubblici

E se per il 64% degli intervistati la casa si conferma il luogo ideale per intrattenersi con i contenuti audio, le storie da ascoltare in cuffia si dimostrano anche fedeli compagne on the road (42%), in auto o sui mezzi pubblici, mentre ci si sposta da un luogo all’altro della città. Alcuni ascoltatori, però, non indicano un luogo o un’occasione preferita. Per il 29% l’audio-entertainment è un ottimo compagno durante tutta la giornata. Una tendenza nettamente più diffusa rispetto agli altri Paesi: la media globale è infatti del 13%.

Audiolibri: un formato sempre più apprezzato, anche dai lettori tradizionali

Ma chi ascolta un audiolibro non necessariamente non legge libri. Gli ascoltatori italiani sono consumatori crossmediali, e il 78% di loro ha letto anche un e-book o un libro nell’ultimo anno.
L’apprezzamento per il formato digitale nasce piuttosto dal fatto che per l’83% degli intervistati consente di scoprire più libri nel corso dell’anno, sfruttando momenti in cui non si potrebbe leggere.
L’ascolto dunque avvicina alle storie, ai libri, alle grandi voci e anche ai grandi classici. Sul podio dei fattori che spingono a preferire un contenuto a un altro rientrano infatti trama e argomento (82%), narratore coinvolgente (81%) o noto (53%), oltre, ovviamente, all’autore (69%). E se nel 2022 su Audible.it a dominare la classifica dei generi di audiolibri sono stati il fantasy, i classici e le saghe familiari, per quanto riguarda i podcast vincono il crime, l’investigazione, e ancora una volta, il fantasy.

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