Il trattamento chimico dell’acqua della piscina

Il mantenimento dell’acqua della piscina in condizioni igieniche ottimali è un argomento caro a chiunque ne utilizzi una.

Il trattamento chimico dell’acqua della piscina è infatti un processo fondamentale per mantenere l’acqua pulita e sicura, per azzerare le problematiche legate ai batteri che tipicamente qui si diffondono e al contrario poter fare sempre il bagno in sicurezza.

Infatti, la presenza di batteri nell’acqua della piscina può causare malattie e infezioni di vario tipo, come quelle alle vie urinarie, infezioni oculari e della pelle.

È quindi fondamentale mantenere l’acqua pulita e trattarla correttamente per evitare qualsiasi tipo di contaminazione.

Strumenti per analizzare l’acqua della piscina

Prima di iniziare il trattamento chimico dell’acqua della piscina, è importante analizzare l’acqua stessa per determinare il suo stato igienico.

Per fare ciò, sono necessari alcuni strumenti come i test kit per il pH, i test kit per il cloro, i test kit per l’acidità e i test kit per l’alcalinità. Si tratta di operazioni che vanno svolte a prescindere dal fatto che si tratti di piscine in acciaio prefabbricate o piscine tradizionali.

Questi strumenti sono disponibili in commercio e sono facilmente reperibili presso i negozi specializzati.

Procedure per il trattamento chimico dell’acqua della piscina

Il trattamento chimico dell’acqua della piscina prevede l’utilizzo di prodotti quali il cloro, algicidi e  flocculanti. Questi vanno aggiunti all’acqua della piscina secondo le indicazioni riportate sulla confezione.

È importante seguire sempre le istruzioni del produttore e utilizzare i prodotti chimici in modo corretto per evitare effetti negativi sulla salute umana e sull’efficacia del trattamento.

L’utilizzo del cloro nella disinfezione dell’acqua della piscina

Il cloro è uno dei prodotti chimici più utilizzati per la disinfezione dell’acqua della piscina in quanto efficace contro batteri, virus e alghe, sebbene debba essere utilizzato con cautela per evitare effetti negativi per la nostra salute.

I livelli di cloro raccomandati per la disinfezione dell’acqua della piscina sono compresi tra 1 e 3 ppm (parti per milione).

Per quel che riguarda altri prodotti che possiamo adoperare per sanificare l’acqua della piscina ci sono:

  • Gli algicidi, prodotti chimici utilizzati per prevenire la crescita di alghe
  • I flocculanti, utilizzati per eliminare le particelle in sospensione
  • Antischiuma, per ridurre la formazione di schiuma

Ricordiamo che è importante utilizzare questi prodotti chimici sempre in modo corretto e con cautela.

L’importanza di mantenere l’efficienza della pompa di filtraggio e degli skimmer

Per mantenere sempre efficiente la pompa di filtraggio della nostra piscina, così come il dosatore automatico o lo skimmer, è importante eseguire regolarmente le varie operazioni di manutenzione e pulizia.

È inoltre importante inoltre sostituire regolarmente i filtri e utilizzare prodotti appositi per la pulizia della pompa di filtrazione e del sistema di dosaggio automatico.

La sostituzione dei filtri della tua piscina è infatti un’operazione importante per essere certi della pulizia dell’acqua e dell’efficienza della suddetta pompa.

Tali filtri vanno sostituiti regolarmente in base alle dimensioni e frequenza di utilizzo della propria piscina. Ad ogni modo è importante scegliere i nuovi filtri in base al tipo di struttura e alla quantità di acqua presente.

Conclusione

Il trattamento chimico dell’acqua della piscina è un processo fondamentale per garantirne la pulizia e la sicurezza, nell’interesse di tutti coloro i quali ne fruiranno.

È importante per questo utilizzare i prodotti chimici in modo corretto e con cautela, seguendo sempre le istruzioni del produttore, e ricordarsi di eseguire regolarmente le operazioni di manutenzione e pulizia previste al fine di garantire l’efficienza non soltanto dei filtri ma anche di tutte le altre componenti che hanno un ruolo attivo nel determinare il livello di pulizia e sanificazione dell’acqua.

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È facile diventare un massoterapista?

Quella del massoterapista è una figura professionale attorno alla quale recentemente ruotano tanta curiosità e ammirazione. Questo è il motivo per cui molti di coloro i quali stanno indirizzando i propri studi verso il settore medico si chiedono se sia facile diventare un massoterapista e quale tipo di specializzazione serva.

Ciò è proprio cui ci concentreremo di seguito: prima però desideriamo porre i riflettori su questa professione e spiegare in dettaglio chi sia un massoterapista e cosa faccia esattamente.

Chi è e cosa fa un massoterapista?

Un massoterapista è un professionista che effettua specifici massaggi terapeutici che interessano sia l’apparato muscolare che quello scheletrico.

Lo scopo è quello di dare sollievo alla zona in cui il paziente avverte fastidio, consentendo di recuperare una piena mobilità dell’arto o della parte interessata.

È molto interessante sottolineare il fatto che è un massoterapista sia in grado di agire anche a livello psichico: esistono infatti specifici massaggi che consentono di ridurre progressivamente la quantità di stress accumulata e dunque consentire al paziente di raggiungere uno stato mentale decisamente più sereno e rilassato.

Parliamo dunque di una tecnica riabilitativa, o all’occorrenza preventiva, particolarmente efficace nei confronti di parecchie patologie che riguardano i nostri muscoli o l’apparato scheletrico, nonchè vasi sanguigni e linfatici.

Chi si rivolge ad un massoterapista?

Tipicamente si rivolgono ad un massoterapista i pazienti che avvertono delle contratture muscolari o comunque indolenzimenti di vario tipo. Hanno bisogno di un massoterapista anche gli sportivi che desiderano velocizzare i tempi di recupero da un infortunio o semplicemente ridurre le fatiche dovute ad una gara o un allenamento.

Il massaggio effettuato da un massoterapista è inoltre molto utile anche per lavorare sulla cellulite e la ritenzione idrica.

Come accennato in precedenza, si rivolgono ad un massoterapista anche quelle persone che sono interessate da un forte stato di stress psicofisico e che decidono di rivolgersi ad un professionista che possa lavorare sulla muscolatura per portarla nuovamente ad uno stato di distensione.

Come si diventa massoterapista?

Per diventare massoterapista è necessario conseguire una laurea in massofisioterapia, la quale si può ottenere frequentando un corso di 3 anni promosso dalle singole regioni.

In occasione di questi, corsi l’aspirante massoterapista va a studiare materie come ad esempio anatomia del corpo umano, biologia, chimica, fisica, immunologia, endocrinologia, farmacologia ed infine patologia.

Tali corsi prevedono non soltanto la parte teorica, che di per sé è importantissima, ma anche la parte pratica. In occasione di questa è possibile effettuare diverse esercitazioni inerenti il massaggio nonché effettuare dei tirocini presso strutture già operative.

Ogni studente chiaramente è libero di approfondire ulteriormente i suoi studi frequentando specifici corsi di massoterapia per comprendere meglio determinati aspetti della materia o specializzarsi in un particolare ambito.

Come in tutte le cose, più ci si forma e migliore è la qualità della formazione che si riceve, maggiori sono le possibilità di diventa un bravo professionista.

Il percorso per diventare massoterapista è uguale a quello per diventare fisioterapista?

Sebbene siano due professioni molto vicine tra loro, c’è una sostanziale differenza tra il percorso formativo di un massoterapista e quello di un fisioterapista.

Il secondo infatti necessita di seguire un apposito corso di laurea in fisioterapia della durata di 3 anni. Si tratta in particolar modo di una facoltà a numero chiuso, ragion per cui per accedere è necessario effettuare il classico test di ingresso.

Dunque i servizi di un massoterapista sono oggi ampiamente riconosciuti e ricercati, in maniera trasversale da uomini e donne nonché giovani e anziani, e consentono di ottenere un concreto benessere superando eventuali stati di dolore o affaticamento.

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La scelta del naming per un salone di parrucchiera

Avviare una nuova attività da parrucchiera è sempre un’esperienza eccitante, sia che si tratti di un imprenditore che per la prima volta si trova dinanzi l’apertura di un’attività commerciale, che per uno che ha già avviato diverse attività nel passato e si presta ad iniziare questa nuova avventura.

Certamente ci sono tantissime cose a cui pensare prima di poter inaugurare i locali, e tutte vanno fatte con grande anticipo per far sì che ogni pratica possa essere effettuata come merita.

Avviare un salone da parrucchiera: le cose più importanti da fare

Quando si decide di avviare un nuovo salone da parrucchiera, ci sono certamente determinate cose che è bene fare pianificandole sin dall’inizio. Sicuramente tra queste c’è la scelta della zona in cui avviare l’attività, così come quella relativa ai mobili ed alle forniture per parrucchieri.

Da non trascurare sono certamente le autorizzazioni amministrative e le abilitazioni professionali per l’attività di parrucchiere.

Volendo sintetizzare le più importanti possiamo elencare:

–  Zona in cui avviare l’attività
–  Individuare i locali giusti
–  Effettuare eventuali lavori di ristrutturazione
–  Manutenzione degli impianti elettrici e idrici
–  Ottenere le autorizzazioni del Comune di competenza
–  Essere in possesso della abilitazione alla professione di parrucchiere
–  Scegliere gli arredi più adatti
–  Acquistare le migliori forniture per parrucchieri
–  Provvedere ad una prima campagna pubblicitaria
–  Aprire un sito internet o gli account social

Possiamo dunque sintetizzare in questa maniera quelle che sono le cose più importanti da fare per riuscire ad avviare con successo una nuova attività da parrucchiere.

L’importanza del naming

Eppure, a pensarci bene, c’è una ulteriore analisi da effettuare che ha un peso specifico notevole sul successo di un’attività commerciale. Si tratta del naming, ovvero una attività di marketing il cui scopo è quello di individuare il nome più adatto per una attività commerciale in base al tipo di pubblico cui si rivolge e più in generale al mercato di riferimento.

Il nome giusto per una attività è infatti in grado di esprimere la sua identità e comunicare in maniera efficace al cliente cosa essa può offrire, ma non solo.

Il nome adatto consente infatti agli utenti di memorizzare la tipologia di attività con maggiore facilità e la fa tornare alla mente tutte le volte in cui egli è chiamato a prendere una decisione di acquisto.

Quando avrà dunque nuovamente necessità di un taglio o di un acconciatura, il nome della tua attività potrebbe facilmente tornargli alla mente se è stato scelto bene.

Il brainstorming


Per riuscire ad arrivare al nome giusto per una nuova attività, è bene effettuare prima una serie di brainstorming per andare alla ricerca di quelle parole (o suoni) che meglio possano esprimere il concetto da comunicare al cliente.

È Importante sottolineare che la parola cui si giungerà non per forza deve essere una parola esistente nel vocabolario italiano, ma semplicemente può essere una parola di fantasia e dunque inventata.

Lo scopo del brainstorming è proprio questo, quello di fare in modo da individuare un nome d’effetto e facile da ricordare.

In ultima analisi va comunque ricordato che l’eventuale nome individuato non deve essere già stato registrato da qualcun altro come proprietà intellettuale.

Ciò significa che se qualcun altro ha già registrato la proprietà intellettuale di un marchio, proprio quello che hai individuato a seguito del brainstorming, per legge non puoi utilizzarlo e sei dunque costretto a scegliere un altro nome.

Questo tipo di verifica può essere fatta in maniera molto rapida anche online direttamente consultando il registro dei Marchi e Brevetti online.

Tieni a mente queste piccole (e grandi) cose per avviare la tua attività di parrucchiera senza intoppi, così da partire subito con il piede giusto.

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Quale condizionatore scegliere per ambienti piccoli?

Se desideri rinfrescare un area o un ambiente dalle piccole dimensioni, la scelta più efficace per te è quella di un condizionatore monoblocco. Esso è infatti perfetto per refrigerare piccoli ambienti in breve tempo.

È la soluzione perfetta soprattutto per quanti vivono in appartamenti dalle dimensioni piuttosto ridotte o laddove sia impossibile esporre esternamente l’unità condensante.

Un altro dei vantaggi di questo tipo di condizionatore è la manutenzione piuttosto ridotta, dato che non ci sono da eseguire manovre all’esterno per raggiungere il motore. Inoltre questo tipo di climatizzatore ha un design che è facile da adattare a tutti i tipi di ambienti e dunque ha un impatto visivo ridotto al minimo.

Prezzo e consumi ridotti

In genere il prezzo di questi climatizzatori è piuttosto basso rispetto ai modelli più complicati, e anche i consumi energetici sono ridotti soprattutto se si acquista un prodotto che sia di classe A+ o superiore.

Nel caso in cui invece hai dei dubbi perché l’ambiente che desideri rinfrescare non è poi così piccolo, puoi per anche optare per uno dei tantissimi climatizzatori Samsung disponibili sul mercato, i quali presentano anche tantissime interessanti funzioni legate alla domotica e dunque alla possibilità di connettersi al Wi-Fi di casa ed essere attivati o comunque gestiti anche quando si è fuori.

Puoi installarlo sia a parete che a terra

La soluzione di un dispositivo monoblocco è dunque particolarmente vantaggiosa per rinfrescare rapidamente dei piccoli ambienti, e considera anche che si tratta di modelli in grado di consumare davvero poco e dunque puoi anche tenerli accesi più ore al giorno, e rinfrescare l’intero ambiente soprattutto durante le ore più calde della giornata.

È un prodotto che è possibile installare su tutte le pareti di casa ma anche a terra se lo desideri, e dunque c’è massima flessibilità per te anche dal punto di vista della sua ubicazione in casa.

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La nostra telecamera su… una Veneta Cucine a Milano!

Pedrazzini Arreda è da sempre un riferimento in Lombardia per quanti hanno necessità di acquistare una nuova cucina componibile. All’interno dello showroom è possibile visionare e toccare con mano tutta la qualità delle cucine Arredo 3 e Veneta Cucine Milano, marchi dei quali Pedrazzini Arreda è esclusivista di zona. Grande è la qualità dei prodotti commercializzati, e grande è anche il servizio ed il tipo di assistenza che viene offerto ai clienti. Sin dalle fasi di progetto infatti, lo staff saprà indicare le soluzioni più adatte a risolvere ogni tipologia di esigenza individuale, coniugando sempre il massimo dell’eleganza e del design alla funzionalità. Grazie a sofisticati software inoltre, ti sarà mostrato l’effetto finale che la tua nuova cucina farà all’interno del tuo appartamento.

Una simulazione in 3D che ti regalerà una fedele anteprima di ciò che sarà il meraviglioso risultato finale. Un team di falegnami e installatori si occuperà invece di dare fisicamente vita alla tua nuova cucina, mettendo in opera e installando ogni singolo componente, e completando anche gli allacciamenti idrici ed elettrici per consentirti da subito di vivere i nuovi arredi che hai scelto per la tua cucina. Il cliente ha infine grande possibilità di scelta e di personalizzazione, sia per quel che riguarda le ante che per i piani di lavoro. Questi elementi possono essere realizzati con materiali differenti in base alle necessità o abitudini individuali, ed è un’ottima possibilità per dare un tocco assolutamente personale a questo ambiente così importante di casa, all’interno del quale trascorriamo la maggior parte del tempo in cui siamo all’interno delle mura domestiche. Lo showroom Pedrazzini Arreda si trova in Via Leone Tolstoi 81 a San Giuliano Milanese, puoi recarti per toccare con mano l’assoluta qualità dei prodotti o contattare il recapito telefonico  0298491249 per qualsiasi tipo di informazioni o richieste.

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Nostrasantissima: valorizza il tuo aspetto

Le creazioni Nostrasantissima  rappresentano tutto lo stile e l’eleganza di una ricerca che non si è mai discostata dal mondo sartoriale, ma che nel tempo si è arricchita di forme e soluzioni moderne, le quali hanno dato vita ad uno stile inconfondibile che oggi caratterizza ciascuno dei prodotti di questa giovane linea affacciatasi nel mercato nel 2010 e da allora divenuta fonte di ispirazione  per molti. Parte del segreto del successo di Nostrasantissima infatti, è dovuto al suo stile lineare e frugale di chiara ispirazione sartoriale, che lo rendono unico grazie anche alla continua ricerca di materiali e tecniche di lavorazione ideate per ottenere risultati inarrivabili sia a livello estetico che di vestibilità. Ad influire sul risultato finale sono probabilmente anche le sue origini danesi, che hanno apportato quel bagaglio di raffinatezza minimale grazie alla quale tutti possono vestire in maniera elegante e ricercata senza per questo dover rinunciare alla qualità dei tessuti.

La magia delle creazioni Nostrasantissima è tale grazie anche al contributo dei sapienti artigiani, i quali sono in grado di regalare il classico valore aggiunto ad ogni capo apportando finiture e lavorazioni di sartoria che esaltano ogni tipo di lavorazione. Se non conosci ancora le creazioni Nostrasantissima, è arrivato il momento di dare un’occhiata su www.revolutionconceptstore.it, l’e-Commerce che ti consente di visionare in dettaglio alcuni tra i tantissimi capi di questo prestigioso stilista. Individuato quello di tuo gradimento, potrai aggiungerlo con pochi clic al carrello e procedere al pagamento via Paypal, così da ricevere la merce direttamente a casa entro un paio di giorni lavorativi. Se desideri rendere il tuo abbigliamento un po’ più ricco e personalizzato, è arrivato il momento di dare un’occhiata alle creazioni Leon Louis e scegliere i capi di abbigliamento che pensi possano dare una nuova immagine di te e valorizzare il tuo aspetto fisico.

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Sconti per acquisti online? Dai uno sguardo a scontiebuoni.it

Per chi cerca prezzo e facilità d’uso scontiebuoni.it si sta rivelando un’ottima soluzione per gli acquisti online

Acquisti online? Nelle ultime settimane mi sono imbattuto diverse volte nel sito Scontiebuoni.it, dove ho compiuto con soddisfazione alcuni buoni affari. Dato che pian piano sta diventando un mio personale punto di riferimento per l’e-commerce, ho deciso di condividere il mio parere sui punti di forza di questo sito. Prima di tutto, voglio presentarmi in termini di abitudini di navigazione e consumo online: ho 38 anni e scelgo questa modalità d’acquisto soprattutto per gli sconti che riesco a trovare. Di solito compro libri, qualche capo o accessorio di abbigliamento, recentemente un lettore Mp3 e delle ottime cuffie. Un acquisto ogni venti giorni lo faccio, quindi non so se posso essere definito un consumatore assiduo, e se mi fido del sito che ho davanti, navigo e completo l’acquisto direttamente dallo smartphone.

Scontiebuoni.it è un sito responsive, e mi piace innanzitutto perché la navigazione è fluida, improntata alla semplicità. La web usability è esaltata da un layout pulito, senza link e immagini inutili. Non ci si può confondere!  In pochi passi si va dritti all’obiettivo, che è quello di trovare un coupon per gli acquisti online. Gli sconti talvolta sono davvero esaltanti, fino al 70% sull’offerta del giorno Amazon. Ben segnalate sono le date di scadenza dei codici sconto. Sarebbe pura follia elencare tutti i brand per i quali si può ottenere uno sconto, forse è più utile ricordare alcune categorie di codice sconto: abbigliamento, cosmetici e profumi, elettronica e informatica, casa e giardino, neonati e bambini, vacanze e hotel, libri e musica, business e ufficio.

Due tipologie di coupons per gli acquisti online

Su Scontiebuoni.it puoi trovare essenzialmente due tipologie di coupons, cioè le offerte e i codici sconto. Non appena deciso l’acquisto su un negozio online, cerco su Scontiebuoni.it quel negozio e visiono tutti i coupons disponibili. Se scelgo un’offerta, torno al negozio prescelto e compaiono gli sconti; se scelgo il codice sconto, clicco su “visita lo store” e incollo il codice in un apposito riquadro al momento dell’acquisto, rendendo visibile il taglio di prezzo.

Gli acquisiti online su Scontiebuoni.it sono più semplici a farsi che a dirsi, tanto che l’unico difetto del sito, cioè la presenza di poche frequently asked questions, mi è parso tale solo per pochi giorni, perché non c’è bisogno di grandi domande, nulla è di difficile comprensione, nulla è da nascondere e la user experience è quanto di più semplice possa esistere. Non vedo l’ora di provarlo per le importanti ricorrenze di acquisto online, come il Black Friday e il Cyber Monday. Fatemi sapere cosa ne pensate voi nei commenti.

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Depuratori acqua

Tutti ben sappiamo che il nostro corpo è costituito per almeno il 70% d’acqua. Sin dalla nascita siamo abituati al naturale contatto con questo prezioso elemento, ed oggi sappiamo che l’acqua è anche strumento di bellezza. Bisognerebbe berne almeno tre litri al giorno perché la pelle rimanga ben idratata ed elastica. Più beviamo, più purifichiamo l’organismo, eliminando le tossine che nostro malgrado accumuliamo.Quale donna non ha mai avuto problemi di peso? Ebbene, certamente qualsiasi esperto in materia, al quale si sarà rivolta, le avrà consigliato di bere molta acqua per eliminare la odiatissima ritenzione idrica nonché la altrettanto temuta cellulite. A questo preciso scopo, l’acqua deve essere liscia e con la minor percentuale di sodio possibile. E’ solo l’acqua pura che possiede le proprietà drenanti necessarie a renderla diuretica e capace di sciogliere grassi e lipidi, favorendo il mantenimento di un corpo sano ed esteticamente bello. Provare per credere inoltre, un bel bicchiere d’acqua è capace di bloccare i morsi della fame quando questa si fa sentire, tanto più che bere molto è scientificamente utile a migliorare il metabolismo, permettendo così di bruciare più grassi e contribuendo ad attivare quel processo chiamato termogenesi. Sul mercato esistono tantissimi tipi di acqua in bottiglia che promettono di avere le caratteristiche giuste per garantire al nostro organismo il benessere necessario, e spesso capita di restare perplessi dinanzi così tante etichette difficili da leggere o interpretare. E volendo analizzare la situazione a fondo, il costo per ogni litro d’acqua è decisamente superiore a quella del rubinetto. E’ inevitabile che tutto ciò possa generare nell’acquirente un senso di confusione generale e, non sapendo decidere, molti pensano di fare bene optando per l’acqua che costa di più convinti che sia migliore. Ovviamente non è così e a lungo andare chi ci rimette è il portafoglio. La soluzione , in questo mercato così caotico e causa di tanta confusione tra i consumatori, esiste e la possiamo trovare direttamente a casa nostra. Il depuratore acqua IWM, International Water Machines. Leader nel settore del trattamento delle acque potabili, certifica e garantisce un’acqua oligominerale tanto pura che pare essere stata appena sgorgata dalla sorgente, direttamente dal rubinetto di casa. La salute del nostro organismo davvero non avrà più prezzo. Ogni informazione utile si può reperire facilmente sul sito stesso di IWM altrimenti basta telefonare al numero verde: 800 800 813 per avere a propria disposizione gentilezza, cortesia e celerità di servizio.

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Pagamenti digitali: 444 miliardi di transato nel 2023, +12%

Dopo il biennio 2021-2022, che ha definito un cambiamento strutturale nelle abitudini dei consumatori, la crescita dei pagamenti digitali in Italia sta tornando lentamente verso ritmi antecedenti alla crisi pandemica.
Nel 2023 il transato con strumenti di pagamento digitale ha registrato 444 miliardi di euro, un valore che include sia pagamenti basati su carte e wallet (436 miliardi di euro transati, +12% vs 2022), sia pagamenti basati su conto corrente (8 miliardi, circa +20%). 

Secondo l’Osservatorio Innovative Payments della School of Management del Politecnico di Milano, oggi quasi 8 transazioni digitali su 10 in negozio vengono effettuate in modalità ‘tap&go’ con carte fisiche contactless o dispositivi dotati di tecnologia NFC, che raggiungono un valore di transato pari a 240 miliardi.

Il Buy Now Pay Later

Sul totale dei consumi, i pagamenti digitali arrivano a costituire il 40% del valore, un’incidenza di poco inferiore a quella del contante.
A livello europeo, la crescita del nostro Paese non è ancora sufficiente per scalare posti in classifica. L’Italia rimane al 24° posto su 27 nella classifica della BCE per numero di transazioni pro capite con carta registrate nel 2022.

Un altro fenomeno in grande ascesa è il Buy Now Pay Later (BNPL). Nel 2023 nel nostro Paese il transato con questa forma di pagamento ha raggiunto 4,6 miliardi di euro, attestandosi, nella sua componente online, al 6,5% di penetrazione sul totale del mercato e-commerce nazionale.
Inoltre, il 14% degli italiani lo ha già utilizzato, principalmente per acquisti online.

Il futuro dei pagamenti digitali

Negli ultimi anni gli Alternative Payment Methods (APM), i pagamenti che non passano per i circuiti tradizionali come quelli delle carte, stanno guadagnando sempre più interesse da parte del mercato e delle Istituzioni.

Il grado di diffusione degli APM non è però omogeneo a livello globale. In Europa l’offerta di pagamenti alternativi cresce ancora in modo frammentato nei singoli Paesi. È infatti principalmente caratterizzata da servizi che riescono a ottenere buona diffusione locale, ma che si scontrano con maggiori complessità a livello internazionale.
Un’ulteriore spinta innovativa è data dallo sviluppo di nuove tecnologie, prima fra tutte l’Intelligenza artificiale, già diffusa nel mondo dei pagamenti per i processi interni. 

In Italia si affacciano le prime soluzioni Software POS

Oltre all’AI, si guarda all’evolversi del trend dell’Open API, già avviato dalla PSD2, all’Internet of Things fino alle criptovalute e la tecnologia blockchain, che grazie alla definitiva approvazione della Markets in Crypto-Asset regulation (MiCAr), vedono un interesse crescente da parte di aziende e consumatori.

Anche l’Italia vede all’orizzonte nuove tecnologie e nuovi device che influenzeranno il modo in cui si effettueranno e accetteranno pagamenti.
Nel 2023 cominciano a prendere piede le prime soluzioni Software POS. Numerosi operatori del mondo dei sistemi cassa, hanno infatti iniziato a distribuire agli esercenti questo tipo di prodotti, utilizzabili sia come strumenti stand-alone sia in affiancamento ai dispositivi POS fisici già installati.

Per il Made in Italy gli italiani pagano anche il 20% in più

Se il valore del brand Made in Italy è sempre più riconosciuto in tutto il mondo, gli italiani sono disposti a pagare qualcosa in più per avere prodotti autentici e di qualità.
Di fatto, per un prodotto Made in Italy gli italiani sono disposti a spendere anche il 20% in più.

È quanto emerge dalla ricerca condotta da Teleperformance Knowledge Services su un campione di 2mila italiani tra i 18 e 65 anni, rappresentativo della popolazione per genere e area geografica, e commissionata da Made in Italy, il progetto rivolto alla valorizzazione delle eccellenze italiane.
La ricerca è stata presentata ad Ancona nel corso del roadshow ‘Tradizione e innovazione Made in Italy – I protagonisti si raccontano’, tenuto presso la sede di Confindustria. 

Food e fashion i settori dominanti

La fase del processo produttivo ha un impatto molto forte nella connotazione del Made in Italy. Secondo l’85% degli intervistati il prodotto deve essere infatti creato da una azienda italiana in cui tutto il processo produttivo si svolga in Italia. E i settori food (78%) e fashion (69%) dominano la classifica di quelli maggiormente associati al Made in Italy.

Nelle Marche la ricerca ha evidenziato un forte interesse per l’adozione di nuove tecnologie nell’ambito della produzione e del processo produttivo. Questo dimostra un chiaro impegno nell’innovazione per mantenere e rafforzare la competitività nel mercato globale.
Inoltre, l’indagine ha messo in luce un forte legame emotivo e culturale a livello regionale con l’industria manifatturiera, con un’enfasi particolare sulla pelletteria, settore storico e di grande rilievo economico per le Marche.

Un brand che genera valore a livello nazionale

I marchigiani, però, si dicono disposti a spendere fino a un 17% in più per un prodotto Made in Italy, percentuale leggermente sotto la media nazionale, ma che dimostra comunque di dare valore ai prodotti realizzati sul territorio italiano.

“L’indagine conferma che il Made in Italy è uno stile affermato in tutto il mondo e al quale, nonostante una crescente concorrenza con cui ci si confronta sul piano del costo o della imitazione, non vogliamo rinunciare, consapevoli del suo valore in termini di qualità e creatività”, ha evidenziato Roberto Sartori, founder di Made in Italy”.
Secondo Gabriele Albani, ceo di Teleperformance Knowledge Services, la ricerca conferma come il Made in Italy sia “soprattutto generazione di valore per l’economia nazionale”.

Favorire lo scambio di idee per creare valore nel business e il sistema Paese 

L’obiettivo del roadshow, pensato da Roberto Santori, è stato quello di favorire lo scambio di idee per creare valore per il business e il sistema Paese, facendo leva sulle competenze del Made in Italy.

Il neo rettore dell’Università di Camerino, Graziano Leoni, ha concluso i lavori con una riflessione su come le aziende possono approfittare delle opportunità offerte dal PNRR per rafforzare le competenze, soprattutto in ambito di ricerca e tecnologia, e valorizzare i giovani talenti, riporta ANSAcom, in collaborazione con Challenge Network.

Italiani sempre più social: WhatsApp la piattaforma preferita, TikTok conquista posizioni

Gli italiani continuano a dimostrarsi dei fedeli utilizzatori della rete, con una particolare predilezione per i social. Lo evidenzia il report Digital 2024, pubblicato a febbraio da We Are Social in collaborazione con Meltwater. Il rapporto segnala infatti che i nostri connazionali trascorrono più tempo sui social rispetto all’anno precedente (circa 1 minuto in più al giorno), incrementando così la loro quota di tempo complessiva, che comunque rimane al di sotto delle 6 ore.

Aumenta di un minuto anche il tempo dedicato quotidianamente all’ascolto di musica in streaming. Contestualmente, si registra una diminuzione del numero di persone connesse a Internet, con un calo dell’0,3% anno su anno.

Perchè si va on line

Le principali motivazioni che spingono gli italiani ad accedere all’online non subiscono cambiamenti significativi: la ragione più importante si conferma la ricerca di informazioni, sia in senso generale (73%), sia per rimanere aggiornati su cosa accade nel mondo (67,5%), sia per tutorial (62,8%). A livello globale, i servizi digitali più utilizzati sono le app di chat e messaggistica (96,7%), seguite dai social network (94,6%). Tuttavia, la terza posizione nella classifica italiana è occupata dai servizi di shopping, aste e annunci (90,4%), mentre a livello globale questa posizione è ricoperta dai motori di ricerca.

Prosegue il forte consumo di contenuti video: il 91% delle persone dichiara di guardare contenuti dinamici, con una crescita dello 0,4% anno su anno. A trainare questa tendenza sono soprattutto contenuti comici, meme e video virali (+3,7%), oltre ai video musicali (+0,4%). Cresce anche il consumo di highlights e contenuti sportivi (+2,4%), recensioni di prodotti (+1,7%) e video educativi (+0,6%).

Più tempo speso sui social 

In Italia, sono quasi 43 milioni le persone attive sui social, con una penetrazione che si avvicina al 73% ed egualmente divisa fra uomini e donne. Anche se i social rimangono una passione italiana, rispetto all’anno scorso si assiste a un calo dell’2,5% degli utilizzatori. Un calo però compensato dall’aumento del tempo dedicato ai social quotidianamente. Secondo l’analisi di quest’anno, TikTok è l’app di social media su cui le persone trascorrono più tempo, restando sulla piattaforma una media di 32 ore e 12 minuti al mese. Al secondo posto, ma a molta distanza, si piazza  YouTube (18 ore e 15 minuti) e al terzo Facebook (16 ore e 37 minuti).

Le motivazioni dietro all’utilizzo dei social

Le principali motivazioni che spingono le persone a utilizzare i social sono legate all’informazione, al tempo libero e alle relazioni con gli altri (tutte sopra il 40%). È interessante notare come l’intrattenimento puro sia l’unica motivazione in crescita rispetto all’anno precedente (+1,4 punti percentuali). Alle spalle, c’è la ricerca di ispirazione per attività o acquisti (entrambe intorno al 30%).

Meta regina del mondo social

Meta domina la classifica delle piattaforme social più utilizzate: WhatsApp si attesta al 90,3% tra le persone dai 16 ai 64 anni, in aumento rispetto all’anno precedente (+1,3 pp). Seguono Facebook e Instagram, con il 77,5% e il 73,5% rispettivamente. Subito dopo, c’è Messenger, usata dal 50,2%, e Telegram, la piattaforma più utilizzata al di fuori dell’ecosistema Meta (47,7%). TikTok è utilizzata dal 40,8% delle persone, con un aumento rispetto all’anno scorso (+2,8).

WhatsApp è anche la piattaforma social preferita dagli italiani (40,7%). La classifica dei social preferiti presenta leggere variazioni rispetto all’anno precedente, con Instagram che supera Facebook al secondo posto (23,5%). TikTok e Telegram invertono la posizione, così la piattaforma di video brevi sale al quarto posto (6,8%). 

Incidenti informatici? Nella maggioranza dei casi sono dovuti a errori umani 

L’errore umano si rivela essere una delle principali cause di quasi due terzi di tutti gli incidenti informatici degli ultimi due anni. E la “colpa” è soprattutto della mancanza di competenze specifiche. Questo dato, decisamente preoccupante, emerge da un recente studio globale commissionato da Kaspersky.

Il 50% dei professionisti della cybersicurezza, a livello globale, ammette di aver commesso errori all’inizio della propria carriera a causa della mancanza di conoscenze teoriche o pratiche. Questa percentuale aumenta al 60% per coloro che possono vantare un’esperienza minore, ovvero compresa tra i due e i cinque anni.

Senza formazione il rischio aumenta

Un altro studio condotto sempre da Kaspersky evidenzia che, negli ultimi due anni, le organizzazioni aziendali hanno subito almeno un incidente informatico a causa della mancanza di personale qualificato in materia di cybersicurezza. Nonostante la ricerca di personale più preparato e competente possa essere una soluzione, il settore affronta una grave carenza di professionisti della sicurezza informatica. A oggi si tratta di una domanda occupazione che necessita, secondo le stime, di circa 4 milioni di addetti.

I giovani non sono preparati alle sfide che li aspettano

Il gap di competenze in materia di cybersicurezza è aggravato dal fatto che molti neoassunti devono fare i conti con profonde lacune sull’argomento. Tanto che, proprio a causa di questa non conoscenza, vivono difficoltà iniziali e provocano errori nello svolgimento del loro lavoro. Scarso aggiornamento dei software, utilizzo di password deboli e mancata esecuzione tempestiva di backup sono alcuni degli errori comuni commessi all’inizio della carriera.
Le sfide che deve affrontare il settore spiegano il motivo per cui quasi la metà dei professionisti InfoSec ha impiegato più di un anno per sentirsi a proprio agio nel proprio ruolo.

Necessario adottare misure preventive e reattive

Per affrontare il gap di conoscenze, Kaspersky raccomanda misure preventive e reattive. A livello didattico, i programmi di formazione dovrebbero essere aggiornati e più flessibili, creati in collaborazione con gli esperti del settore. Coloro che intendono entrare professionalmente nel mondo della cybersicurezza possono acquisire esperienza attraverso stage in dipartimenti di sicurezza informatica o ricerca e sviluppo.

Dal canto loro, le aziende possono investire in programmi di aggiornamento del personale, aiutando i dipendenti a rimanere competitivi in un contesto in continuo cambiamento.

Un mondo informatico in rapida evoluzione

In conclusione, il report di Kaspersky fornisce approfondimenti sul percorso formativo degli esperti di cybersicurezza e sulle difficoltà iniziali affrontate nella loro carriera, sottolineando l’importanza di un approccio completo all’onboarding e alla formazione continua. Solo così è possibile garantire la sicurezza informatica in un mondo digitale in rapida evoluzione.

Lavoro: l’occupazione cresce, ma cambia la relazione con le priorità della vita

È quanto emerge dal Rapporto ‘Il senso del lavoro nella comunità produttiva e urbana di Bologna’, realizzato dal Censis con la collaborazione di Philip Morris: fra il terzo trimestre 2022 e il terzo trimestre 2023 l’occupazione in Italia è aumentata di 470.000 unità.
Tutti gli indicatori che riguardano le componenti dell’occupazione, dipendente e indipendente, mostrano un segno positivo. Il solo segno negativo è riconducibile a contratti di lavoro a termine, che si riducono in dodici mesi di 89.000 unità (-2,9%).

Ma per il 62,7% degli italiani il lavoro oggi non è centrale nella vita. E il 76,2% dei giovani scambierebbe solo a caro prezzo un’ora di tempo libero con un’ora di lavoro.
Di fatto, per l’80% degli occupati in passato si è chiesto troppo a chi lavora. Ora è il momento di pensare più a sé stessi. 

Quasi dieci italiani su cento troppo scoraggiati per cercare un’occupazione

D’altra parte, nel giro di dieci anni, fra il 2012 e il 2022, la base occupazionale formata da giovani con un’età compresa fra 15 e 34 anni si è ridotta di circa 360.000 unità, mentre i lavoratori con almeno 50 anni sono aumentati di 2,7 milioni. 

Inoltre, la mancata partecipazione al mercato del lavoro conta oggi 12 milioni e 434.000 persone (quasi otto milioni donne), che pur essendo in età lavorativa, non lavorano e non sono alla ricerca di un lavoro.
Quasi dieci italiani su cento dichiarano di non partecipare al mercato del lavoro perché scoraggiati dagli esiti negativi della ricerca di un lavoro (prevalentemente donne).

Il lavoro c’è, ma sottopagato

Tre quarti degli italiani (76,1%) condividono l’affermazione secondo la quale in Italia il lavoro c’è, ma è poco qualificato e sottopagato.
Il 76,2% dei giovani è convinto che un impegno aggiuntivo di un’ora di lavoro deve avere un compenso tale da giustificare la rinuncia a un’ora di tempo libero, e l’80% degli italiani occupati vede nel lavoro un fattore, che soprattutto in passato, ha portato a trascurare gli interessi personali, tanto da porre il proprio benessere in secondo piano (79,8% giovani, 80,8% 35-64enni).

Fra chi è alla ricerca di un nuovo lavoro, il 36,2% indica come motivazione principale ottenere un guadagno più elevato rispetto a quello corrente, per il 36,1% la ricerca di un nuovo lavoro è stimolata dalla necessità di vedere riconosciuto il livello di competenze acquisito e da una maggiore prospettiva di carriera.

Un contributo personale alla collettività

Il profilo di ciò che rappresenta il lavoro per i dipendenti può essere evidenziato attraverso tre elementi.
Il primo è il lavoro come diritto, ma anche come contributo personale a qualcosa che supera i confini del posto di lavoro e trova un riscontro anche nella collettività (lo afferma un dipendente su quattro).

Il secondo, è il lavoro come fattore di indipendenza (43,2%), con particolare rilevanza per la componente femminile dell’occupazione (57,6%).
Il terzo, il lavoro come fattore di sicurezza economica (41,1%), che possa però essere svolto in un ambiente lavorativo meritocratico (48,6%).

Privacy: Google “scollega” la condivisione automatica dei dati sulle sue piattaforme in Europa

Google ha deciso di ‘scollegare’ la condivisione automatica dei dati degli utenti della UE sulle sue piattaforme, quali YouTube, Search, Google Play, Chrome, Google Shopping, Google Maps e i servizi pubblicitari.
La modifica alla policy annunciata dal gigante di Mountain View è un provvedimento che permetterà agli utenti in Europa di decidere con precisione in che misura sono disposti a condividere i propri dati.

Si tratta di una nuova politica in risposta all’Atto dei Mercati Digitali della UE (DMA), che permette agli utenti di Google di optare per la non condivisione dei dati su tutti, alcuni o nessuno dei servizi offerti dal motore di ricerca. 

Non basta però a conformarsi del tutto al nuovo DMA 

Tuttavia, riporta Adnkronos, la policy non è totale. Google continuerà infatti comunque a condividere i dati degli utenti quando sia necessario per completare un’operazione, come, ad esempio, quella di effettuare un acquisto su Google Shopping tramite Google Pay, al fine di ottemperare alla legge, prevenire frodi o proteggersi dagli abusi.

In realtà non si tratta della modifica più significativa che Google dovrà apportare per conformarsi al DMA, che entrerà in vigore il 6 marzo prossimo. La legge prevede anche regole aggiuntive sull’interoperabilità e sulla concorrenza. Ad esempio, Google dovrà smettere di trattare i propri servizi in maniera più favorevole rispetto ad altri servizi di terze parti nella classificazione di Search.

L’antitrust USA contro il colosso di Mountain View 

La UE non è l’unica ad avere sollevato preoccupazioni riguardo alle enormi quantità di dati degli utenti raccolte da Google.
Negli Stati Uniti, il Dipartimento di Giustizia ha citato in giudizio la società californiana in quello che è probabilmente il più grande processo antitrust nel paese dal caso contro Microsoft negli anni ‘90.

In uno dei suoi argomenti, il Dipartimento di Giustizia ha sostenuto che la grande quantità di dati degli utenti raccolti da Google nel corso degli anni ha portato a un meccanismo atto a garantire che l’azienda rimanga il motore di ricerca leader nel mondo.

Un dilemma per gli utenti europei: proteggo i miei dati o trovo il ristorante più vicino?

Tuttavia, le nuove modifiche introdotte da Google a causa del DMA comporteranno alcuni compromessi per gli utenti che vogliono proteggere i propri dati.
L’azienda ha fatto notare che se un utente decide di scollegare Search, YouTube e Chrome, ciò influenzerà le raccomandazioni personalizzate su YouTube. 

Se invece Search e Maps vengono scollegati, Google Maps non sarà più in grado di suggerire luoghi (come, ad esempio, ristoranti) in base alle attività precedenti.
Gli utenti di Google dovranno scegliere tra la loro privacy e la comodità di avere i servizi Google connessi tra loro. Ma, almeno in Europa, avranno la possibilità di essere più precisi nel definire dove ‘tracciare la linea’.

Adolescenti e social media: Meta introduce nuovi sistemi di protezione 

Meta, la società dietro Facebook e Instagram, ha annunciato l’introduzione di nuovi strumenti mirati a offrire esperienze online più adeguate all’età degli adolescenti. Queste iniziative, in conformità con le raccomandazioni degli esperti, prevedono l’implementazione di impostazioni di controllo più restrittive per i contenuti su entrambe le piattaforme, oltre a nuovi avvisi per incoraggiare i teenager a regolare le proprie impostazioni sulla privacy.

Obiettivo sicurezza per i più giovani 

L’obiettivo principale di Meta è garantire esperienze online sicure e appropriate all’età degli adolescenti. Per raggiungere questo scopo, l’azienda ha sviluppato oltre 30 strumenti e risorse per sostenere sia gli adolescenti sia i loro genitori. Tali sforzi sono in linea con l’impegno di lunga data di Meta nel gestire contenuti che violano le regole o possono risultare sensibili.

Tra l’altro, recita una nota del colosso tecnologico, Meta si consulta regolarmente con esperti di sviluppo, psicologia e salute mentale degli adolescenti per migliorare la sicurezza e il benessere sui social media. L’azienda vuole comprendere meglio quali contenuti potrebbero essere meno adatti per gli adolescenti e agisce di conseguenza.

Rimozione di contenuti sensibili

Ora, Meta implementa ulteriori livelli di protezione per i contenuti che i ragazzi visualizzano su Instagram e Facebook. Ad esempio, contenuti che richiamano pensieri di autolesionismo verranno rimossi dalle esperienze degli adolescenti. Questa azione si estende ai Feed, alle Storie, a Reels e a Esplora, garantendo una maggiore protezione per gli utenti nell’età più delicata. Rachel Rodgers, Professore Associato presso l’Università Northeastern, commenta positivamente queste politiche, definendole un passo importante per creare spazi online sicuri per gli adolescenti.

Queste politiche sono il risultato di consulenze con esperti e riflettono le conoscenze attuali in materia di sicurezza e benessere dei giovani.

Sostenere le persone in difficoltà

Meta continua a condividere risorse fornite da organizzazioni esperte quando vengono pubblicati contenuti relativi a temi sensibili, come ad esempio i disturbi alimentari. Si tratta di un impegno che ha lo scopo di fornire supporto e informazioni utili alle persone in difficoltà. 

Aggiornamenti delle impostazioni e novità per le ricerche 

Per i minori di 18 anni, Meta attiva automaticamente le impostazioni di controllo dei contenuti più restrittive su Instagram e Facebook. Queste impostazioni, denominate “Controllo dei contenuti sensibili” su Instagram e “Riduci” su Facebook, rendono più difficile incappare in contenuti sensibili nelle sezioni Cerca ed Esplora.

Gli adolescenti riceveranno nuove notifiche per aggiornare su Instagram le impostazioni sulla privacy. Queste notifiche incoraggiano i giovanissimi a vivere l’esperienza in modo più consono alla loro età, limitando chi può ripubblicare, taggare o menzionare i loro contenuti.

Le parole che hanno definito il mondo nel 2023

Dall’inflazione al peggioramento dell’emergenza climatica all’escalation dei conflitti internazionali il 2023 è stato un anno pieno di avvenimenti. Sono stati però anche mesi colmi di innovazioni tecnologiche e nuovi trend, ognuno accompagnato da termini ed espressioni peculiari entrate a far parte del dibattito pubblico.

Babbel propone quindi l’annuale retrospettiva linguistica delle parole protagoniste del 2023. A partire dai blockbuster ‘Barbie’, per la regia di Greta Gerwig, e ‘Oppenheimer’ di Christopher Nolan, usciti nelle sale il 21 luglio 2023, alle parole che riguardano clima, ambiente e disastri naturali, come Wildfire, usato nel mondo anglosassone per descrivere gli incendi, Stato di emergenza, e Ciarán, il nome del ciclone che a novembre si è abbattuto con particolare veemenza su Regno Unito, Francia, Spagna e Italia.

War fatigue e Ceasefire

La parola War fatigue, che significa letteralmente ‘stanchezza da guerra’, si riferisce invece al progressivo disinteressamento da parte dell’Occidente nei confronti delle sorti dell’Ucraina. A quasi due anni dall’invasione russa molti temono di non poter più contare sull’appoggio promesso.

Ceasefire (letteralmente, ‘cessate il fuoco’), è un’espressione inglese adottata in tutto il mondo in seguito all’aggravarsi della situazione israelo-palestinese nell’autunno 2023.
Chi invoca il ceasefire chiede perciò che vengano sospese tutte le attività militari per un determinato periodo di tempo nella zona colpita dal conflitto.

Deepfake e Coronation

Il 2023 è stato l’anno del boom mediatico dell’AI, con il lancio di nuovi strumenti resi accessibili al pubblico accompagnati dal diffondersi di una grande quantità di neologismi.
Tra questi, ‘deepfake’, che ha fatto il giro del web quando hanno cominciato ad apparire online video e immagini sintetici manipolati digitalmente per sostituire le sembianze di una persona con quelle di un’altra.

Ma il 6 maggio 2023, a settant’anni dall’incoronazione di Elisabetta II, quella di Charles III, Re del Regno Unito e di altri 14 regni del Commonwealth, è stata in grado di attirare l’attenzione di molti spettatori anche al di fuori dello Stato insulare.
Tra gli ospiti dell’Abbazia di Westminster si sono potuti contare i membri di altre famiglie reali d’Europa, leader politici internazionali, attori e pop star.

Sommergibile, Granchio blu, JJ4, Amarena e Bambotto

Il 18 giugno 2023 si perdevano le tracce del sommergibile Titan con a bordo cinque persone dirette a esplorare il relitto del Titanic, a circa quattro chilometri sotto il livello del mare. Ma in pieno Antropocene, l’era dominata dall’essere umano, capita che gli animali facciano sentire la propria presenza in maniera inattesa e talvolta scomoda.

Così ha fatto parlare di sé nei mesi estivi il granchio blu, piccolo crostaceo originario dell’Atlantico che ha ‘invaso’ il Mediterraneo, riporta Askanews. Ma hanno fatto discutere anche le orse JJ4 e Amarena, e il cervo Bambotto, protagonisti di episodi cruenti che hanno riacceso le discussioni in merito alla convivenza tra animali selvatici ed essere umano. Nonché all’impatto del cambiamento climatico sull’habitat di molte specie.

Danni da maltempo: 5 milioni di italiani con casa danneggiata nel 2023

Nell’ultimo anno circa 5 milioni di italiani hanno subito danni alla propria abitazione causati da maltempo o calamità naturali. Di questi, solo 1 su 3 era in possesso di una polizza assicurativa a tutela dell’immobile.
Secondo l’indagine commissionata da Facile.it a mUp Research e Norstat, il fenomeno dannoso più comune è stata la grandine, indicata dal 49% degli intervistati, seguito dal vento, indicato dal 39,7% di chi ha subito danni diretti o indiretti.

Un altro elemento che ha creato gravi problemi è stata l’acqua. Il 23,3% ha dichiarato di aver subito danni a seguito di un’alluvione, mentre il 18,1% per via di un allagamento. Chiudono la graduatoria i danni da terremoto, indicati dall’8,6%, e quelli da gelo (2,6%).

Le assicurazioni casa

In Italia il 78% degli immobili è costruito in zone a rischio idrogeologico e l’aumento dei fenomeni atmosferici di forte intensità ha ampliato il numero di case potenzialmente esposte ai danni da maltempo. Nonostante questo, gli italiani si confermano un popolo che si assicura poco.

Al momento del sinistro poco più di 1 danneggiato su 3 era infatti in possesso di una copertura assicurativa sottoscritta per tutelarsi dagli eventi, mentre il 27% ha potuto godere unicamente della polizza condominiale.
Inoltre, quasi 4 danneggiati su 10, circa 1,8 milioni di italiani, non hanno potuto contare su alcuna copertura.

Quanto costano le polizze?

Unica nota positiva: 8 intervistati su 10, a seguito del danno, hanno deciso di assicurare la propria abitazione. Il 28% ha già sottoscritto una polizza, mentre il 53% è intenzionato a stipularla.
Per analizzare i costi delle polizze casa Facile.it ha preso in esame un appartamento da 100 metri quadri del valore di 200.000 euro, ubicato a Milano, Modena e Bari.

I prezzi per una polizza assicurativa a copertura dei danni al fabbricato causati da maltempo partono da 54 euro annui a Modena, per salire a 67 euro a Milano e 94 euro a Bari.
Se si vuole aggiungere anche la copertura dei danni al contenuto, si trovano polizze con prezzo di partenza pari a 94 euro su tutte e 3 le città.

I costi delle coperture aggiuntive

Aggiungendo la copertura per il terremoto si sale a 110 euro annui (Milano), 162 euro (Bari) e 214 euro (Modena). Attenzione però, perché la copertura terremoti copre i danni subiti dal fabbricato, non quelli al contenuto, ed esistono diversi livelli di copertura che offrono rimborsi più o meno alti in caso di evento sismico, e il prezzo varia notevolmente in base a questi parametri.

Aggiungendo anche la copertura dell’evento ‘alluvione’ il costo salirebbe a 312 euro annui a Milano, 624 euro a Bari, e 636 euro a Modena. Si tratta, nel caso della copertura dai danni di un’alluvione, di polizze non molto diffuse, e spesso ‘su misura’, pertanto il premio potrebbe variare sensibilmente a seconda della compagnia assicurativa.

Lavoro flessibile, cosa cambia nel 2024?

E’ stato ed è ancora uno dei “temi” più caldi degli ultimi anni. Stiamo parlando dello smart working che, ovviamente, ha necessità di avere norme e regole precise. Cosa accadrà quindi nel 2024?
Nel contesto dell’evoluzione del lavoro flessibile, nel prossimo futuro si prospettano cambiamenti significativi.
Questo in virtù di un emendamento approvato durante la conversione in legge del Decreto Anticipi in commissione Bilancio al Senato. Le principali novità riguardano i dipendenti del settore privato con figli minori e coloro definiti ‘fragili’ sul piano lavorativo. 

Il futuro smart dei lavoratori con figli under 14

Nel dettaglio, i genitori con figli fino ai 14 anni nel settore privato avranno il diritto di aderire allo smart working fino al 31 marzo 2024, a patto che la natura del loro lavoro lo permetta e non comporti un cambio di mansioni. Un requisito ulteriore è che entrambi i genitori siano occupati e non ricevano alcun tipo di sostegno al reddito. È importante sottolineare che l’entrata in vigore di questo emendamento è ancora in attesa di approvazione definitiva.

E per quelli fragili  

Per quanto riguarda i lavoratori considerati ‘fragili’, il diritto allo smart working è garantito solo fino al 31 dicembre 2023. Al momento, non sono state comunicate ulteriori proroghe, e per i cosiddetti ‘super fragili’, individuati dal decreto del Ministero della Salute del 4 febbraio 2022, è prevista la possibilità di cambiare mansioni nel caso in cui il loro ruolo non sia adatto al lavoro da remoto.

Accordi individuali per le aziende del privato

Attualmente, le normative in vigore stabiliscono che lo smart working non è obbligatorio per le aziende del settore privato. Nel caso in cui venga adottato, è necessario stipulare un accordo individuale con i dipendenti, trasmettere i dati al Ministero del Lavoro e rispettare le priorità legali.

Inoltre, per i dipendenti del settore privato con figli fino a 14 anni, è prevista la possibilità di lavorare in modalità agile fino al 31 marzo 2024, a condizione che la loro mansione lo consenta e che l’altro genitore sia occupato. Per i lavoratori fragili, lo smart working è permesso fino al 31 dicembre 2023, con la possibilità di cambio di mansioni per i super-fragili.

La legge di conversione del Decreto Anticipi è attualmente in discussione al Senato e dovrà essere approvata anche dalla Camera, con una scadenza fissata per il 18 dicembre. È da considerare che possano verificarsi ulteriori modifiche nella regolamentazione dello smart working.

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