Author Archives: Silvano Sonnecchia - Page 3

Come prenotare le vacanze su Internet in sicurezza?

Dopo un anno di lavoro finalmente è arrivato il momento di partire per le ferie. In questo periodo dell’anno si assiste a un forte aumento delle prenotazioni di viaggi. E se Internet è il mezzo più utilizzato per prenotare soggiorni, hotel, treni e aerei, allo stesso tempo rappresenta anche una ghiotta opportunità per gli hacker estivi. I criminali informatici sono particolarmente abili a creare offerte irresistibili. Singoli criminali o vere e proprie organizzazioni rubano infatti i dati delle carte di credito o i risparmi messi da parte per le partenze estive. Per questo, Cisco ha stilato una lista di consigli per contrastare le minacce informatiche e difendersi da truffe e furti di dati.

Se un’offerta è troppo vantaggiosa probabilmente è falsa

Anzitutto, siate sospettosi: prendetevi tempo per fare qualche ricerca prima di procedere all’acquisto. L’azienda è affidabile? Sul sito ci sono errori di ortografia? Esistono recensioni? Fate attenzione anche a messaggi inaspettati o a offerte troppo vantaggiose, controllate bene l’URL del sito e ricordate che se un’offerta è troppo vantaggiosa, molto probabilmente è falsa. Quanto agli acquisti online, come ad esempio un nuovo costume prima di partire, la crema solare, o un regalo per i parenti che non vediamo da tempo, prestare sempre attenzione ai siti per lo shopping, affidandosi a quelli più conosciuti.
Stare poi alla larga dai domini di primo livello con estensione bid, top, e trade.

Quale metodo di pagamento è più sicuro?

In questo periodo, poi, attenzione a carte regalo e buoni sconto,i metodi preferiti dagli hacker per spingere a cliccare su un link malevolo. Ma quale metodo di pagamento usare? È sempre preferibile la carta di credito, che offre spesso maggiore protezione in caso di frode, o servizi quali Apple Pay, Google Pay, PayPal o Satispay, che permettono di usare un token al posto del numero di carta di credito. In ogni caso, ricordarsi di impostare gli alert sul conto bancario. Quanto allo smartworking estivo, la maggior parte delle aziende fornisce policy chiare su come comportarsi. Utilizzare una VPN, l’accesso multi-factor e gli account aziendali per le comunicazioni di lavoro sono alla base di un comportamento sicuro.

Security per le aziende

Per inviare comunicazioni, file e interagire con colleghi, partner e clienti sfruttate quindi gli strumenti di collaboration messi a disposizione dall’azienda. Non utilizzate le reti pubbliche, e controllate che i vostri dispositivi e le app siano sempre aggiornate. Il recente Cybersecurity Readiness Index, il report Cisco che mostra la preparazione e la resilienza delle aziende nei confronti della criminalità informatica, ha rivelato che solo il 7% delle aziende italiane è in grado di difendersi dalle minacce informatiche.
Il report segnala anche che il 75% degli intervistati si aspetta nei prossimi 12-24 mesi un’interruzione della propria attività a causa di un attacco, mentre il 31% ne ha subito uno nel corso dell’ultimo anno.

Mercato immobiliare: nel 2023 segnali di “appannamento”

All’interno dello scenario macroeconomico le famiglie italiane si trovano improvvisamente più fragili, con una propensione al risparmio crollata su valori nuovamente esigui. A ciò si accompagna il continuo rialzo dei tassi d’interesse, che preclude a molti la possibilità di accedere al necessario sostegno creditizio. La conseguenza dell’accresciuta rischiosità associata dalle banche agli impieghi immobiliari porta a un calo delle erogazioni, con inevitabili ricadute sull’attività transattiva in tutti i comparti.
Di fatto, il mercato immobiliare italiano mostra inequivocabili segnali di appannamento. Nel primo semestre 2023 la risposta dei valori immobiliari è improntata alla rigidità (+1% per le abitazioni), e l‘andamento dell’inflazione fa sì che l’incremento non sia riuscito a garantire un’effettiva salvaguardia in termini reali. È quanto emerge dal 2° Osservatorio sul Mercato Immobiliare 2023 di Nomisma.

Andamento dei prezzi differenziato

La lieve variazione positiva che investe i valori immobiliari delle abitazioni è l’esito di aspettative di crescita dei prezzi da parte dell’offerta. Questo suggerisce la presenza sul mercato di una domanda ancora disponibile a interiorizzare gli aumenti imposti dalla parte offerente.
Tuttavia, all’interno dei vari mercati, l’andamento dei valori mostra differenze dovute principalmente allo sfasamento temporale che caratterizza le fasi di inversione del ciclo immobiliare. Ad esempio, se a Venezia Laguna i prezzi calano per il terzo semestre consecutivo, a Milano la variazione risulta doppia rispetto a quella media (+2,2% semestrale). Inoltre, l’indagine evidenzia come in media per vendere un’abitazione siano necessari 5,2 mesi. 

Crescono le locazioni brevi

Considerando invece il mercato della locazione, emerge una crescita per il quarto semestre consecutivo (+1,7%). 
Complessivamente le abitazioni locate nel 2022 ammontano a poco meno del 6% dello stock disponibile. Nello specifico, le locazioni di medio-lungo periodo segna una flessione di oltre il 4% per i contratti ordinari e -1,5% per quelli di tipo agevolato. La componente di breve periodo, al contrario, aumenta del +0,6% gli immobili locati a canone libero.  Le variazioni più importanti riguardano Bologna (+3,7%), Cagliari, Catania, Padova e Torino (+2%).  L’aumento più sostenuto dei canoni ha comportato un innalzamento dei rendimenti medi, che in media sono dell’ordine del 5,2% lordo annuo.

Poco interesse da parte degli investitori stranieri

La domanda composta da famiglie, lavoratori, studenti e turisti compete a un’offerta privata troppo esigua e sempre più orientata a privilegiare soluzioni più remunerative, come gli affitti brevi. Gli investitori istituzionali potrebbero coprire almeno in parte il fabbisogno in locazione, anche se al momento continuano a manifestare un interesse decisamente tiepido verso il settore residenziale.
Quanto alla componente corporate l’orientamento è improntato alla prudenza da parte degli investitori stranieri. Che determina un crollo degli investimenti, passati dai 6,2 miliardi di euro del primo semestre 2022 ad appena 2 miliardi di euro nel primo semestre 2023. 

Il trattamento chimico dell’acqua della piscina

Il mantenimento dell’acqua della piscina in condizioni igieniche ottimali è un argomento caro a chiunque ne utilizzi una.

Il trattamento chimico dell’acqua della piscina è infatti un processo fondamentale per mantenere l’acqua pulita e sicura, per azzerare le problematiche legate ai batteri che tipicamente qui si diffondono e al contrario poter fare sempre il bagno in sicurezza.

Infatti, la presenza di batteri nell’acqua della piscina può causare malattie e infezioni di vario tipo, come quelle alle vie urinarie, infezioni oculari e della pelle.

È quindi fondamentale mantenere l’acqua pulita e trattarla correttamente per evitare qualsiasi tipo di contaminazione.

Strumenti per analizzare l’acqua della piscina

Prima di iniziare il trattamento chimico dell’acqua della piscina, è importante analizzare l’acqua stessa per determinare il suo stato igienico.

Per fare ciò, sono necessari alcuni strumenti come i test kit per il pH, i test kit per il cloro, i test kit per l’acidità e i test kit per l’alcalinità. Si tratta di operazioni che vanno svolte a prescindere dal fatto che si tratti di piscine in acciaio prefabbricate o piscine tradizionali.

Questi strumenti sono disponibili in commercio e sono facilmente reperibili presso i negozi specializzati.

Procedure per il trattamento chimico dell’acqua della piscina

Il trattamento chimico dell’acqua della piscina prevede l’utilizzo di prodotti quali il cloro, algicidi e  flocculanti. Questi vanno aggiunti all’acqua della piscina secondo le indicazioni riportate sulla confezione.

È importante seguire sempre le istruzioni del produttore e utilizzare i prodotti chimici in modo corretto per evitare effetti negativi sulla salute umana e sull’efficacia del trattamento.

L’utilizzo del cloro nella disinfezione dell’acqua della piscina

Il cloro è uno dei prodotti chimici più utilizzati per la disinfezione dell’acqua della piscina in quanto efficace contro batteri, virus e alghe, sebbene debba essere utilizzato con cautela per evitare effetti negativi per la nostra salute.

I livelli di cloro raccomandati per la disinfezione dell’acqua della piscina sono compresi tra 1 e 3 ppm (parti per milione).

Per quel che riguarda altri prodotti che possiamo adoperare per sanificare l’acqua della piscina ci sono:

  • Gli algicidi, prodotti chimici utilizzati per prevenire la crescita di alghe
  • I flocculanti, utilizzati per eliminare le particelle in sospensione
  • Antischiuma, per ridurre la formazione di schiuma

Ricordiamo che è importante utilizzare questi prodotti chimici sempre in modo corretto e con cautela.

L’importanza di mantenere l’efficienza della pompa di filtraggio e degli skimmer

Per mantenere sempre efficiente la pompa di filtraggio della nostra piscina, così come il dosatore automatico o lo skimmer, è importante eseguire regolarmente le varie operazioni di manutenzione e pulizia.

È inoltre importante inoltre sostituire regolarmente i filtri e utilizzare prodotti appositi per la pulizia della pompa di filtrazione e del sistema di dosaggio automatico.

La sostituzione dei filtri della tua piscina è infatti un’operazione importante per essere certi della pulizia dell’acqua e dell’efficienza della suddetta pompa.

Tali filtri vanno sostituiti regolarmente in base alle dimensioni e frequenza di utilizzo della propria piscina. Ad ogni modo è importante scegliere i nuovi filtri in base al tipo di struttura e alla quantità di acqua presente.

Conclusione

Il trattamento chimico dell’acqua della piscina è un processo fondamentale per garantirne la pulizia e la sicurezza, nell’interesse di tutti coloro i quali ne fruiranno.

È importante per questo utilizzare i prodotti chimici in modo corretto e con cautela, seguendo sempre le istruzioni del produttore, e ricordarsi di eseguire regolarmente le operazioni di manutenzione e pulizia previste al fine di garantire l’efficienza non soltanto dei filtri ma anche di tutte le altre componenti che hanno un ruolo attivo nel determinare il livello di pulizia e sanificazione dell’acqua.

Energia: l’aumento dei prezzi colpisce le famiglie più deboli

L’Italia è stata uno dei paesi più colpiti dagli aumenti dei prezzi energetici, in particolare per quanto riguarda l’energia elettrica. Il prezzo per uso domestico, che nel secondo semestre 2020 era più basso di quello di Germania e Spagna, ha subito nell’arco di due anni un incremento così ampio (+72,4%) da diventare il più alto tra le maggiori economie europee. A quanto emerge dal Rapporto annuale 2023 dell’Istat l’impatto della crescita dei prezzi dei beni energetici è stato relativamente più pesante per le famiglie con più bassi livelli di spesa. L’inflazione misurata dall’indice Ipca relativa ai beni energetici per le famiglie con i livelli di spesa più bassi è stata infatti superiore di oltre 13 punti a quella registrata per le famiglie con i livelli di spesa più alti (rispettivamente, +60,6% e +47,5%).

Il 10,1% dei nuclei a rischio povertà non riesce a pagare le bollette

In Italia, nel 2022, il 17,6% delle famiglie a rischio di povertà dichiara di non essere in grado di riscaldare adeguatamente l’abitazione, mentre il 10,1% dichiara arretrati nel pagamento delle bollette. Tra le maggiori economie europee solo la Germania mostra un’incidenza più bassa per entrambi gli indicatori. Le famiglie che hanno una spesa energetica troppo elevata unite a quelle il cui reddito scende sotto la soglia di povertà, una volta fatto fronte alle spese energetiche, sono l’8,9% delle famiglie residenti in Italia, e il 27,1% di quelle che ricevono in bolletta i bonus sociali.

L’impatto dei bonus sociali

I bonus sociali sono stati pensati per mitigare l’impatto sulle famiglie della crescita dei prezzi dei beni energetici. L’importo medio dei bonus sociali (elettricità e gas insieme) è stimato, nel 2022, a 992 euro per famiglia beneficiaria, e oltre il 90% del valore totale della spesa per i bonus erogati è destinata alle famiglie appartenenti ai primi due quinti di reddito, le più povere.
Le famiglie ancora in povertà energetica dopo aver ricevuto il bonus sono il 25,1%. L’effetto del bonus nella riduzione della povertà energetica si attesta, quindi, su 2 punti percentuali.

Lotta alla povertà energetica e transizione ecologica equa

Nel medio periodo il processo di transizione ecologica è però destinato a modificare radicalmente le fonti e i prezzi dell’energia. Anche in virtù della sperequazione nell’impatto della variazione dei prezzi energetici, “non si può dare per scontato che i costi e i benefici di questo processo siano distribuiti in modo equo tra le diverse fasce di popolazione”, sottolinea l’Istat. E la lotta alla povertà energetica è un aspetto chiave delle recenti strategie di policy della Commissione Europea per favorire una transizione ecologica equa.

Per acquistare sostenibile un italiano su tre pagherebbe di più

Il 31% degli italiani è disposto a pagare di più per gli acquisti sostenibili, anche se ciò ha un impatto sulle proprie finanze. È quanto emerge da un sondaggio realizzato da Ipsos per l’edizione 2023 del Salone della Csr e dell’innovazione sociale, condotto a maggio 2023 su un campione di 1000 persone over 16.
Inoltre, il 46% degli intervistati accetterebbe di scendere a compromessi sulla qualità del proprio stile di vita se questi andrebbero a beneficio dell’ambiente. Ad esempio, consumando meno energia, mangiando meno carne o limitando la plastica monouso.

Pronti alla sfida, e lo dimostrano nel quotidiano

I dati del sondaggio mettono in evidenza una novità importante: ormai è chiaro ai cittadini che la transizione sostenibile ha un costo, e che perseguirla richiede e richiederà la sottrazione di risorse ad altri ambiti o aumentare il prelievo fiscale, se non addirittura entrambi. Oggi, a 11 anni dalla prima edizione del Salone, gli italiani sono pronti alla sfida e lo dimostrano nel quotidiano. L’89% delle famiglie si impegna nella raccolta differenziata, l’88% nel risparmio energetico, l’87% nel ridurre il consumo idrico. E il 60% acquista prodotti biologici, pur con un’ampia forbice tra chi lo fa abitualmente (19%) e chi ‘abbastanza’ (41%). Il quadro è identico nella scelta dei prodotti del marcato equo e solidale, che si attesta al 56% delle preferenze, con il 17% di consumatori abituali e il 39% che diversifica maggiormente l’acquisto.

Incerti sulla reale efficacia della transizione green 

“Quello che non cambia, invece, è la consapevolezza che abitare il cambiamento è impegnativo e richiede di uscire dalle proprie abitudini – commenta Andrea Alemanno, Principal di Ipsos Strategy3 -. Molti si sentono pronti a ‘traslocare’, ma questa disposizione ideale è frenata dalle conseguenze negative, se comparate con un effetto non altrettanto certo. Infatti per il 58% degli italiani sarà impossibile realizzare transizioni energetiche, ambientali, digitali e sociali senza avere ripercussioni negative su alcuni membri o settori della società. Quasi la metà (45%) si attende ripercussioni limitate e gestibili, e solo il 18% ritiene che i benefici supereranno largamente i disagi. Accelerare questa fase di trasformazione è fondamentale”.

Un Salone dedicato alla Corporate Social Responsability 

Il programma 2023 del Salone della Csr è articolato in 12 aree tematiche che toccheranno diversi ambiti, dalla gestione sostenibile della casa all’innovazione nell’agrifood, dall’energia alla comunicazione e dalla finanza alla cultura. Un tema centrale sarà la valutazione degli impatti generati: anche per questo il Salone promuove la seconda edizione del Premio Impatto.
Dopo il successo del 2022, riferisce Adnkronos, l’augurio è di poter contare sulla partecipazione di un numero sempre maggiore di imprese e associazioni non profit, che raccontino perché è importante misurare il valore creato dalle proprie attività.

Parlamento europeo, prende vita il regolamento sull’Intelligenza Artificiale

l Parlamento europeo ha approvato la sua posizione negoziale sulla legge sull’Intelligenza Artificiale (AI) con 499 voti a favore, 28 contrari e 93 astensioni, ed è pronto ad avviare i negoziati con gli Stati membri dell’Unione Europea per definire il testo definitivo. Le norme proposte hanno l’obiettivo di garantire che lo sviluppo e l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale in Europa siano conformi ai diritti e ai valori dell’Unione, inclusi la supervisione umana, la sicurezza, la privacy, la trasparenza, la non discriminazione e il benessere sociale e ambientale. 

Un approccio basato sul rischio

Le norme adottano un approccio basato sul rischio e stabiliscono obblighi per i fornitori e gli operatori di sistemi di IA a seconda del livello di rischio che tali sistemi possono generare. Saranno vietati i sistemi di IA che presentano un livello di rischio inaccettabile per la sicurezza delle persone, ad esempio quelli utilizzati per il punteggio sociale (classificazione delle persone in base al loro comportamento sociale o alle loro caratteristiche personali).
I deputati hanno esteso l’elenco dei divieti per includere l’uso intrusivo e discriminatorio dell’IA, ad esempio: l’uso di sistemi di identificazione biometrica remota in tempo reale e successivo in spazi accessibili al pubblico, i sistemi di categorizzazione biometrica basati su caratteristiche sensibili come genere, razza, etnia, cittadinanza, religione e orientamento politico; i sistemi di polizia predittiva basati sulla profilazione, la localizzazione o i comportamenti criminali passati; i sistemi di riconoscimento delle emozioni utilizzati dalle forze dell’ordine, nella gestione delle frontiere, nei luoghi di lavoro e negli istituti di istruzione; l’estrazione indiscriminata di dati biometrici da Internet o da telecamere a circuito chiuso per creare database di riconoscimento facciale in violazione dei diritti umani e del diritto alla privacy.
Inoltre, riferisce Agi, i deputati desiderano che la classificazione delle applicazioni ad alto rischio includa i sistemi di IA che comportano danni significativi per la salute, la sicurezza, i diritti fondamentali delle persone o l’ambiente. Sono stati aggiunti all’elenco dei sistemi ad alto rischio quelli utilizzati per influenzare gli elettori e gli esiti delle elezioni, nonché i sistemi di raccomandazione utilizzati dalle piattaforme di social media con oltre 45 milioni di utenti.

Coinvolti anche i fornitori di servizi

I fornitori di modelli di IA, una parte nuova ed in rapida evoluzione nel settore dell’IA, dovranno valutare e mitigare i possibili rischi per la salute, la sicurezza, i diritti fondamentali, l’ambiente, la democrazia e lo Stato di diritto. Prima di essere immessi sul mercato europeo, dovranno registrare i loro modelli nella banca dati dell’Unione Europea. I sistemi di IA generativi basati su tali modelli, come ad esempio ChatGPT, dovranno rispettare i requisiti di trasparenza, dichiarando che il contenuto è stato generato dall’IA, aiutando anche a distinguere le immagini deepfake da quelle reali e fornendo salvaguardie per evitare la generazione di contenuti illegali. Sarà inoltre richiesta la pubblicazione di sintesi dettagliate dei dati protetti dal diritto d’autore utilizzati per l’addestramento.
Al fine di promuovere l’innovazione nel campo dell’IA e sostenere le PMI, sono previste esenzioni per le attività di ricerca e le componenti dell’IA fornite con licenze open-source.

Sì alla sperimentazione normativa

La nuova legge promuove anche gli spazi di sperimentazione normativa, ovvero ambienti di vita reale creati dalle autorità pubbliche per testare l’Intelligenza Artificiale prima della sua implementazione.
Infine, i deputati intendono rafforzare il diritto dei cittadini di presentare reclami sui sistemi di IA ad alto rischio con un impatto significativo sui loro diritti fondamentali e di ricevere spiegazioni sulle decisioni basate su tali sistemi. L’Ufficio dell’IA dell’Unione Europea sarà incaricato di monitorare l’attuazione delle norme sull’Intelligenza Artificiale.

Sai quanto cibo sprechiamo? 20 chili all’anno!

Ogni famiglia italiana spreca in media quasi 20 chili di cibo all’anno. Il verdetto è stato formulato in base ai dati dell’Osservatorio sprechi alimentari del Crea, presentati dalla Società italiana di nutrizione umana (Sinu) al XLIII congresso nazionale. Per combattere lo spreco alimentare, la Sinu ha sviluppato un decalogo di comportamenti virtuosi, che vanno dalla pianificazione degli acquisti fino al riutilizzo degli avanzi e ai benefici della dieta mediterranea per la salute e il risparmio.

Italiani meno “spreconi” di Spagnoli e Tedeschi

Analizzando nel dettaglio i dati dell’Osservatorio sprechi, emerge che nel 2018 gli italiani hanno sprecato in media 370 grammi di cibo a settimana per famiglia. Questo dato è simile a quello dell’Olanda (365 g/settimana), ma inferiore a quello di Spagna (534 g/settimana), Germania (534 g/settimana) e Ungheria (464 g/settimana). Riguardo alle tipologie di spreco, in Italia si butta principalmente cibo completamente inutilizzato (43,2% rispetto al 31% della quantità sprecata), mentre siamo meno propensi a gettare gli avanzi del piatto (14,6% contro il 20%) e i prodotti aperti ma non ancora scaduti (30,3% contro il 36%). Nel 2021, lo spreco domestico è aumentato arrivando a 420 grammi a settimana per famiglia.

Le famiglie monocomponenti, giovani e benestanti buttano di più 

La dimensione familiare e lo spreco alimentare sono correlati, ma osservando i dati pro-capite si nota una maggiore tendenza allo spreco nelle famiglie monocomponenti. Inoltre, i segmenti di età più giovane e le famiglie con maggiori disponibilità economiche tendono a sprecare una quota maggiore di cibo. Tuttavia, le famiglie sono consapevoli dell’impatto negativo dello spreco su diversi livelli. L’impatto economico è quello maggiormente percepito (70%), seguito da quello sociale (conseguenze sulla disponibilità di cibo nel mondo, 59%) e ambientale (55%).

Una buona pianificazione evita… la pattumiera

Il decalogo proposto dagli esperti per promuovere comportamenti virtuosi include: pianificare il menù settimanale, definire le quantità da acquistare e cucinare, evitare acquisti d’impulso o in eccesso, fare la spesa dopo aver mangiato e mai a stomaco vuoto, imparare a riconoscere se un alimento è ancora buono, imparare a leggere le etichette, riutilizzare gli avanzi, seguire la dieta mediterranea, preferire monoporzioni o porzioni ridotte ed educare le nuove generazioni. Si tratta di piccoli gesti, di semplici abitudini da adottare per contrastare un fenomeno davvero “brutto”, oltreché costoso.

Google Feed, qual è il rapporto fra algoritmo e interazioni dell’utente? 

Un nuovo studio condotto da scienziati della Rutgers School of Communication and Information, dell’Università di Stanford e della Northeastern University, pubblicato sulla rivista Nature, ha rivelato che le selezioni effettuate dall’utente sembrano avere un ruolo maggiore dell’algoritmo nelle scelte di notizie inaffidabili fornite dal Google Feed.
Nonostante l’importante ruolo degli algoritmi nella selezione delle notizie proposte agli utenti, riporta un approfondimento ripreso da Agi, poche ricerche si sono focalizzate sull’analisi dei metodi di assortimento del Feed. Il team di ricerca, guidato da Katherine Ognyanova, ha confrontato l’esposizione, ovvero l’insieme di link presenti nei risultati di ricerca, i follow, collegati alle pagine che le persone scelgono di visitare, e il coinvolgimento, cioè l’insieme di siti visitati da un utente durante la navigazione.

L’algoritmo continua a contare, però…

I ricercatori hanno affrontato la preoccupazione di lunga data secondo cui gli algoritmi digitali apprendano dalle preferenze espresse in base alle cronologie e dalle informazioni superficiali per soddisfare gli atteggiamenti e i pregiudizi degli utenti stessi. Secondo gli esperti, i risultati del feed sembrano differire solo leggermente in base alle ideologie politiche di base, ma mostrano differenze significative quando le persone iniziano a visitare determinate pagine web.

C’è un potenziale pericolo?

Questo studio evidenzia che gli algoritmi di Google possono generare risultati polarizzanti e potenzialmente pericolosi, anche se questi emergono in modo uniforme tra gli utenti con opinioni politiche diverse. Il gruppo di ricerca ha raccolto informazioni attraverso due ondate di un sondaggio che ha valutato i risultati di un’estensione del browser progettata per misurare l’esposizione e il coinvolgimento in relazione a determinati contenuti online durante le elezioni statunitensi del 2018 e del 2020.

Cosa rivelano gli URL dei risultati di ricerca

Nell’ambito dell’indagine, 1.021 partecipanti hanno installato un’estensione del browser per Chrome e Firefox che ha registrato gli URL dei risultati di ricerca di Google, la cronologia e una serie di dati relativi ai contenuti visionati dagli utenti. Il sondaggio mirava a distinguere l’orientamento politico dei partecipanti. I risultati hanno mostrato che l’identificazione e l’ideologia politiche non erano correlate all’esposizione e alla qualità delle notizie a cui gli utenti erano esposti.
Al contrario, è emerso un chiaro legame tra l’identificazione politica e l’interazione con contenuti polarizzanti. Katherine Ognyanova commenta: “I motori di ricerca tendono a mostrare alle persone contenuti inaffidabili, ma il nostro lavoro sottolinea che gli utenti stessi e le scelte compiute nel tempo possono influenzare direttamente la tipologia di link che vengono proposti nel proprio Feed”.

Libri usati: li leggono oltre 18 milioni di italiani

Sono sempre di più gli italiani che scelgono di rivolgersi al mercato second hand per acquistare i libri. E tra i generi letterari preferiti spiccano in particolare i grandi classici della letteratura, apprezzati da oltre 18 milioni di lettori italiani (47,8%). Ben posizionati risultano però anche i saggi e i libri per bambini, rispettivamente scelti da 8,9 milioni (23,6%) e 7,6 milioni (20,2%) di utenti.
Emerge da un’indagine sulle abitudini e i comportamenti di acquisto degli utenti italiani legati al mondo dei libri condotta, in occasione del Salone Internazionale del Libro di Torino, da Wallapop, piattaforma per la compravendita di prodotti second hand, in collaborazione con Mup.

Con il second hand è facile imbattersi in offerte imperdibili

Sull’aspetto e lo stato del volume acquistato gli italiani sembrano dividersi. Infatti 16,5 milioni di italiani (43,6%) si rivolge a libri usati con un atteggiamento tollerante verso scritte o sottolineature, mentre quasi 16 milioni (42%) preferiscono che il libro sia il più possibile simile a un libro nuovo.
Proprio come accade per l’editoria scolastica, anche per i testi più tradizionali ad attirare maggiormente verso la possibilità di acquisto di seconda mano è il vantaggio di poter ammortizzare la spesa, e imbattersi in offerte imperdibili. Sono infatti 16,5 milioni gli italiani (43%) che affermano di riservare all’acquisto dei volumi usati lo stesso budget stanziato per libri nuovi, ma con la possibilità di portarsi a casa un maggior numero di articoli.

Un canale perfetto per appassionati di libri rari o antichi 

Tra i compratori second hand non mancano gli appassionati di edizioni antiche o rare, che attraverso questo canale hanno la possibilità di reperire volumi particolari o ricercati. E ad amare e collezionare libri rari o antichi sono 6,9 milioni di italiani, pari al 18,2% degli intervistati. Circa 5 milioni di italiani (13%), inoltre, approfittano delle occasioni legate al second hand per portarsi a casa un libro di cui non si è del tutto convinti. A lettura conclusa è certamente più soddisfacente sapere di non aver ‘perso’ del tutto i propri soldi con un libro che non ha soddisfatto del tutto le aspettative.

Tenere il libro o rivenderlo? Dipende

Tra acquisto e rivendita le opinioni degli italiani sono polarizzate: oltre 24 milioni (63,2%) conservano il libro una volta letto, soprattutto se si tratta di un testo apprezzato, e solo 3,8 milioni (10,2%) lo rivende subito, magari per comprarne un altro con quanto appena guadagnato.
Sono proprio le piattaforme di compravendita second hand a risultare ideali in questo senso. L’immediatezza d’uso e la facilità nelle spedizioni e nel pagamento, riferisce Adnkronos, hanno contribuito a renderle il mezzo preferito dagli utenti per la ricerca di acquisto e vendita di libri, come affermano oltre 13 milioni di italiani (34,8%). Al secondo posto per preferenza ci sono ancora i negozi fisici, utilizzati da circa 12 milioni di italiani (32,2%), a cui si affiancano le bancarelle di libri usati, amate da 11 milioni di utenti (29,2%).

Mangiare bene? Non c’è dubbio, è mangiare italiano

Il Made in Italy è un valore importante in tanti settori della nostra attività produttiva, dalla moda al design, fino a tante realtà grandi e piccole del settore manifatturiero. Un’evidenza che può incoronare gli italiani come ‘campioni del buon gusto’.
Gli italiani, quindi, come confermano i dati della ricerca Eumetra, ‘Benessere e Sostenibilità’, sanno che uno degli ingredienti fondamentali dello stare bene risiede nel mangiare meglio, con prodotti di buona qualità. Ma cosa significa mangiare meglio? Lontani dal conoscere la ricetta’ giusta, anche perché gli italiani sono convinti che esistano soluzioni e idee diverse, adeguate a diversi convincimenti, fasi della vita, ma anche portafogli, uno degli aspetti su cui sembra esserci maggiore convergenza è quello del scegliere di ‘mangiare locale’, ovvero, italiano.

Comprare prodotti del territorio e consumare meno cibi entici

Tra i tanti ambiti, uno in cui sicuramente eccelliamo è il settore agroalimentare, e questo gli italiani lo sanno bene. Quando si tratta di sottolineare, arricchire, valorizzare l’italianità di un prodotto o di una filiera, sono tutti d’accordo. Gli ultimi difficili anni sembrano averci resi ancora più consapevoli di questa nostra ricchezza.
Tre dati in particolare, provenienti dall’ultima edizione di Benessere e Sostenibilità, permettono di fotografare questo fenomeno. Il primo è la prossimità. Il 56% del campione dichiara di comprare prevalentemente prodotti del proprio territorio, e solo l’11% non lo fa.
Inoltre, il 66% oggi consuma di più prodotti 100% italiani, mentre il 25% a volte sceglie italiano e a volte no, e solo il 9% dichiara di non essere d’accordo. Infine, il 73% sostiene di avere in qualche modo ridotto il consumo di cibi nuovi, stranieri o etnici.

Un plebiscito negli stili alimentari

In particolare, l’adesione ai prodotti 100% italiani diventa una sorta di plebiscito negli stili alimentari che lo studio individua come i più interessanti ed evolutivi. È infatti d’accordo il 70% del cosiddetto Stile Armonico e l’83% dello Stile Pioniere, che di tutti gli stili alimentari è il più interessante, perché più progettuale, intelligente, attento, anticipatore delle mode e proteso verso il futuro. A questi, si aggiunge anche il 77% delle Elite Socioculturali, uno degli Stili di Comunicazione rilevati dalla ricerca.

Una bella notizia per le aziende agroalimentari

Sembra decisamente una bella notizia. Mangiare meglio, tra le varie sfumature, significa scegliere alimenti di provenienza sicura certa, certificata. In una parola, del nostro Paese. E più siamo persone consapevoli, più pensiamo che l’italianità alimentare sia un valore. Le nostre aziende hanno di che rallegrarsi, e indirizzare ai consumatori politiche di marketing adeguate.

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